“Centinaia di migliaia di oggetti pericolosi, mine e proiettili inesplosi” sono stati trovati nelle regioni del nord dell’Ucraina dopo la ritirata delle forze russe. A lanciare l’allarme è stato lo stesso presidente del Paese, Volodymyr Zelensky.
Oggi 12 aprile la polizia ucraina ha reso noto di aver avviato un’indagine sui crimini di guerra dopo che un uomo è stato ucciso da una mina lasciata in un’area recentemente abbandonata dalle truppe di Putin.
Zelensky: “Mine ovunque”
“Le truppe russe hanno lasciato mine ovunque. Nelle case, nelle strade, nelle auto, nelle porte. Hanno fatto di tutto per rendere il più pericoloso possibile il ritorno in queste aree” ha dichiarato il presidente ucraino. “Hanno fatto di tutto per uccidere o mutilare il maggior numero possibile della nostra gente quando sono stati costretti a ritirarsi dalla nostra terra.” La denuncia di Zelensky è arrivata tramite un videomessaggio, come riporta il Guardian.
Un 64enne è morto proprio dopo essere finito su una mina, riferisce Lapresse. È successo nei pressi del villaggio di Krasne, nel nord dell’Ucraina. L’uomo- secondo quanto viene riportato – aveva fermato la sua auto per salutare dei conoscenti, quando ha colpito una mina anticarro lasciata sul ciglio della strada. A Kharkiv i militari ucraini stanno procedendo in queste ore con la bonifica della città e con esplosioni controllate nelle zone residenziali. Gli ordigni, che sono a tempo, potrebbero infatti esplodere in qualsiasi momento.
Gli avvertimenti
Le autorità ucraine hanno emesso ripetuti avvertimenti sulle trappole esplosive e le mine lasciate dai soldati russi nelle zone in cui hanno operato. Infatti, secondo le notizie circolate nelle ultime settimane, i militari avrebbero utilizzato in Ucraina anche le ‘cluster bomb’ o bombe a grappolo: ossia contengono al proprio interno delle bombe più piccole-chiamate bomblet- che vengono disperse al momento dell’impatto. Si tratta di un’arma particolarmente pericolosa, perché non tutti i gusci esplodono: alcuni rimangono sul terreno, funzionando quindi in maniera molto simile alle mine antiuomo.
Già nei giorni scorsi l’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch aveva denunciato l’utilizzo di “nuove mine terrestri, che possono uccidere e mutilare indiscriminatamente le persone in un raggio di 16 metri” da parte dalla Russia. Armi che invece l’Ucraina non possiede. “I paesi di tutto il mondo dovrebbero condannare con forza l’uso da parte della Russia di mine antiuomo vietate in Ucraina“, aveva detto Steve Goose, direttore delle armi di Human Rights Watch. Il trattato internazionale di Ottawa del 1997 per la messa al bando delle mine ne vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento. La Russia non compare tra i 164 paesi che vi hanno aderito, ma è grave che le stia utilizzando in un territorio che invece ha sottoscritto il documento.
Anche l’Unicef ha richiamato l’attenzione sui ‘residuati bellici’ che possono colpire i più piccoli, oltre a sottolineare come ogni giorno in più di guerra sia un giorno di ulteriore sofferenza per i bambini. “Stiamo fornendo alle famiglie assistenza umanitaria in denaro e sensibilizzando le persone per ridurre al minimo i rischi di ordigni esplosivi“, ha dichiarato Manuel Fontaine, direttore Programmi dell’Unicef. Che si è detto “particolarmente preoccupato per la diffusa presenza di residuati bellici esplosivi che espongono i bambini al rischio di morte e di lesioni orribili. L’Ucraina orientale era già uno dei tratti di terra più contaminati dalle mine al mondo anche prima della recente escalation. Questa realtà si sta rapidamente estendendo ad altre parti del Paese.”