La tensione al confine tra Israele e Libano aumenta. A tal punto che si parla sempre più con insistenza di uno scenario drammatico: l’estensione della guerra oggi in corso a Gaza anche nel paese dei cedri. In fondo è da lì che i miliziani di Hezbollah contribuiscono all’instabilità dello Stato e della frontiera con Israele. Il capo umanitario delle Nazioni Unite, Ginevra Martin Griffiths ha espresso tutta la sua preoccupazione per un allargamento del conflitto che potrebbe avere un effetto “potenzialmente apocalittico”.

Allarme per il Libano, Germania e Olanda chiedono ai cittadini di lasciare il paese

Ma l’allarme principale è arrivato da Germania e Paesi Bassi. I due paesi europei, infatti, hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare il Libano. In un post su X del profilo del ministero degli Esteri olandese si ribadisce “l’appello urgente a non recarsi in Libano. Sei già là? Lascia il Paese finché ci sono voli commerciali”. Il motivo è che “la situazione sta diventando sempre più instabile con il rischio di un ulteriore inasprimento del conflitto tra Israele ed Hezbollah”. Stesso format per l’avvertimento tedesco ai propri connazionali: sempre su X, infatti, il ministero degli Esteri di Berlino sottolinea come “ai tedeschi in Libano viene chiesto urgentemente di lasciare il Paese. La situazione al confine tra Israele e Libano è molto tesa”. Un segnale che potrebbe preannunciare la possibilità di un aggravamento della situazione.

Lo sforzo diplomatico della Chiesa

Chi sta cercando di trovare una soluzione diplomatica è la Chiesa. Da domenica il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, è proprio in visita in Libano, da dove ha esortato le parti in conflitto in tutto il Medio Oriente ad “accettare proposte di pace” perché la regione “non ha bisogno di guerra”. Oggi, durante la conferenza stampa, Parolin ha ribadito come “il Medio Oriente stia vivendo un momento critico”. La Santa Sede chiede “l’accettazione delle proposte di pace per fermare i combattimenti da entrambe le parti, per il rilascio degli ostaggi a Gaza e per l’arrivo incondizionato degli aiuti necessari alla popolazione palestinese”. Il segretario di Stato ha incontrato leader politici e religiosi, tra cui Nabih Berri, presidente del Parlamento e interlocutore dei paesi occidentali desiderosi di interagire con Hezbollah. Ma anche il premier uscente Najib Miqati. Per bocca di Parolin, il Vaticano si è detto “seriamente preoccupato per il vuoto presidenziale in Libano” che ormai dura da quasi due anni e che l’elezione di un capo di Stato è “un’urgenza e una necessità assoluta”.

Redazione

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