Si sono incontrati domenica al casello autostradale di Forli. “Dobbiamo lavorare insieme” ha detto il governatore Stefano Bonaccini. “Presidente, ringrazio te e i sindaci per il grande lavoro svolto finora in questa drammatica emergenza” ha replicato la premier Meloni. C’è stato anche un abbraccio. “Loro sanno chi siamo noi e noi sappiamo chi sono loro, ma ora le polemiche non servono, dobbiamo mettere in sicurezza, e far ripartire questo territorio” filtra da palazzo Chigi.

Sono i primi timidi segnali: la diplomazia del fango è al lavoro. Tra le caratteriste di questo disastro ambientale c’è anche il fatto che si tratta della prima vera disgrazia mentre a palazzo Chigi c’è un governo di destra e il territorio colpito è uno dei più connotati a centrosinistra. Un centrosinistra illuminato e pragmatico come quello di Stefano Bonaccini che in circa dieci anni al governo della regione tra le più produttive d’Italia ha saputo gestire e superare un terremoto (2012, dodici miliardi di danni) e un paio di alluvioni. Questa è la più disastrosa, uno tsunami dei fiumi, circa 30 esondati tutti insieme nella più grande pianura alluvionale d’Italia.

Oggi, dopo il Consiglio dei ministri e la riunione della premier con governatori, sindaci e associazioni di categoria, saranno più chiare molte cose, ad esempio dove prendere i soldi e come distribuirli. Ancora in alto mare invece il modello di gestione. “Li vedo ancora parecchio confusi – ragiona il sindaco di uno dei comuni più coinvolti che in questa settimana si è interfacciato con parlamentari e uomini di governo – da un lato vorrebbero gestirla loro (la maggioranza, ndr) e usare questa emergenza soldi compresi come banco di prova e volano di consenso in vista delle prossime elezioni (regionali a gennaio-febbraio; europee a giugno 2024, ndr). Per lo stesso motivo hanno però timore di un flop, di non farcela e allora sarebbe un boomerang. Non so come sia orientata Meloni, spero sappia valutare la nostra capacità di gestire le emergenze. Questa come altre”.

La premier si è salvata in zona Cesarini togliendo il tailleur di lino color albicocca che era perfetto al G7 di Hiroshima e, sebbene una settimana dopo, s’è messa le calosce di gomma ed è scesa con i piedi nel fango della Romagna. Da questa prospettiva saprà decidere rinunciando a bandierine ed appetiti vari? Non si fa politica con 14 morti, mille frane in essere di cui 305 ancora attive, 622 strade interrotte da frane e smottamenti, un centinaio di comuni coinvolti e oltre trentamila sfollati, 5mila aziende agricole, 400 mila tonnellate di grano andate perdute e le disdette dall’estero per la stagione estiva.

Per far vedere che sul territorio le idee sono molto chiare, Bonaccini, sindaci, rappresentanze economiche e sociali hanno già firmato una piattaforma che è anche una lista condivisa e senza aut aut ideologici di cose da fare. “La nostra gente reagisce, lavora e non si lamenta. Però chiede di ripartire e di farlo il prima possibile” avverte Bonaccini. “Ci vuole poco per trasformare questa energia in rabbia” chiosa Enzo Lattuca, sindaco Pd a Cesena. La porteranno stamani a palazzo Chigi. Anche se Giorgia Meloni li riceverà a Consiglio dei ministri concluso: si parla di uno stanziamento immediato di cento milioni, dell’attivazione del Fondo europeo, di un pacchetto fiscale con sospensione di tasse, mutui e tributi.

Sindaci e governatore hanno la loro road map: sostegni a persone, aziende e strutture colpite “al 100 per cento”; contributi per la riparazione; il ripristino e la ricostruzione degli immobili privati e produttivi compresi quelli sportivi, sociali, religiosi e artistici. Altri contributi per la delocalizzazione temporanea delle attività danneggiate; il ripristino del reticolo della bonifica perché dietro Ravenna in questo momento c’è un enorme lago che fa presto a diventare palude. Per i lavoratori servono strumenti ordinari di assistenza e ammortizzatori sociali con riguardo specifico a stagionali, indipendenti e autonomi. Dubbi, ancora, sul metodo. Governatore e sindaci chiedono la nomina di un Commissario straordinario per la ricostruzione “sulla base dell’esperienza maturata sul terremoto del 2012”. Quindi di gestire l’emergenza in casa e sul territorio. Servono misure di semplificazione per tutto, dalla rimozione dei rifiuti ordinari e speciali (le carcasse degli animali morti) alle pratiche per la ricostruzione. Deroghe per il Pnrr e personale tecnico di sostegno. Un Piano per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio (frane e reticolo idrografico), con nuovi strumenti di programmazione anche straordinaria. Qualcosa, insomma, che assomigli all’unità di missione “Italia sicura”. “Quello sarebbe lo strumento più adatto” ha riconosciuto il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin. I 5 Stelle non sono d’accordo.

Alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia vorrebbero inserire nel cratere anche le Marche, regione a guida Fratelli d’Italia. Non è un buon segnale. Questa tragedia pretende politica intesa come servizio e non come esercizio del potere.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.