“Peretola, Brozzi e Campi: la peggio genia che Cristo stampi” recita un vecchio proverbio toscano. A questo modo di dire, però, andrà cambiata la parola peggio in meglio poiché la fotografia che arriva da una Campi Bisenzio alluvionata è unica.
Una macchia azzurra (il colore delle tute monouso Ndr) di volontari spontanei aiuta i propri concittadini. Anche senza conoscerli, anche se non ci hanno mai parlato. La vera forza di questa tragedia toscana è stata la macchina del volontariato e quel senso di comunità nato da una ferita enorme.

L’abbraccio ai campigiani

I campigiani si sono riscoperti fratelli e sorelle, in un mondo sempre più cinico ed egoista. La città, coadiuvata da centinaia di persone anche venute da tutta Italia, si è rimboccata le maniche anche perché questo danno non si sanerà in un solo weekend. Anzi, la ripartenza è appena iniziata. Senza esser passati da Campi Bisenzio non ci si può rendere conto cosa sia realmente accaduto. La situazione è più grave di ciò che ci riportano i video e le foto. In alcune zone si è iniziato a ripulire solo ieri perché c’era l’acqua, in altre ancora le idrovore stanno aiutando, altrove manca la luce dopo quattro giorni nonostante i proclami social.
L’abbraccio ai campigiani è stato forte, ma non può esaurirsi qua. L’alluvione toscano dopo poche ore è già relegato a notizia meno interessante. Il sensazionalismo dei talk tv forse non è attratto da case piene di fango e vite rovinate. E il campigiano non fa lacrime che alzano l’audience, lo diceva anche Curzio Malaparte: “Ma chi più dei campigiani, ha rispetto di se stesso? Chi, meglio di loro, insomma, sa essere fiero e dignitoso senza passare da grullo?”

E se la meglio Genia è quella che adesso ha le mani occupate e sporche di fango, da Campi e su Campi si sono viste le grandi giravolte. Per esempio, Campi Bisenzio è parte della Grande Firenze a piacimento. Poco importa infatti la levata di scudi sul rinvio di Fiorentina-Juventus con conseguente scarico di responsabilità su Lorenzo Casini, presidente di Lega Serie A.
Venerdì, con ancora l’acqua alta, sia il Sindaco di Firenze Dario Nardella che il Presidente regionale, ora Commissario, si sono espressi in maniera discorde rispetto a domenica mattina quando era già troppo tardi.

“Non a rischio” diceva il sindaco metropolitano, “voglio trattare argomenti prioritari” aggiungeva Giani. Poi però domenica, per saltare sul carro dei gruppi organizzati della Curva Fiesole tutti in prima fila. Rinviare era doveroso, non solo per solidarietà, quanto perché per giocare una partita simile si mobilitano 250 agenti appartenenti alle forze dell’Ordine, oltre 50 agenti di polizia municipale, altrettanto personale di supporto allo smontaggio varchi; sanitari e pompieri. Ecco oltre 600 persone (steward compresi) che al mattino erano più utili tra le vie campigiane piuttosto che ad aprire uno stadio.
E se ultras e calcianti del Calcio Storico Fiorentino, realtà di cui tanto si parla e scrive a sproposito, sono parte della meglio genia, al Franchi lo show si è svolto lo stesso.

Il bisogno di aiuti

E poco importano le non dichiarazioni della Fiorentina nel pre e post partita, davanti alla musica da discoteca sparata dagli altoparlanti. Da festeggiare c’era poco. Adesso arriva la parte dove la politica deve farsi vedere e sentire, anche più di questi giorni. Perché se il senso di comunità ha fatto da padrone, dall’altra parte c’è un senso diffuso di abbandono da parte delle istituzioni.“Non s’è visto nessuno” è una frase pronunciata da molti alluvionati. E per questo le istituzioni si devono far sentire, coordinando e aiutando i soccorsi in loco vista una situazione ben più grave di quella che si possa immaginare. Anche a livello organizzativo.

Perché la voglia di aiutare è tanta, ma va ben veicolata. I campigiani hanno un superpotere, esser una comunità unita e inscalfibile ma i fondi, annunciati ieri dal Vicepremier Tajani, devono essere tempestivi perché con trecento milioni di danni stimati e ventitremila residenti coinvolti sarà difficile rialzarsi.

Dario Baldi

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