Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu… o meglio non solo tu. Siamo ancora lontani dalla sognata valutazione dei magistrati, ma un piccolo passo è stato fatto: gli illeciti disciplinari commessi dai magistrati non saranno giudicati solo dai colleghi e da una componente laica (decisi a tavolino e non sorteggiati come prevede ora la nuova normativa). La radio all’Anm suona bassa. La musica sta cambiando. Anzi, ci piace pensare che cambierà anche se questa “svolta epocale” richiederà tempo, troppo tempo, e probabilmente non ne vedremo la realizzazione. Ma resta una svolta culturale, questo sì.

L’Alta Corte

Oltre alla separazione, sacrosanta separazione, delle carriere che imporrà al magistrato di scegliere all’inizio la funzione che intende svolgere, avviando il fondamentale processo di separazione delle carriere tra giudicanti e requirenti, tra i punti della Riforma voluta da Carlo Nordio c’è la costituzione di un Alta Corte. Con le nuove norme, infatti, la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati ordinari, giudicanti e requirenti, è attribuita alla neo-istituita “Alta Corte disciplinare”.

La composizione

L’Alta Corte è composta, si legge nel disegno di legge, da quindici giudici, tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio e tre estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione nonché da sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno venti anni di esercizio delle funzioni giudiziarie e che svolgano o abbiano svolto funzioni di legittimità. Qual è la novità di questa norma che la separazione delle carriere ha un po’ offuscato? Si riduce il numero di magistrati che dovranno giudicare un collega e soprattutto si interrompe quel circolo vizioso e i componenti dell’Alta Corte verranno sorteggiati.

Le differenze

Oggi l’Organo competente a giudicare è la Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, composta di sei membri: un Presidente (di regola, il Vice presidente del C.S.M.) e cinque giudici (un membro laico e quattro membri togati, di cui uno proveniente dalla magistratura di legittimità, due dalla magistratura giudicante di merito ed uno dalla magistratura requirente di merito). La nuova norma, invece, riduce il vantaggio numerico dei magistrati rispetto ai laci e introduce sicuramente una garanzia: il sorteggio. Ricordiamo i numeri quando si parla della responsabilità disciplinare dei magistrati: ogni anno delle circa 1.500 segnalazioni che pervengono, oltre il 90%sono archiviate de plano dal procuratore generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare, senza che nessuno possa fare alcuna verifica. Sono archiviazioni che non hanno alcun vaglio. L’unico che può chiedere le copie dei provvedimenti è il ministro della Giustizia (ma non lo fa mai).

Un piccolo passo

Nel 2023 sono stati 15 i magistrati condannati in sede disciplinare dal Csm. Sì, solo 15. E nel dicembre del 2022 il vicesegretario di Azione Enrico Costa denunciava che: nell’ultima legislatura i ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e Marta Cartabia hanno verificato meno di 10 casi sugli oltre 5.000 di archiviazione disposti dal procuratore generale della Cassazione. Insomma, finora abbiamo dato i numeri. L’Alta Corte è un piccolo passo, poi però facciamone un altro: la valutazione dei magistrati. Seria, si intende. Le barricate sono pronte, ça va sans dire.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.