Il clima politico in Moldavia si fa incandescente. L’opposizione filorussa ha sfilato per ore nel pomeriggio di martedì per le strade della capitale Chisinau al grido di “Maia Sandu vattene”, invocando dunque le dimissioni o comunque la cacciata dalla presidente del Paese, europeista e filoatlantica.

Migliaia i manifestanti in piazza guidati dai deputati del partito di opposizione filo-russo Shor, tra cui la vicepresidente del movimento Marina Tauber, nonostante gli sforzi della polizia moldava di impedire il procedere del corteo. Momenti di tensione ci sono stati quando, secondo i media locali, alcuni manifestanti hanno tentato di fare irruzione nella sede del governo: dopo essere stati fermati dalla polizia, i dimostranti si sono diretti verso il municipio della città e alcuni di loro sono stati arrestati dalle forze dell’ordine.

Chiediamo elezioni anticipate. Il governo deve pagare le bollette delle persone che sono aumentate più volte per colpa delle autorità. Chiediamo anche che venga osservata la neutralità, come è scritto nella costituzione, in modo che il nostro Paese non sia trascinato in operazioni di guerra”, ha detto Vadim Fotescu, un parlamentare di Shor presente in piazza, dove hanno sfilato per lo più contadini e anziani che scandivano cori contro il governo e la presidente Sandu. Secondo il Partito d’Azione e Solidarietà, al governo, le manifestazioni sono invece un tentativo di “destabilizzare la situazione del Paese”.

Sullo sfondo ci sono diverse questioni chiave per ‘leggere’ le proteste odierne: una è ovviamente la guerra nella vicina Ucraina, che confina a est proprio con la Moldavia. Quindi la questione dell’influenza russa sul piccolo Paese di due milioni di abitanti (e dal Pil pro capite più basso d’Europa), aumentata da quando nel 2020 alla sua giuda sono arrivati governi filo-occidentali. La vittoria di Sandu  scorse presidenziali avevano provocato l’immediata reazione del Cremlino, che si è ‘vendicato’ aumentando i prezzi delle forniture di gas, da cui era dipendente al 100 per cento, e bloccando le importazioni del vino moldavo, il principale prodotto del settore agroalimentare della Moldavia.

Proprio la presidente nei giorni scorsi ha denunciato pubblicamente l’esistenza di un piano russo per sovvertire dall’interno, con agenti stranieri sotto copertura, l’attuale governo. Il 10 febbraio, pochi giorni prima l’allarme lanciato da Sandu, la prima ministra Natalia Gavrilita si era dimessa dopo 18 mesi di governo ed era quasi immediatamente stata sostituita, su indicazioni della presidente Sandu, da Dorin Recean, segretario del Consiglio di sicurezza del paese e in passato ministro dell’Interno, come l’ex premier dalle solide posizioni europeiste e filo-occidentali.

Quindi l’ultima mossa del Cremlino dei giorni scorsi, con la revoca del decreto del 2012 che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia nell’ambito delle politiche sul futuro della Transnistria, la regione separatista sostenuta da Mosca che confina con l’ Ucraina e dove la Russia da anni ha stanziato circa 1500 soldati per una presunta funzione di “peacekeeping”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia