L’ex Pierino della commedia sexy all’italiana si racconta in un’intervista tra aneddoti della sua carriera e le delusioni degli ultimi anni. Dal periodo d’oro dei ‘b-movie’ il cinema lo ha accantonato: “A un certo punto il telefono ha smesso di squillare – dice a Repubblica -. Nessuno mi ha più fatto lavorare”. Oggi, a 72 anni, per il futuro ha solo un’ambizione: “Vorrei fare un ultimo film, per fargliela vedere a chi non ha più creduto in me”.

Un senso di rivalsa che l’ha accompagnato tutta la vita, da quando ancora ragazzo appena 18enne lavorava come elettricista e non aveva ancora nel suo orizzonte il cinema che, quasi per caso, lo ha catapultato tra le comparse e viene scelto da Federico Fellini. Con il Maestro del nostro cinema Vitali gira ben quattro film, anche se con ruoli da comprimario: Satyricon, Roma, I clown e Amarcord. Ma la svolta della carriera arriva quando Nando Cicero lo sceglie per L’insegnante, una delle classiche commedie di quegli anni in cui si mescolano situazioni da barzelletta e momenti sexy, dove deve recitare accanto a Edwige Fenech.

“Non potevano chiedermi di meglio – dice lui commentando il ruolo che gli affidarono, di un alunno siciliano affascinato dalla Fenech: mi ero sempre ispirato a Lando Buzzanca”. Il successo è stato travolgente, “cambiavo auto e donna ogni tre mesi”, ma dalle stelle è tornato alle stalle. Poi il telefono ha smesso di squillare e Vitali racconta di essere andato in depressione: “Sì. Non mi andava di fare niente. Non volevo più vedere nessuno. Non rispondevo più nemmeno al telefono. Mi mancava l’aria. Un periodo terribile. Mi è stata vicina con pazienza mia moglie, Stefania Corona. Mi portava con sé alle sue serate, lei canta. Era un modo per riportarmi nell’ambiente. È stata una ripresa lenta, faticosa”

Produttori, registi e attori sono spariti dopo il declino, e quello per cui ha sofferto di più è stato il compagno di viaggio Lino Banfi: “No, Banfi non mi ha più cercato. E ne provo dolore. Abbiamo recitato insieme in non so quanti film. Per Capodanno mi ha fatto gli auguri Carlo Verdone. Dovevamo fare un film insieme, ma poco prima di firmare il contratto mi sono rotto il malleolo, e non se ne è fatto nulla”. Ora, Vitali spera che il suo appello venga accolto. Nel frattempo, deve accontentarsi di una pensione da 1.200 euro, “le case di produzione mi hanno fregato un sacco di contributi”, rivela, arrotondando facendo spettacoli soprattutto al Sud.

Vitali parla di quell’Italia degli anni Settanta-Ottanta di impegno politico: “Io sono di sinistra, all’epoca votavo Pci. Tutta la mia famiglia votava Pci. Ho più volte attaccato i manifesti, annunciato comizi, giravo con l’auto con l’altoparlante sul tetto e davo gli annunci: Stasera parlerà l’onorevole Pajetta!. Avevo uno zio, Franco Vitali, che lavorava a Botteghe Oscure. Andava spesso a Mosca. Ma il Pci non mi ha mai invitato una sola volta alla festa dell’Unità: a me piaceva andarci, ci sono sempre andato da privato”. Ma oggi la sinistra non è il Pd: “No, per me il Pd è la Dc. Volevo votare per i partiti minori della sinistra, ma poi mi sembrava una preferenza persa. Mi sono astenuto. Quando tornerà la vera sinistra tornerò al seggio”.

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