Il regista era recluso da marzo
Ambrogio Crespi esce dal carcere: accolta la richiesta di differimento della pena per il regista condannato ingiustamente
Ambrogio Crespi esce dal carcere. Il tribunale di sorveglianza di Milano ha infatti accolto la richiesta di differimento della pena in seguito alla domanda di grazia presentata dai legali del regista 51enne, sposato e padre di due figli, detenuto dallo scorso marzo nel carcere milanese di Opera dopo una condanna definitiva a sei anni di reclusione.
Nell’accogliere la richiesta di differimento della pena, il tribunale di sorveglianza di Milano scrive che per Crespi “sussistono i presupposti per disporre il differimento della pena“, in quanto “appare sussistere il fumus di non manifesta infondatezza della domanda di grazia in considerazione di quanto esposto e documentato dalla difesa in merito alla vita condotta da Ambrogio Crespi dal 2013 (quando è stato scarcerato a seguito della revoca della misura cautelare della custodia in carcere a lui applicata) in poi, e dell’impegno professionale e umano da quest’ultimo profuso nella difesa della legalità e anche nella lotta alla criminalità, ivi compresa quella mafiosa, con la realizzazione di opere che hanno ricevuto attestati di riconoscimento e che sono state divulgate anche ai fini educativi delle nuove generazioni”, scrive l’AdnKronos.
Il provvedimento di differimento della pena riporta tra l’altro il parere della Direzione nazionale antimafia e della DDA di Milano. Per la prima “non possono comunicarsi elementi che depongano per un attuale pericolo determinato da collegamenti del detenuto con la criminalità organizzata e, pertanto, circa l’attuale pericolosità”.
Conclusione simile a quella formulata dalla DDA milanese, che “non è in possesso di ulteriori specifiche informazioni relative all’attualità dei collegamenti tra il detenuto con la criminalità organizzata e alla sua pericolosità”.
Crespi era accusato di aver procurato voti a Domenico Zampetti, assessore alla Casa della giunta Formigoni, per le regionali del 2010, servendosi di conoscenze in ambienti della ‘ndrangheta. Nel processo che ha portato alla condanna dello stesso Zambetti (7 anni), Ambrogio Crespi è stato chiamato in causa da alcune intercettazioni. Lui si è sempre dichiarato innocente. Numerose le incongruenze emerse nel corso dei vari dibattimenti (in primo grado era stato condannato a 12 anni), che hanno spinto in tanti, compresi i Radicali, a definire la vicenda come il “nuovo caso Tortora”.
Nello stesso carcere Crespi aveva già scontato 200 giorni di carcerazione preventiva, di cui 65 in isolamento, con l’accusa di concorso esterno in associazione di stampo mafioso e voto di scambio: ad Opera il regista era tornato da uomo libero per girare il docu-film Spes contra Spem – Liberi dentro.
LA STORIA DI CRESPI – Ambrogio Crespi viene arrestato il 12 ottobre 2012. Ore 4:30, la famiglia – Ambrogio, la moglie Helene, e il figlioletto di 4 mesi – dorme, ma improvvisamente il campanello comincia a suonare, insistente e violento. Il risveglio all’improvviso, la paura, la corsa ad aprire: i carabinieri invadono casa, la mettono a soqquadro, svuotano i cassetti, ribaltano i letti. È l’inizio di un incubo, è l’incredulità che si impossessa di tutti, è il primo doloroso capitolo della storia vera di un uomo che per la giustizia è uno ‘Ndranghetista, mentre per altri, come diceva Marco Pannella, era ed è un nuovo Enzo Tortora. Crespi viene portato ad Opera, dove trascorrerà circa sette mesi di carcerazione preventiva, definita dal leader radicale “vergognosa e ignobile”.
L’8 febbraio 2017 il Tribunale di Milano lo condannerà a 12 anni di reclusione, per concorso esterno in associazione mafiosa, dandogli sei anni in più di quelli richiesti dal pm. Per il Tribunale l’uomo, forte delle sue conoscenze in ambito malavitoso, aveva contribuito a far convergere circa 3mila voti su Domenico Zambetti, condannato nello stesso processo a 13 anni e 6 mesi per aver acquistato questi e altri voti, durante le elezioni regionali lombarde del 2010. Il pm aveva indagato Crespi perché aveva sentito fare il suo nome nel corso di svariate intercettazioni effettuate nel 2011 tra personaggi legati alla criminalità organizzata. Le uniche prove a suo carico sono infatti le intercettazioni tra due uomini, uno dei quali, E. C., accuserà Crespi per poi ritrattare: “La storia dei voti procurati da Crespi Ambrogio a Zambetti me la sono inventata di sana pianta. Ho iniziato all’età di sedici anni a millantare su tutta la mia vita. Il motivo non glielo so dire. Non ero contento della mia vita e mi sono creato una identità parallela. Dicevo di essere un commercialista, avvocato, architetto, ingegnere. È qualcosa di insito nella mia natura. Nell’ultimo periodo mi sono vantato di essere ‘ndranghetista” (Fonte, Il Giornale 2014).
Successivamente una perizia del giudice appurerà che l’uomo era affetto da disturbi mentali. Tutto questo non servirà a sottrarre dalla tenaglia della giustizia Ambrogio Crespi, seppur in appello, il 23 maggio 2018, la pena verrà ridotta a sei anni.
LA REAZIONE DI NESSUNO TOCCHI CAINO – La decisione dl giudice, che ha disposto il differimento della pena di Ambrogio Crespi in attesa della decisione sulla istanza di grazia, secondo il Comitato di Nessuno tocchi Caino per Ambrogio Crespi (presieduto da Andrea Nicolosi, con Sabrina Renna segretaria e Antonio Coniglio portavoce) è “il riconoscimento dell’autenticità del modo d’essere di Ambrogio Crespi chiaramente orientato alla nonviolenza e al rispetto dei valori umani fondamentali“.
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