Quando le sono stati consegnati i guanti e la mascherina protettiva era ormai troppo tardi. Samar Sinjab, la vittima numero cento tra i medici italiani, aveva già contratto il coronavirus. Ieri mattina alle 8 e 30 all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, si è spenta dopo un mese e un giorno in Terapia Intensiva. “Ecco, mi ricordavo, la mail che avvisava mia mamma che erano arrivate le mascherine, i camici e una confezione di guanti gliel’hanno mandata il 5 marzo -racconta a LA Stampa  il Rafi El Mazloum figlio di Samar, anche lui medico -. Mia madre era già contagiata. La sera dopo è finita in ospedale. Non eravamo stati informati, né preparati, né attrezzati per affrontare quello che stiamo affrontando. Qualche mascherina gliel’ho data io, ma l’indicazione era di usarla solo durante le visite».

In Italia Samar era arrivata nel 1994. Aveva sposato un medico siriano, il dottor Omar El Mazloum, morto anni fa, ed aveva avuto due figli, Rafi e Dania, entrambi medici oggi. Dal 1994 al 2003 , racconta il quotidiano torinese, aveva lavorato come guardia medica negli ospedali del Veneto. Nel 2003 aveva aperto uno studio tutto suo.

“I suoi pazienti – continua il figlio – erano quasi di famiglia. Quando mia madre è entrata in ospedale si è raccomandata che non lo sapessero. Non voleva che si spaventassero. L’ultima volta che le ho parlato al telefono, l’8 marzo, mi ha dato indicazione di fare un paio di ricette per alcuni suoi pazienti che avevano patologie croniche. Poi mi ha detto: “Vedrai, tornerò, stai tranquillo”. Da allora non l’ho mai più vista né sentita. Due giorni fa mi hanno detto che stava recuperando, pensavano di poterla far tornare in reparto. Poi mi hanno chiamato dall’ospedale per dire che era morta”.

Nonostante il suo impegno in prima linea come medico di base, Samar Sinjab non ha mai ricevuto un tampone. All’inizio di marzo pensava si trattasse di una semplice influenza. Poi, però,  sono arrivate le crisi respiratorie: una patologia pregressa ha segnato il punto di non ritorno e un lungo calvario in ospedale.

Il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, è molto duro sulla mancata prevenzione a tutela di medici e infermieri : “Il 10% del personale sanitario è contagiato. Questi morti fanno rumore”.

 

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