È ormai considerata la voce del Metoo italiano: un’associazione il cui scopo da anni è “contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo”. Si chiama Amleta ed è stato fondato da 28 attrici questo collettivo che vuole mettere al centro la “condizione delle donne nel mondo dello spettacolo, sulla rappresentazione della donna nella drammaturgia classica e contemporanea”.

Amleta si definisce “un osservatorio vigile e costante per combattere violenza e molestie nei luoghi di lavoro”. Ha una pagina social su Facebook che ogni giorno raccoglie denunce, condanne, esprime solidarietà su temi femministi e di parità di genere anche su altre latitudini – come per esempio con le rivolte esplose in Iran dopo la morte della 22enne Mahsa Amini, arrestata perché indossava in modo scorretto il velo dalla polizia religiosa. Il motto, riportato con un hashtag è #prendiposizione, tradotto in diverse lingue.

La violenza e gli abusi nel mondo dello spettacolo sono subdoli e per la quasi totalità sommersi. Amleta si impegna a renderli visibili e creare sinergie con altri soggetti in grado di offrire un netto contrasto sul piano fattuale e nuovi strumenti sul piano culturale. Per questo – si legge ancora sulla pagina – , si avvale della collaborazione delle avvocate e esperte di violenza di genere dell’associazione Differenza Donna per i casi che richiedono un intervento sul piano penale o civile”. Altro obiettivo del collettivo è quello di ottenere una giusta rappresentanza femminile nel mondo dello spettacolo.

Sull’onda dell’hashtag #prendiposizione si stanno diffondendo racconti e testimonianze di attrici molestate da attori e produttori. Fioretta Mari a Repubblica ha raccontato di esser stata vittima di almeno una trentina di episodi di molestie. “Hanno tentato di portarmi a letto nei modi più spaventosi. A volte tutto fila liscio e poi all’improvviso ti saltano addosso e ti trovi ad augurarti di invecchiare perché ti lascino in pace”. È per testimonianze come questa che l’attività di Amleta sta guadagnando sempre più attenzione. A denunciare anche Valentina Melis, Barbara Giordano, Valentina Acca, Francesca Romana De Martini e Angela Baraldi.

“Forse il Me Too in America ha avuto più eco perché c’era più ascolto, ora però Amleta sta facendo un lavoro eccezionale”. Lo ha dichiarato in un’intervista a Repubblica Pamela Villoresi, attrice, 66 anni, direttrice del Teatro Stabile Biondo di Palermo. “A 15 anni ero una ragazza molto carina. I produttori mi ascoltavano per due minuti e poi facevano: si spogli. Una volta uscii dall’incontro e ne denunciai uno alla polizia. A 16 anni un produttore di film pornografici mi aveva abbordata al festival di Spoleto per recitar e nelle sue pellicole. Gli detti appuntamento al giorno dopo e ci tornai con una poliziotta in borghese. Però ho trovato più fastidioso e umiliante altro”.

L’altro è quello che le sarebbe successo alla Rai. “Per anni funzionari erano costretti a imporre le favorite dei politici di turno e venivamo fatte fuori noi attrici scelte dai registi. E accade ancora. Solo qualche anno fa ho perso la parte così con un regista molto bravo ma molto giovane. Non si capisce perché tutte queste favorite non vogliano aprire una macelleria ma preferiscano tutte fare le attrici”. L’attrice racconta di non essere stata creduta, negli anni ’70, quando denunciava di essere vittima di un maniaco che sarebbe stato arrestato anni dopo. “A casa sua c’erano le foto mie e di altre attrici. Poteva ammazzarci”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.