Le analogie tra i casi di Toti e Sangiuliano, l’ex governatore: “Il governo giallorosso di Conte e quello di Monti hanno armato le toghe”

Giovanni Toti è stato tre mesi ai domiciliari, guardando “maratone di documentari storici” e leggendo “l’opera omnia di Ken Follett”. Ormai per l’ex governatore, costretto alle dimissioni da presidente della Regione Liguria per ritrovare la libertà, l’addio alla politica attiva sembra certo. “Adesso la seguo da privato cittadino”, ha raccontato ancora Toti, prima di parlare del caso dell’ormai ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Le analogie tra i casi di Toti e Sangiuliano

Secondo Toti, che ha rilasciato un’intervista alla Verità, Sangiuliano “anziché umiliarsi pubblicamente, avrebbe dovuto tenere il punto fin dall’inizio. Bastava dire: ‘È tutto a norma di legge, il resto sono solo fatti miei’. Se avesse imboccato fin da subito questa strada, forse adesso sarebbe ancora al suo posto. Detto questo, il caso Sangiuliano rientra secondo me in un problema più grande”. E cioè, “il complesso di inferiorità della politica. Il senso di minorità in cui si è rinchiusa, al punto da sentirsi in dovere di giustificare la sua stessa esistenza. Vale per la storia di Sangiuliano come per la mia”, dice ancora l’ex governatore.

“I due denti della tenaglia sono gli stessi: stampa e magistratura. Il comportamento di Sangiuliano è stato condizionato dai timori di inchieste, anche solo amministrative o contabili. E il binomio si completa con l’azione di una stampa che fa il suo dovere, ma che troppo spesso indugia su particolari che non hanno valore penale né di pubblico interesse” ha spiegato Toti.

Toti: “Il governo giallorosso di Conte e quello di Monti hanno armato le toghe”

Per l’ex governatore il nodo è sempre quello. Il rapporto tra politica e magistratura, e come la prima abbia abdicato il suo potere nei confronti della seconda. Infatti, Toti racconta del perché abbia reagito con ferma compostezza alla vicenda che lo ha, politicamente, travolto. “Chi ha ragione e ha la coscienza a posto, non ha motivo di arrabbiarsi. Se proprio dovessi incatenarmi, lo farei non in tribunale ma in piazza Montecitorio“. Il perché è semplice: “I magistrati hanno sbagliato, ma nel solco di una serie di regole che la politica ha messo nelle loro mani. I politici non sono affatto innocenti. Sono loro ad aver armato le toghe“.

E qui Toti punta il dito in particolare su due esecutivi: “Penso al governo giallorosso di Giuseppe Conte. Penso al governo MontiSeverino. Penso all’introduzione degli innumerevoli reati ‘astratti’ riguardanti l’indirizzo politico di un’istituzione: voto di scambio, traffico di influenze, ‘corruzione impropria’”. Nei fatti, secondo l’ex presidente ligure, “da Mani Pulite in poi, abbiamo istituzionalizzato il grillismo, ben prima che lo chiedesse Beppe Grillo. I 5 stelle l’hanno soltanto cesellato di retorica, ma il suicidio della politica scaturisce dall’ultimo trentennio”.

Le differenze tra Renzi e Berlusconi secondo Toti

Nella sua intervista, Toti ha spiegato anche quali sono le differenze tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi nell’approccio alle vicende giudiziarie. Secondo lui, Berlusconi “avrebbe preso una posizione decisa. Ho apprezzato chi nel centrodestra si è speso in mio favore. Ma sono consapevole che nella coalizione ci sono anche gli eredi dei tiratori di monetine contro Craxi”. Mentre “Renzi tende a dimenticare un po’ troppo. Io invece ricordo bene quando espulsero Berlusconi dalla vita politica e lui reagì schernendolo ‘Game Over’. Poi è finito nel tritacarne giudiziario anche lui ed è diventato garantista. Oggi non capisco come possa partecipare al campo largo dei manettari”.

Toti abbandona la politica?

Infine, la conferma che Toti abbandonerà la politica attiva. Ora “la seguirò da appassionato“, spiega l’ex governatore, che comunque specifica: “Poi non dimentichiamoci che la classe dirigente con cui ho lavorato correrà in Liguria con una lista civica. Sono tutte persone formidabili, otterranno grandi risultati. Continuerò a sostenerli pur non avendo incarichi. La nostra eredità di pensiero, la nostra prassi politica di successo, sopravviverà”.