Il caso
Anarchici arrestati, in manette senza gravi indizi
“Dalle indagini è emerso che per sostenersi tre indagati ricorressero attraverso piccoli lavori stagionali in Francia e in Svizzera all’indennità di disoccupazione da rimpatrio e elargita dallo stato per chi viene licenziato all’estero”. È questo per il gip romano Anna Maria Gavoni uno degli eventi a carico di 7 anarchici arrestati ieri a Roma (5 in carcere 2 ai domiciliari) con l’accusa di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo.
Il gip ricorda che punto di riferimento ideologico del gruppo è Alfredo Cospito in carcere per la gambizzazione dell’a.d. di Ansaldo, protagonista di uno sciopero della fame contro il blocco della posta per cui era partita una vasta campagna di solidarietà. “C’è il verificarsi di numerosi atti penalmente rilevanti che presentano diverse analogie con le condotte riferibili agli odierni indagati…. se non assurgono a grave indizio tuttavia rafforzano la concretezza del pericolo”, sono le parole del giudice il quale ammette in pratica l’assenza dei gravi indizi necessari per la custodia cautelare in carcere ma procede ugualmente ad arrestare. Ma il gip forse da’ il meglio quando rileva che gli indagati usavano l’Hip Hop. Insomma un’ordinanza musicale. “Da una prima lettura emergono clamorose lacune motivazionali in ordine alla sussistenza della finalità di terrorismo e l’incredibile distanza tra la gravita dei fatti contestati e la realtà” dice l’avvocato Eugenio Losco che assiste uno degli arrestati.
Ettore Grenci altro difensore spiega: “Mi pare che l’accusa di associazione terroristica sia del tutto sovradimensionata rispetto alla tipologia di condotte contestate e attribuite agli indagati”. I difensori ricorreranno al Riesame. Gli arresti romani arrivano pochi giorni dopo il flop registrato dalla procura di Bologna. Anche lì 7 anarchici arrestati ma scarcerati dopo tre settimane di carcere dal Riesame per mancanza di elementi utili a giustificare i provvedimenti restrittivi. La logica degli arresti sembra la stessa utilizzata a Bologna “nell’ambito di una strategia di tipo preventivo” come avevano detto gli stessi pm illustrando l’operazione. Insomma problema politico trasformato in penale.
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