Se il 6 gennaio Trump, invece di rifugiarsi nella casa Bianca a godersi lo spettacolo in tv si fosse messo alla testa dei 30.000 facinorosi sarebbe riuscito a rovesciare il governo, o quantomeno a restare presidente, in una sorta di “stato di eccezione” (grazie anche ai 100 deputati che avevano obiettato alla certificazione della vittoria di Biden)! Prove generali di una vera guerra civile. Un colpo di stato è possibile in quel paese proprio per lo squilibrio nel collegio elettorale tra stati democratici popolosi e stati repubblicani a popolazione rurale con minore peso demografico.

Questa è una delle tante, tantissime cose sull’America che ho appreso leggendo Anatomia degli Stati Uniti. Cronaca di un amore difficile (Sossella) di Alessandro Carrera (articoli scritti tra il 2016 e il 2021). Di Trump possiamo agevolmente ripercorrere, nelle pagine del libro, la genealogia politico-ideologica: Roy Cohn, architetto dell’anticomunismo paranoico degli anni ‘50, Barry Goldwater, Nixon, ingresso in politica degli Evangelici conservatori nei ‘70, Reagan (che non ha smantellato lo stato ma insinuato che farlo sarebbe stata una bella cosa).
Per capire gli Stati Uniti occorrono alcuni prerequisiti: bisogna conoscere a fondo la letteratura e la storia americana, bisogna conoscere di prima mano la cultura pop e l’immaginario di quel popolo, bisogna averci vissuto per qualche decennio. Carrera, che ha pubblicato saggi, poesie e romanzi, che insegna a Houston da trent’anni (prima a New York), che è il maggior esperto e traduttore di Bob Dylan in Italia (uscita ora in tre volumi l’intero canzoniere musicale di Dylan, da lui tradotto e curato), li possiede tutti. Ha anche scritto saggi filosoficamente impegnativi, come ad esempio uno sulla luce da Goethe e Hegel fino a Calvino, e ha tradotto in inglese (forse l’impresa più eroica ) la prosa impervia di Cacciari. La sua è una erudizione vasta e scanzonata, come si incontra solo in certi intellettuali americani.

Nel libro vengono smontati anche alcuni luoghi comuni, ad esempio quello per cui il cittadino americano si fida, al contrario che da noi, dello stato. No, oggi il cittadino americano diffida del potere pubblico e al contempo però è pronto a credere a qualsiasi fanfaluca complottista! In ogni paese esistono fantasie complottiste ma negli States si è creata una industria della disinformazione pervasiva, creata non da una polizia segreta ma da molte sigle e da molti nomi. L’esperienza religiosa si fonda sulla conversione. Delle tre anime che si contendono il possesso dello spirito americani – puritano, libertario, illuminista – oggi tende a prevalere una strana alleanza tra libertario e puritano. Nel 1970 la chiesa battista, la più importante del paese, si è scissa in due chiese: la prima vicina al Vangelo sociale, la seconda tutta incentrata sulla salvezza individuale e affidata al pastore carismatico, ai predicatori (non più un Dio distante, trascendente, ma un Dio multiuso).

In particolare Carrera usa alcune categorie di Lacan ( e prima di lui di Kojeve) per capire il paese dove vive. Certo, la Costituzione americana riconosce il diritto alla ricerca della felicità, ma il godimento dove lo mettiamo? Il “godimento” – più perverso – si nasconde, paradossalmente, nello star male e nel dare sempre la colpa a qualcun altro, consiste in una incazzatura perenne, in un mix di odio e rancore che pure teneva in vita l’uomo del sottosuolo. L’enigma Trump, che noi non capiremo mai, potrebbe sciogliersi con Dostoevskij. Va bene, un “vecchio stupido”, un “idiota farneticante”, un demagogo populista, ma soprattutto un capo isterico che interpreta l’anima troll dell’America (l’equivalente del “me ne frego”), che stabilisce con te un rapporto di fiducia (se dice una bugia è per non intristirti, e poi tanto la copre dicendone una più grossa, e tu gli credi: ha negato il Covid, che oggi ha fatto più morti americani della Seconda Guerra Mondiale!), che ti chiama per fare qualcosa e tu lo fai (come la coppia in Arizona che, su suggerimento di Trump, ha inghiottito una bottiglia di simil-varechina). Si identifica insomma con il “reale” e perciò ti tiene incatenato.

Il Partito Repubblicano si è sostituito ai democratici come partito della classe operaia, perché quelli si limitano a dire agli operai che devono mangiare bene e sano, fare ginnastica, dare ascolto agli scienziati, etc. Fa venire in mente Orwell, il suo monito alla socialdemocrazia, colpevole di ignorare che l’umanità non vuole solo una esistenza protetta dalla culla alla tomba, ma desidera immolarsi per qualcosa, credere in qualcosa, anche rischiando la propria vita. Come l’equipaggio che segue il folle capitano Achab, in una cieca pulsione autodistruttiva. Fino a limiti della psicosi collettiva, come appunto insegnano Hitler e Trump. Inoltre: gli States sono un paese non giovane come si è sempre creduto, ma vecchio: hanno una delle costituzioni più vecchie del mondo (non è servita di base a nessun’altra) e non rispetta fino in fondo il principio dell’indipendenza dei poteri di Montesquieu: il presidente infatti nomina anche i giudici federali, che di fatto gestiscono il potere giudiziario ovunque.

Per tornare alla lettura psicanalitico-filosofica privilegiata da Carrera qui viene citato un B-Movie del 1987, “L’invasione degli ultrasbirri”, in cui un lumacone alieno si impossessa di un corpo dopo l’altro e adotta il desiderio degli umani di cui si appropria. Li divora per volere quello che vogliono loro. Il nostro desiderio è sempre il desiderio di qualcun altro. E non si ferma più, l’alieno desidera diventare anche Presidente: vogliamo tutto ( e non nella versione utopica sessantottina ma in quella trumpiana). Una onnifagia distruttiva, incapace di darsi un limite, consapevole di avere solo diritti e nessun obbligo verso la comunità. Alla fine Carrera, schierato con i democrats, protesta contro la rassegnata, lacrimevole debolezza della propria parte politica: vedendo la foto di un deputato democratico che al Capitolium raccoglie i cocci lasciati da rivoltosi pensa che “la musica deve cambiare, e deve farsi più dura”.

Basta tendere gentilmente la mano ai repubblicani! In America sono uscite dozzine di libri che invitano i progressisti a capire le motivazioni dei conservatori. Mai il contrario! Non vogliamo il leader per cui morire, ma neanche “il campione di umiltà che non ha rotto niente eppure i cocci sono suoi”. E nella ragionevole previsione che i repubblicani riconquisteranno la maggioranza dei seggi nel 2022 Biden e la Harris non hanno molto tempo per risanare la nazione. Carrera non ritiene affatto che l’America sia finita (le fantasie di decadenza seno sempre reazionaria), però “incompleta”, unfinished sì, come ha detto Amanda Gorman nella poesia letta all’inaugurazione, e come del resto ogni altra nazione. Qualcuno dovrà pure impegnarsi a “finirla”, a mantenere la promessa racchiusa nelle sue origini.