La riflessione
Anche gli avvocati vanno difesi dal giustizialismo
È stata appena celebrata la giornata mondiale degli Avvocati in pericolo, quest’anno dedicata ai colleghi dell’Azerbaijan. Certo, i giuristi sono particolarmente invisi ai regimi autoritari perché tutelano lo Stato di diritto, difendendo le prerogative civili e processuali e smascherando l’illegalità. Ma facciamo molta attenzione. La causa degli attacchi criminali che noi avvocati subiamo, in ragione dell’impegno quotidiano a difesa dei diritti dei cittadini, è anche rappresentata dalle derive populiste e giustizialiste che stanno facendo del male non solo alla giustizia ma all’intero nostro Paese.
Questi attacchi sono figli di chi si deve inventare un nemico immaginario contro cui combattere; di chi cerca di ridimensionare il nostro ruolo o, peggio, di limitarne il peso all’interno della giurisdizione; di chi propone un bollino per gli iscritti agli ordini professionali che certifichi la nostra moralità; di chi ci accusa sui social, per fini elettoralistici, di esserci arricchiti grazie alla camorra; di chi si augura, in una nota trasmissione televisiva, di «evitare di finire nelle mani di un avvocato» quando subisce un torto. Del resto, i proclami dei leader populisti, che si ritengono simbolicamente dei “non politici”, si convertono in censure contro gli organismi tecnici, le funzioni di garanzia e le competenze gestionali.
Tutto viene giustificato in nome dell’onestà di chi occupa una funzione pubblica, che può diventare anche unico requisito richiesto per occupare tale ruolo, anche a discapito della competenza specifica e della capacità politica. Significativa è la nostra realtà napoletana, dove la promessa di un facile assistenzialismo ha prevalso sulla produzione, sulla modernizzazione e sul rilancio delle nuove infrastrutture. Dietro il crollo delle pareti della Galleria Vittoria e dell’arco borbonico del Chiavicone, più che le infiltrazioni d’acqua e le mareggiate, ci sono l’incuria, le inefficienze e persone incapaci di governare o amministrare. E in questo quadro di incompetenza, improvvisazione e pressappochismo, sguazzano da un lato il politico locale di turno in cerca di facile consenso elettorale, che si permette di additare gli avvocati penalisti napoletani come persone “al soldo” della Camorra e, dall’altro, il malavitoso che con facilità e impunità decide di incendiare l’ingresso dello studio legale di un integerrimo e retto collega nonché giudice di pace di Ottaviano.
E allora esprimiamo tutti, senza se e senza ma, piena solidarietà agli avvocati attaccati dai Governi totalitari per reprimere il dissenso e che sono oggetto di minacce e violenze o che sono ingiustamente perseguiti, arrestati e condannati al termine di processi iniqui, celebrati in violazione dei diritti della difesa e dei principi del giusto processo, oppure che sono costretti ad abbandonare i loro Paesi per sfuggire alle ritorsioni. Ma esprimiamo piena solidarietà anche agli avvocati che sono attaccati, nella loro funzione di garanti dei diritti dei cittadini, dalla sottile, strisciante e becera politica populista-giustizialista che mina le fondamenta del nostro Stato di diritto, vincolato al rispetto delle leggi vigenti e della nostra Costituzione.
Vorrei ricordare le parole del nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, espresse in un recente messaggio all’Avvocatura: «La qualità della giurisdizione dipende grandemente anche dalla qualificata partecipazione del foro alla complessa attività decisionale propria del giudice». Se difendiamo gli avvocati, difendiamo i nostri diritti e le nostre libertà.
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