La fine del modello arancione
Anche i sondaggi seppelliscono il populismo di de Magistris
C’è un aspetto, nel sondaggio sulle prossime comunali realizzato da Quorum per ilsussidiario.net, che merita una particolare riflessione. Non riguarda le intenzioni di voto, che al momento premierebbero gli ipotetici candidati a sindaco del campo progressista formato da Pd e M5S, ma il giudizio che i napoletani esprimono sull’amministrazione del sindaco Luigi de Magistris. Il 37,8% degli intervistati, infatti, ritiene che la qualità della vita in città sia abbastanza cattiva, mentre per l’8,5 è molto cattiva. Complessivamente, un residente su due è convinto che a Napoli si viva male. Ma i dati più allarmanti riguardano l’opinione sul secondo mandato di de Magistris: per quasi il 62% degli intervistati le condizioni della città sono abbastanza peggiorate negli ultimi cinque anni, mentre per il 12 circa sono peggiorate molto.
Tradotto: più di sette napoletani su dieci bocciano la gestione della città che il “sindaco con la bandana” ha portato avanti dal 2016 a oggi. E le opinioni non sono certo più lusinghiere in relazione al contributo offerto da Palazzo San Giacomo nella gestione della pandemia: per quasi il 60% dei napoletani l’emergenza Covid è stata gestita abbastanza o molto male. La bocciatura è evidente, soprattutto se si pensa che sei intervistati su dieci non nascondono di avere poca o nessuna fiducia nel primo cittadino.
I numeri sono impietosi, dunque, e arrivano in concomitanza con due episodi che ben descrivono la parabola discendente della politica sostenuta per dieci anni da Dema. Il primo: lo sportello Difendi la città, istituito per tutelare Napoli da narrazioni distorte o diffamatorie, è fallito. A chiarirlo, all’indomani delle polemiche scatenate dal racconto della città offerto dal programma televisivo Città Segrete, è la stessa coordinatrice Flavia Sorrentino che precisa come il suo rapporto di collaborazione col Comune si sia interrotto. Secondo episodio: dopo aver manifestato l’intenzione di cancellare il “debito ingiusto”, cioè quello accumulato nel corso di cinque gestioni commissariali che hanno interessato Napoli, l’amministrazione arancione si è vista costretta a stanziare 75mila euro per resistere alle prevedibili azioni giudiziarie dei creditori.
Messi insieme, i risultati del sondaggio condotto da Quorum e le ultime vicende della compagine di Dema certificano la morte di un modello politico basato sul populismo spinto, sulla demagogia spicciola e sul ribellismo inconcludente. Lo sportello Difendi la città e la cancellazione del debito ingiusto, d’altra parte, si aggiungono alla lunga lista di sterili proclami e iniziative velleitarie che il sindaco ha utilizzato come “armi di distrazione di massa”, cioè al solo scopo di nascondere i disastrosi risultati della sua amministrazione. Ricordate l’idea della flotta di 400 imbarcazioni chiamate a salvare i migranti in mare o quella della moneta partenopea parallela all’euro? E come dimenticare il sussidio da 600 euro a tutti i disoccupati e il referendum per l’autonomia di Napoli?
Tutte esternazioni con le quali de Magistris ha tentato di mascherare l’aumento vertiginoso del deficit, il flop della gestione comunale del patrimonio, il tracollo dei trasporti, l’abbandono dei parchi e delle periferie e decine di altre figuracce. Ora, sebbene si tratti di sondaggi, i numeri decretano la fine di questa politica e suonano come un invito, per partiti e movimenti, a delineare strategie politiche e amministrative credibili per il futuro della città.
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