Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra”? Senza disturbare la memoria di Norberto Bobbio, se lo sono chiesti ieri a Roma il Think tank Nazione Futura, presieduta dall’editore Francesco Giubilei, e FOR, Fondazione Ottimisti e Razionali di Claudio Velardi e Chicco Testa. Una giornata intera di dibattito. Sei panel tematici, dalla scuola all’identità nazionale, dalla giustizia all’economia, fino al tema della leadership in politica hanno visto alternare venti interlocutori di primo piano in un dibattito a tratti acceso. Nazione Futura – il Brain trust trasversale del centrodestra – riesce a mettere insieme Giovanna Melandri, Giulio Tremonti, perfino Luciano Violante. Tutti impegnati nel ragionamento su come superare gli steccati trovando nuovo orizzonte di senso per la politica.

Destra e sinistra non si possono più definire con nettezza: le due famiglie non sono più le stesse. E già da tempo. La sala dell’hotel Savoy, a via Ludovisi, è stracolma. “L’appuntamento ha destato interesse: non c’è dubbio che il tema è antico ma la sua attualità non decade. Malgrado destra e sinistra nella storia ne abbiano fatte e subite di tutti i colori, giungendo esauste alla fine del XX secolo, ancora oggi, nel micidiale ‘immaginario collettivo’, sono sempre lì a designare, a catalogare qualunque cosa accada, nella politica e nella società”, dice Velardi.

Il viaggio tra le posizioni diverse è accompagnato da politologi e giornalisti: da Alessandro Campi a Corrado Ocone, da Ernesto Galli della Loggia a Flavia Perina, fino alla conduttrice Rai, Manuela Moreno, che ha intervistato il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. “Bisogna aprire le scuole alla società, tenerle aperte come luogo di aggregazione anche la sera”, dice il Ministro in quota Lega. Che poi plaude all’accordo con i sindacati per l’inserimento di migliaia di Tutor scolastici. “Guai, la scuola deve rimanere una istituzione alta e preservare la sua autonomia, altroché aperture, sono fin troppo inserite nel dibattito pubblico”, gli risponde Chicco Testa. “E poi i sindacati no, basta: hanno combinato sin troppi guai, sono loro il male della scuola”, calca la mano Paola Concia. Testa e Concia, due riformisti con una storia di sinistra, per capirci, invertono le parti con il ministro più a destra della coalizione. È il segno di come le vecchie categorie siano pronte per la soffitta della storia.

Approfondisce il tema delle leadership Luigi Marattin che tira le somme del dibattito: “I leader ci sono, a guardare bene. E noi ne abbiamo uno. Quello che manca oggi sono i grandi partiti strutturati”. Conclusioni che rimettono la palla al centro. “Il tempo del populismo, speriamo, sta finendo”, conclude Marattin.

Aldo Torchiaro

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