Con il passare delle settimane Andrea Stroppa mi ricorda sempre più Vitangelo Moscarda. Adesso, e di questo sono quasi certo, molti conoscono e sanno bene chi è e cosa fa Stroppa, quindi nel suo caso non servono tante presentazioni o descrizioni, perché è sufficiente solo dire che è l’italiano più vicino a Elon Musk. È sufficiente questo per inquadrarlo e dargli una visibilità invidiabile.

La trappola

Al contrario, in pochi ricordano Moscarda e la sua principale angoscia, quindi diversamente da Andrea è utile una rinfrescata alla nostra labile memoria. Vitangelo Moscarda era il protagonista di “Uno, nessuno e centomila” il romanzo pubblicato nel 1926 da Luigi Pirandello, in cui egli scopriva di esser visto dal prossimo diversamente da come lui stesso si vedeva e che questa visione cambiava di persona in persona e peggio ancora nessuna di questa coincideva con la sua. Uno stordimento tale da portarlo allo smarrimento della propria identità. Ecco, leggendo i post che Stroppa pubblica sull’account X ho sempre più la sensazione che stia progressivamente cascando nella medesima trappola narrativa magnificamente raccontata da Pirandello. Il processo di ibridazione da informatico ad attore politico rischia seriamente di neutralizzare la sua identità principale.

Infatti, con crescente frequenza interviene sui temi e argomenti politici più disparati, polemizza e biasima le scelte dei partiti e dei leader e ci mette in guardia sulla infodemia di fake news che popola la rete e i media tradizionali. Beninteso, tutto ciò non è di per sé né sbagliato, né pericolo, anzi, il confronto delle opinioni rimane il sale che rende sapida la democrazia, nelle piazze, nei palazzi e anche online, ma, il punto non è questo. Anzi, non è solo questo. Almeno non quello principale. Ma, andiamo per ordine.

I post di Stroppa

Per raccontare la continua ibridazione ho isolato sono nell’ultimo mese tre post che hanno una caratura politica non secondaria. Il 20 dicembre, alle 20.45, Stroppa riposta Musk e scrive: “Elon spera di vedere Salvini di nuovo come Ministro degli Interni”, senza curarsi o badare a quanto questo suo commento possa essere l’innesco di tensioni interne alla maggioranza. Pazienza. Poi, il 31 dicembre, mentre ci prepariamo al cenone e ad ascoltare il discorso del Presidente Sergio Mattarella, Andrea ci ricorda che “potevamo essere il primo paese in Europa con accordo strategico con Starlink – società di Elon Musk per la connessione satellitare – in una modalità inedita che garantiva la sovranità del dato. Invece gli interessi di telco, partiti, poteri ha prevalso su quelli del Paese. Ma non è finita, ci vediamo nel 2025”.

Insomma, anche in questo secondo caso, l’intervento ha tutte le caratteristiche per mandare in fibrillazione gli equilibri tra poteri e istituzioni dello Stato. Infine, restringendo la ricognizione a questi pochi post, c’è quello della sera del 2 gennaio in cui ripostando il video degli immigrati, che la notte di Capodanno in Piazza Duomo a Milano urlano contro gli italiani e la polizia, scrive: “Cari amici, non venite in Italia, non è più un paese sicuro”. Uno spot che di certo non avrà fatto piacere leggere al Ministro del Turismo e neanche a quello degli Interni e forse neanche al Presidente del Consiglio e che all’interno del perimetro di maggioranza non tutti avranno apprezzato. Tant’è che quando poi qualcuno gli rammenta una certa incoerenza rispetto alla sua vicinanza al governo, Stroppa si appella al suo diritto di poter ancora “esprimere le mie idee liberamente anche se non gradite”. Il punto che però l’azionista di Tesla, come scrive nel suo profilo di X, non vede o non vuol vedere è un altro, non è la limitazione della libertà di parola e opinione. Ci mancherebbe.

Ciò che non comprende Stroppa

Andrea Stroppa dovrebbe comprendere quanto la sua nuova dimensione politica, in uno con quella dell’audience garantita dal suo ruolo all’interno della galassia muskiana, ha conseguenze multiple da considerare. È indubbio che i suoi post oggi abbiano rispetto al passato una forte caratura politica, una visibilità che neanche alcuni leader possono vantare e che non può essere sottovaluta e che gli dovrebbe consigliare se non imporre una maggiore cautela prima di schiacciare l’indice sul tasto “posta”.
A meno che, tesi da non escludere a priori, l’obiettivo di fondo sia un altro.

Avatar photo

Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).