“Anche chi vede dovrebbe imparare a toccare e annusare di più”
Anna e Eva, gemelle non vedenti: “In due siamo una forza, per noi non esistono limiti”
“Magari da sole non riusciremmo a fare tutto quello che facciamo insieme, in due siamo una forza”. Anna e Eva Pascarella sono due gemelle, hanno 41 anni e mezzo e vivono a Bacoli, cittadina in riva al mare del golfo di Pozzuoli. Sono nate non vedenti ma insieme riescono a fare proprio tutto aiutandosi l’una con l’altra. Amano stare in compagnia, divertirsi e fare tutte quelle cose che in tanti pensano che non possano fare da sole. “Ci vestiamo, ci laviamo, ci trucchiamo, camminiamo, tutto da sole. Essere non vedenti a volte è visto non solo come una disabilità. Capita che le persone vedono in non vedenti come incapaci, che non sanno fare nulla, messe in un posto ad aspettare che qualcuno arrivi e le venga a prendere. Ma non è così perché con la volontà si può fare tutto”, raccontano Anna e Eva completandosi a vicenda le frasi come fanno sempre.
Le gemelle lo sanno bene. Tante volte si sono rimboccate le maniche per riuscire a fare tutto in completa autonomia. Definiscono il 2022 “l’anno della svolta”, l’anno in cui hanno imparato a camminare da sole con il bastone. E la loro vita è completamente cambiata. Il loro maestro è stato Giovanni, un amico di vecchia data, anche lui non vedente, cha avevano conosciuto da piccole all’Istituto Martuscelli. “Giovanni si è prodigato per noi come se fossimo le sue sorelle – raccontano le gemelle – Non è facile trovare qualcuno che ti insegna. Abbiamo fatto dei percorsi sia ad ostacoli sia per strada in mezzo al traffico. Poi a casa metteva sedie ovunque e noi con il bastone dovevamo scansarle. È così che abbiamo imparato a camminare da sole. I primi passi sono stati difficili perché non avevamo mai camminato in 41 anni di vita. Ma la sensazione di libertà che abbiamo sentito è stata una cosa indescrivibile”.
A Bacoli tutti i giorni le si vedono passeggiare sotto braccio con i loro bastoni che tirano fuori dalle borsette all’occorrenza. Rigorosamente vestite uguali, come fanno dalla nascita, camminano su e giù per le strade, e si fermano ai tavolini a fare chiacchiere con tutti. Con loro il buon umore e l’allegria è assicurato. Al contrario di quanto qualcuno potrebbe immaginare, Anna e Eva procedono a passo speditissimo, tanto che c’è chi non riesce a tenere loro il passo. “La prima volta che siamo scese di casa da sole è stata un’emozione indescrivibile – raccontano Anna e Eva – Sentivamo ogni odore come se fosse la prima volta. Un senso di libertà inimmaginabile. Ci siamo arrivate a 40 anni perché fino ad ora non ci avevamo mai pensato. Vogliamo dire a tutti che se ce l’abbiamo fatta noi ce la possono fare tutti”.
Per Anna e Eva è stato un passo importantissimo. “Quando una si scoraggia, l’altra la incoraggia e viceversa. Essere gemelle per noi è bellissimo – continuano il racconto – Proviamo le stesse emozioni, ci devi essere gemello per capire”. “Quello che non riesco a fare io lo fa lei e viceversa – continua Anna – Eva è più pigra di me e così la invoglio a camminare. Quando dobbiamo sceglierci i vestiti sono io quella che sceglie. Ci vestiamo sempre uguali e se non troviamo gli stessi vestiti sono solo i colori a essere diversi”.
Le gemelle sono sempre sorridenti ma c’è una cosa che proprio non sopportano: “Quando ci vengono vicino e ci dicono ‘Chi sono io?’. Ma noi non vediamo, non siamo mica sceme. È brutto che la gente ci tratta come due bambine, che non siamo”. Raccontano la loro infanzia trascorsa andando in bici nel giardino e a scuola con le persone vedenti. “È stata un po’ dura perché non c’erano materiali a disposizione. Hanno dovuto riassumere parte dei libri in braille. Una paginetta di un libro normale corrisponde a tre pagine in braille”.
Per Anna e Eva le conquiste sono solo all’inizio. “Noi vogliamo fare tutto, vogliamo vivere, viaggiare, fare tutte le cose che non abbiamo mai fatto”, continuano. In programma hanno un corso di formazione a Bologna per diventare centraliniste e migliorare la loro autonomia. E hanno un sogno nel cassetto: “Vorremmo avere una casa tutta nostra – continuano – potrebbe migliorare la nostra quotidianità. A casa tua è tutta un’altra cosa”, dicono all’unisono. “Ci piacerebbe anche imparare a cucinare, a fare una lavatrice da sole…insomma le cose normali del quotidiano che fanno tutti. Gli strumenti ci sarebbero pure per riuscirci. Lavatrici e forni parlanti o tattili esistono ma costano un sacco di soldi e non ce li possiamo permettere”. Succede così che uno strumento che può rendere più semplice la vita di una persone non vedente diventa paradossalmente un lusso.
Il Riformista ha già raccolto in passato le denunce di persone con disabilità e delle loro famiglie che chiedevano allo Stato maggiore impegno e attenzione. “Ma non è soldi che chiediamo, pensione e accompagnamento per noi non sono tutto – spiegano – Per avere i diritti che ci spettano ogni 5 anni dobbiamo andare a visita. Come si fa per la revisione dell’auto. Anche per avere il contrassegno è così. Ma noi siamo nate non vedenti, a che scopo farci fare visite continue? Ci arrabbiamo perché questo succede per colpa di quelle persone che fanno finta di non vedere o di avere una qualche disabilità e prendono tutto dallo Stato, anche se non ne hanno il diritto”.
Anna e Eva chiedono a gran voce rispetto. Lo stesso che chiedono a chi parcheggia i motorini davanti al cancello di casa loro rendendo più difficile il loro passaggio. “Non ci dovrebbero stare lì auto e moto eppure parcheggiano. È una questione di mancanza di rispetto e di tatto”. E questo succede un po’ ovunque dove i posteggi per disabili non vengono quasi mai rispettati. La storia di Anna e Eva dovrebbe far capire perché è giusto lasciare libero quel posto. Vicino casa delle gemelle c’è una Ztl che il sindaco Josi Gerardo della Ragione ha rafforzato con maggiori controlli. “Per noi è molto comodo perché possiamo passeggiare tranquillamente da sole così – dicono – e se dobbiamo andare da qualche parte che non conosciamo usiamo Google maps. Anche se non vediamo il nostro senso dell’orientamento è molto forte. Dagli odori, rumori e tatto sappiamo sempre dove siamo. I nostri sensi sono tutti molto sviluppati e li usiamo per sostituire la vista”.
“Vorremmo che anche chi vede usasse di più tutti i sensi – continuano – Pensiamo che non li usano abbastanza. Il tatto per esempio è la cosa più bella che c’è: abbracciare, accarezzare, toccare le cose, il viso di una persona è una cosa bellissima però perde importanze se non lo si fa. Poi ci sono gli odori. In base agli odori sai dove ti trovi: vicino a un giornalaio, a un tabacchino, o vicino alla persona che ami. Annusare è bellissimo”.
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