Due minuti in cui la Rai riesce a condensare una serie impressionante di castronerie sul tema dell’anti-europeismo, un minestrone di disinformazione in salsa sovranista su vaccini, ddl Zan, Recovery Fund, alimentazione, campi rom e Brexit.

È l’incredibile servizio andato in onda giovedì su Rai2, in prima serata, nel corso del programma Anni 20 condotto da Francesca Parisella. Un servizio che si apre così: “Cosa ci offre l’Europa per fine cena? Un gustoso biscotto alla farina di vermi. Un film dell’orrore? No, ce lo chiede l’Europa di mangiare da schifo”.

Il riferimento è al regolamento europeo che ha dato il via libera a una proposta della Commissione europea che consente l’uso di vermi della farina gialli essiccati come nuovo alimento. Nel calderone ci finisce quindi la proposta di un vino a basso contenuto alcolico, che il servizio definisce “vino annacquato” e che in realtà è un dossier molto più complesso, che Anni 20 ‘riassume’ in modo parziale e scorretto.

Ma non è finita qui. Dall’alimentazione il servizio passa poi al tema dei vaccini, con l’ennesima critica all’Europa e alla sua gestione centralizzata per l’acquisto delle dosi, con il paragone con la gestione britannica che godrebbe così dei benefici della Brexit. “L’Europa ci ha chiesto di fidarci – ha raccontato la trasmissione – il risultato? Siamo ancora chiusi con il coprifuoco”.

Quindi si passa al Recovery Plan, che secondo Anni 20 “ci chiede anche di munirci di bavaglio raccomandando una sorta di ddl Zan in scala continentale”, mettendo insieme un pacchetto di auto economici e una legge che dovrà tutelare le discriminazioni a carattere sessuale, osteggiata dalla destra sovranista italiana.

E ancora l’Europa cattiva e silente, con tanto di gesto dell’ombrello animato, sulla riforma della giustizia, sul codice degli appalti e sull’abolizione dei campi rom: temi buttati insieme ma senza alcun senso logico, dato che proprio giustizia e appalti sono due dossier indispensabili per ottenere fondi e prestiti dall’odiato Recovery Fund.

Un servizio, quello di Anni 20, che ha provocato un polverone. Su Twitter la deputata PD Lia Quartapelle parla di “propaganda e superficialità” e accusa: “Ho visto che la trasmissione si intitola “Anni Venti” e ho capito. Evidentemente non è servizio pubblico ma un omaggio alla propaganda degli anni Venti del secolo scorso”.

Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza Rai e deputato di Italia Viva, chiede l’intervento dei dirigenti della tv di Stato: “Chiederò alla commissione di Vigilanza di occuparsi del servizio trasmesso da Anni 20. Disinformazione, falsità, attacco infondato all’Europa proprio mentre ai vertici ci sono alte personalità italiane e l’europeismo grazie al governo Draghi è ormai condiviso da tutti in Parlamento”.

Per la senatrice del Pd, Valeria Fedeli, capogruppo dem in VIgilanza Rai, il servizio è “allucinante. Non trovo altri termini per definirlo. Un condensato di fake news di matrice anti europeista indegno non solo del servizio pubblico ma del giornalismo in generale. Adesso basta davvero!”.

Da +Europa Simona Viola annuncia quindi un esposto all’AgCom per il servizio andato in onda: “Superato qualsiasi limite di tollerabilità. Menzogne, falsi pregiudizi, luoghi comuni mescolati in una faziosa accozzaglia di disinformazione antiUE. Indispensabile che prossimo CdA Rai restituisca dignità a informazione pubblica”.

Dirigenti che, secondo quanto appreso dall’Ansa da fonti interne all’azienda, sarebbe “furiosi” per il servizio andato in onda. In particola l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini avrebbe ritenuto inaccettabili le parole, il tono e il contenuto del servizio andati in onda su Rai2 e per questo sarebbero in arrivo “provvedimenti”. Una notizia, quest’ultima, smentita successivamente dalle stesse fonti Rai.

Ovviamente a schierarsi con Anni 20 è la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che su Twitter si spende in difesa del programma: “Il PD invoca il bavaglio contro #Anni20 per un servizio sarcastico che osa criticare l’UE. Vogliono trasformarci nella Corea del Nord e la cosa più grave è che la Rai, piuttosto che difendere il pluralismo, fa sapere di essere pronta alla censura. Ecco la loro libertà di pensiero”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia