Regista, critica e sceneggiatrice italoamericana, Anselma Dell’Olio è un’intellettuale senza paraocchi, mai piegata a nessuna forma di conformismo. Anche sulla vicenda Boccia-Sangiuliano la sua opinione è dissonante da quella della maggioranza dei commentatori.
«Ho una reazione ben diversa da quella comune, moralista, banale, farisaica. Mi ricorda la parabola Berlusconi, quando tanti si scandalizzavano per qualche storiella -anche tante storielle – che erano fatti suoi, con cimici sotto il letto per spiarlo e sputtanarlo. Per farlo fuori politicamente con metodi che con la politica non c’entravano nulla. Era un’invasione della privacy rivoltante, per poter soloneggiare sul bonton violato. Qui è diverso solo perché la situazione è sfuggita di mano al ministro stesso, senza interferenze esterne. E ora l’italianuccio ci inzuppa il pane dell’iposcrisia, scandalizzato».

Perché gli italiani predicano bene e magari, nel privato, razzolano male?
«Appunto. Come se nessuno degli inorriditi avesse scheletri nell’armadio. Mentre quello di Sangiuliano è scoppiato mandando tutto per aria. Sembra che non abbiano mai letto la parabola del “Chi è senza peccato scagli la prima pietra.” Mai un’osservazione originale, un’ottica diversa».

Ammetterà che l’intervista al Tg1 è stata un po’ surreale.
«Surreale solo perché atipica, inusuale, originale. A suo modo perfino rivoluzionaria, con o senza lacrimuccia, perché nella vita reale non succede mai tanta sincerità. Salta all’occhio perché nella mia lunga vita non ho mai sentito un politico fare una confessione (su questioni intime poi) così articolata e completa. Che termina con le scuse alla moglie che non lascerebbe mai. Si fa forse, ma non si dice in pubblico, in TV. Lo sconcerto è dato dal fatto che non riusciamo a catalogarla. Perché non siamo abituati alla sincerità, alla piena ammissione degli errori fatti senza se e senza ma».

Avrà detto tutto, Sangiuliano?
«Ha vuotato il sacco. Cos’altro deve dire, scusi? Ha ammesso tutto quello che a me pare pertinente: una donna attraente, il sangue che ribolle, il rapporto sentimentale, l’errore segnalato da un collaboratore che se la nominava ufficialmente rischiava il conflitto d’interessi. Ma che altro doveva confessare Sangiuliano? Le posizioni del Kamasutra in alcova? Dài».

Lei conosceva il ministro Sangiuliano da prima?
«L’ho visto qualche volta, l’ho seguito soprattutto in tv, al Tg2 e da Marzullo per parlare di libri che non aveva letto. Se li faceva raccontare da un altro ospite e poi spifferava le sue battute in onda prima di lui. Non ne sono mai stata una fan, anche se mi divertiva molto. Ma adesso devo dire che da questa vicenda, alla fine, ne esce bene. Anzi: ne esce meglio di tutti».

Beh, ne esce come vittima inconsapevole. Quella scaltra è Maria Rosaria Boccia…
«Chi registra telefonate all’insaputa degli interlocutori – se non è per salvare una vita – va al di là di ogni possibile giustificazione. Sono femminista ma con gli occhi ben aperti».

Per lei l’italiano medio si rivede nel ministro Sangiuliano?
«Un uomo di 62 anni si innamora pazzamente di una donna, perde la testa per lei… poi capisce di aver pestato un mare di letame, lo ammette di fronte al pubblico all’ora di cena e chiede scusa alla moglie e al capo del governo che ha infangato. Una cosa che nessuno – certamente nessun uomo politico – ha fatto che io mi ricordi. E che infatti nessuno fa mai. Se parlano e con mille distinguo “Non volevo, avevo bevuto, mi sono distratto, ero depresso”. Innamorarsi a quell’età è già stupefacente di per sé, e se non c’è stato alcun illecito, cosa altro vogliamo dalla vita?».

Le sopracciglia inarcate di chi si ritiene moralmente superiore?
«Questo è il punto primo. Tanti indignati, scandalizzati, tutti sepolcri imbiancati. Tranne qualche testa pensante che ho letto su Twitter, come Claudio Velardi. Pochi e molto buoni. Non solo a me pare che Sangiuliano esce da questa storiaccia molto bene. Umiliarsi in pubblico richiede coraggio. Chapeau».

Vede similitudini, diceva, con le vicende di Berlusconi?
«Berlusconi aveva molto più potere, soldi e anche molte più donne. Ma quando ha fatto il suo primo governo ne ha messe tante in Consiglio dei ministri e in altri posti, molte più di quante ne avesse mai indicate la sinistra. Giorgia Meloni, per dire, è emersa da quell’esperienza di governo. Me la ricordo, capo dei giovani di AN. Era come adesso, preparatissima, sapeva di cosa parlava. Studiava».

Anche per le donne di Berlusconi ci fu chi provò a parlare di morale tradita…
«La sinistra sappiamo bene che cos’è. Sappiamo cosa fanno. Pieni di amanti, di tradimenti, di doppia morale».

Lo fanno con più discrezione.
«Sì, lo fanno con più discrezione, ma non cambia niente dal punto di vista della morale. Alla fine la loro condotta è quella, solo più ipocrita. Chissà perché Scalfari (ricordandolo da vivo) kingmaker e moralista della sinistra per tutta la vita, poteva essere bigamo, trigamo e pure con amanti extra come ruote di scorta e tutti stavano zitti…».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.