La società contemporanea si trova ad affrontare una crescente tendenza verso la medicalizzazione di eventi e stati d’animo che in passato venivano considerati parte naturale dell’esperienza umana.

Convergono e spingono in questa direzione gli interessi economici legati all’espansione del mercato dei prodotti farmaceutici, la cultura orientata alla soluzione rapida dei problemi che se tradotti in diagnosi disporranno del rispettivo trattamento e lo stigma sociale di comportamenti o stati d’animo considerati “anormali”. Prezzi da pagare sono il moltiplicarsi delle diagnosi e dei trattamenti inappropriati, anche con il rischio di effetti collaterali dannosi, la distrazione di risorse mediche da veri problemi di salute e una stigmatizzazione delle persone che sperimentano comportamenti etichettati come patologici. Sebbene la medicina abbia un ruolo basilare nel trattare le malattie e migliorare la qualità della vita delle persone, è essenziale che la medicalizzazione non superi i confini della patologia vera e propria.

L’ansia non è di per sé una malattia, è una risposta complessa che coinvolge aspetti emotivi, cognitivi e fisiologici. Ha radici evolutive profonde ed è stata utile per la sopravvivenza delle specie, poiché ha aiutato gli esseri umani a prepararsi ad affrontare situazioni di pericolo permettendo di rimanere vigili, aumentare l’attenzione e reagire prontamente a minacce reali o potenziali.

L’ansia, di base, è una condizione adattativa che aiuta ad aumentare la concentrazione e la preparazione, a essere più prudenti, a prendere decisioni migliori in condizioni di rischio e a prepararsi al meglio per affrontare proprio quelle situazioni che la determinano. Certo, dal punto di vista clinico, l’ansia può diventare patologica quando si manifesta in modo cronico, intenso, paralizzante e debilitante generando disturbi come l’ansia generalizzata o gli attacchi di panico. La ricerca scientifica ci ha fornito una comprensione più approfondita delle sue basi neurobiologiche, rivelandone i complessi meccanismi cerebrali coinvolti e consentendo lo sviluppo di trattamenti efficaci per aiutare le persone a gestirla quando diventa travolgente e dannosa per l’individuo interferendo con la vita quotidiana e la funzionalità.

Ma l’ansia in quanto condizione fisiologica, se non la si nega e non la si riduce frettolosamente o impropriamente a malattia, è una sinfonia dell’anima, una melodia complessa che racconta la storia delle nostre paure più profonde e dei nostri desideri più ardenti. Nella sua essenza, è la voce silenziosa dei nostri sogni inespressi e delle nostre insicurezze nascoste. Come poeti, possiamo trovare nell’ansia una fonte inesauribile di ispirazione perché ci ricorda di occuparci di noi e dei nostri bisogni più veri e profondi.

È il turbamento interiore che ci spinge a cercare la bellezza, a difenderci dal noto, a esplorare l’ignoto, e a creare opere d’arte che trasmettano la nostra umanità. L’ansia è il pennello che dipinge i nostri quadri più vividi e la penna che scrive le nostre poesie più struggenti. Eppure, viviamo in un mondo in cui non sembra esserci spazio per l’ansia, sebbene il suo fantasma, talora stordito da sostanze psicoattive, si aggiri silenzioso tra le pieghe della nostra esistenza. Nelle città affollate, nelle giornate tracimanti di impegni, nell’era dell’iper-connessione, sembra che tutto sia progettato per distrarci dall’ansia, per negarla tenendola nascosta dietro uno schermo di sorrisi forzati e occupazioni frenetiche.

Ma nelle notti silenziose, quando il mondo si addormenta e i rumori della giornata svaniscono, l’ansia può emergere. Si insinua nei nostri pensieri, come un vento gelido che ci fa rabbrividire. Se la ascoltiamo senza sedarla, ci interroga su chi siamo, su cosa stiamo cercando e su quale sia il vero significato della nostra esistenza. La lotta con l’ansia ci rende più umani. È il contrasto tra il nostro desiderio di tranquillità e la realtà caotica del mondo che ci circonda, è un’esortazione a cercare la bellezza e il significato nelle piccole cose.

È l’ansia che ci fa apprezzare i momenti di calma e serenità, che ci spinge a cercare conforto nella natura, nell’arte e nella musica. È attraverso la sua sfida che possiamo scoprire la nostra forza interiore e trovare un senso nel caos dell’ambiente che ci circonda. L’ansia può essere una condizione poetica che ci ricorda la fragilità e la bellezza della vita stessa. Nell’ansia c’è la forza di affrontare le tempeste e la sensibilità per cogliere il mondo in un fiore. Se quando ci confrontiamo con una novità non siamo ansiosi, o dovremmo ridurre la dose di ansiolitici per meglio ascoltare il rumore dell’esistere o non stiamo minimamente superando i confini delle nostre zone di comfort per crescere e migliorarci. L’ansia non è un nemico da combattere, ma un’arte da contemplare e comprendere nella sua interezza di significato.