Come funziona la terapia anti-Covid
Anticorpi monoclonali Coronavirus: cosa sono e come possono sconfiggere il Covid

Il presidente Trump -ormai ex- in una delle sue sorprendenti esternazioni, aveva consigliato per debellare il Coronavirus di iniettarsi disinfettante. La virologia do it yourself può avere esiti tragicomici. Quando fu il suo turno di contrarre la malattia, non sappiamo se perché si fosse ricreduto, o perché i sanitari avessero tenuto nel giusto conto i suoi suggerimenti, cioè nessuno, anziché iniettargli amuchina per endovenosa, optarono per la somministrazione di anticorpi monoclonali. Il nome criptico e suggestivo suscitò molta curiosità. Mono-clonale. Sa vagamente di rapporto esclusivo col mostro di Frankenstein.
Com’è, come non è, il presidente Trump -ormai ex-, nonostante un’età non più verdissima e condizioni di salute che ci riferivano precarie anche prima del Covid, ne uscì più gagliardo e stravagante di quando si era ammalato. Sembrava proprio che questa nuova diavoleria funzionasse, gli anticorpi monoclonali sapevano il fatto loro… In questi giorni si è tornato a parlarne di anticorpi monoclonali con più insistenza, perché in Italia è stato ultimato l’iter autorizzativo di questa terapia. E quindi vale la pena di capirci qualcosa di più. La maggior parte delle malattie non è trasmissibile. Se faccio indigestione sbafandomi due pizze capricciose e mi viene il mal di pancia, non c’è il rischio che venga anche al mio vicino di tavolo, che ha mangiato un’insalatina scondita. Altre invece possono essere trasmesse da un soggetto malato a uno sano, ma suscettibile di ammalarsi, cioè non immune.
Le malattie trasmissibili possono essere infettive, cioè dovute ad agenti patogeni come batteri e virus (o anche funghi, ma qui non ci interessano). Tra questi, i virus sono i peggiori clienti: mentre contro i batteri abbiamo un’arma potentissima, gli antibiotici che, a meno di casi rari di antibiotico-resistenza, hanno ragione dei batteri, contro i virus la battaglia è molto più incerta. Per i virus non esiste infatti l’equivalente dell’antibiotico. Esistono sì dei farmaci antivirali, ma sono generalmente meno efficaci e comunque in numero molto più limitato. In ultima analisi il motivo è che, mentre il batterio è un essere microscopico dotato di tutte le funzioni organiche – che possono essere aggredite e bloccate – il virus è una creatura aliena. Gli scienziati dibattono ancora se il virus possa essere considerato un essere vivente a tutti gli effetti. Ovviamente dipende dalla definizione che si dà di “vita” ma, confrontandolo con quelli che generalmente consideriamo esseri viventi, io propenderei per il no. Il virus nasce in modo anomalo e fortunoso e da quel momento non cresce e non si riproduce autonomamente.
Non respira, non si alimenta, non si muove, non contribuisce al Pil, non legge il Riformista. Non ha organi interni che svolgano funzioni metaboliche. Insomma, non fa praticamente niente, a parte danni. L’unica sua attività è introdursi nelle cellule per sfruttarne l’apparato riproduttore. È quello che si dice un “parassita obbligato”. È chiaro che un tipo così non offre molte opportunità di inceppare la sua macchina biologica. Perché questo è un virus: una piccolissima macchina biologica. Ed ecco che siamo arrivati a capire necessità di combatterlo con gli anticorpi. Siccome il solo lavoro del virus consiste nell’intrufolarsi nelle cellule, ad esempio dei nostri tessuti, per poi fare i propri comodi, la contromisura è di impedirglielo.
Ormai abbiamo sentito ripetere fino allo sfinimento che il Coronavirus usa le spine che spuntano dalla sua superficie per indurre le cellule a farlo entrare. Nel nostro organismo la presenza del virus, che ha una composizione biochimica estranea, stimola il sistema immunitario a produrre delle cellule (“plasmacellule”) che generano gli anticorpi. L’anticorpo è un composto biochimico, un po’ proteina, un po’ zucchero, con una forma e una funzione particolari. La forma somiglia vagamente a quella di una ipsilon maiuscola, Y. Il gambo della Y è lo stesso per tutti gli anticorpi prodotti, la V superiore invece è specifica: la sua struttura chimica e la sua conformazione sono adatte a consentirgli di combaciare con una parte del corpo estraneo (“antigene”) che intende contrastare. Si usano molte metafore per descrivere la complementarietà tra antigene e anticorpo. Spesso quella della serratura e della chiave adatta a quella serratura. Nel nostro caso ho pensato a un’immagine più aderente alla situazione.
Il Coronavirus usa con destrezza le proprie spine per stimolare chimicamente la cellula e indurla ad aprirsi e farlo entrare? Possiamo allora immaginare le spine come delle dita sottili che fanno il solletico sulla superficie della cellula, a cui corrisponde il riflesso condizionato della cellula ad aprirsi. Bisogna quindi impedire a queste dita, cioè alle spine, di poter toccare la superficie. Come? Ad esempio producendo anticorpi a forma di guantone da pugilato della giusta taglia. Una volta calzato, il guantone frapporrà uno strato spesso tra le dita e gli oggetti che le dita prima toccavano. Senza il suo tocco magico, il virus è inoffensivo e, non potendosi più nascondere dentro una cellula, è facile preda dei meccanismi di pulizia del sistema circolatorio.
Gli anticorpi prodotti dalle plasmacellule del sistema immunitario non sono tutti uguali, come ammonisce il noto anacoluto, “plasmacellula che vai, anticorpo che trovi”. Infatti gli antigeni, ovvero le zone del microrganismo in cui si può aggredirlo per bloccarne le funzioni, sono vari e il sistema immunitario genera diversi tipi di plasmacellule, che emettono ciascuna un anticorpo specifico. Però non tutti gli anticorpi sono ugualmente efficaci. Alcuni sono solo in grado di ridurre le capacità dell’agente patogeno, senza inibirle del tutto. Ma il sistema immunitario gioca a tutto campo e tenta tutte le soluzioni. Noi invece, che non sappiamo fare (almeno per ora) gli anticorpi in laboratorio, perché siamo bravi, ma mai bravi come la Natura, possiamo tuttavia agire in maniera più mirata. Il lavoro di produrre le plasmacellule e, di conseguenza, gli anticorpi, lo facciamo fare a chi sa farlo bene, cioè al sistema immunitario e stiamo a guardare.
Qual è la regina delle plasmacellule, quella cioè che ha fatto gli anticorpi più efficaci? La seconda a destra? Bene cara, puoi venire un attimo con noi? Sei così preziosa che vogliamo fare tante gemelline uguali a te. Ti cloniamo! Gli anticorpi che produrrete, tu e le tue sorelle clonate, saranno per definizione geneticamente identici, saranno mono-clonali. Siccome ne potremo fare tante copie, avremo a disposizione tanti anticorpi, tutti uguali a quello migliore. Quindi, per la terapia basata su anticorpi introdotti dall’esterno non sarà più necessario un paziente donatore, ovvero un soggetto guarito dalla malattia virale che benevolmente concede il proprio sangue, perché gli anticorpi saranno prodotti di laboratorio.
Certo, la controindicazione è che costicchiano. Servono attrezzature e personale specializzato. Ma, d’altra parte, il danno economico che stiamo subendo in questo periodo è così ingente, che sarà comunque un vantaggio chiudere la partita della pandemia e ricominciare al più presto una vita normale. Senza considerare un aspetto che esula dalla mera contabilità. Infatti, è possibile discutere se generalmente i soldi siano sterco del diavolo, ma di certo quelli che salvano la vita sono il soffio degli angeli.
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