C’è un motivo di ordine sistematico – un motivo di contesto, diciamo – per non sottovalutare la gravità dell’antisemitismo emergente dalle chat della granitica gioventù governativa e per non minimizzare quello che serpeggia tra i soprammobili del presidente del Senato. Ed è che questa nuvolaglia di nero antisemitismo incombe sulla serena temperie di una società, la nostra, che credevamo e si credeva estranea anche alla sola ipotesi che potesse farvi capolino un qualsiasi accenno, pur tenue e sparuto, di pregiudizio antiebraico. Diciamocelo. Quel vento antisemita è come un ceffone inatteso sulla faccia di un Paese sbalordito.

Perché qui da noi non si sputa sulle insegne della Brigata Ebraica, né sono chiamati “assassini” e “pezzi di merda” quelli che le portano in rassegna il 25 Aprile. Qui da noi non ci sono cortei “per la pace” in cui si strilla “fuori i sionisti da Roma”. Non ci sono strade chiuse e trecento poliziotti mobilitati per proteggere un teatro in cui le “merde sioniste” organizzano un convegno sul 7 ottobre, né università con ingresso vietato ai giornalisti ebrei.

Non ci sono stelle gialle disegnate sulle case degli ebrei, né rabbini bastonati per strada, né vecchi e bambini aggrediti davanti a una scuola ebraica. Non ci sono operatori delle organizzazioni umanitarie che “rimuovono e depongono nel cestino” i volantini con le immagini degli ostaggi ebrei. Non ci sono informative delle Comunità Ebraiche che raccomandano agli ebrei di non farsi riconoscere, di non girare con la kippah, di non sostare a lungo nei pressi di luoghi “pericolosi” come le sinagoghe.

Non ci sono cimiteri ebraici vandalizzati, né pietre d’inciampo insozzate, né sopravvissute ai campi di sterminino che ricevono insulti e minacce di morte. Non ci sono manifestazioni bardate d’arcobaleno in cui si grida che “il 7 ottobre ci ha insegnato cosa significa resistenza”, né cortei in cui si inneggia al repulisti dello Stato degli ebreidal fiume al mare”, né professori secondo cui Israele ha perso il diritto di essere uno Stato “semmai lo ha avuto”.

Non ci sono manifestazioni Lgbtq+ in cui gli ebrei “sono ammessi”, ma ovviamente a loro rischio e pericolo. Per questo è tanto temibile quell’onda nera. Per questo abbiamo l’obbligo di non sottovalutarne la portata soverchiante. Per questo la Repubblica democratica fondata sull’antifascismo deve fare bastione. Perché non deve esserci nemmeno il remoto rischio che una qualsiasi forma di antisemitismo, qui da noi, possa anche solo isolatamente accreditarsi.