L'agguato al 22enne di Caivano: svolta dopo 26 mesi
Antonio Natale da pizzaiolo a pusher del Parco Verde, lo shopping poi la vendetta: ucciso e seppellito per aver rubato al suo clan

Ucciso per aver rubato un borsone di armi e droga alla famiglia criminale per cui lavorava. Ucciso dopo una giornata di shopping trascorsa in centro a Napoli con il suo amico-carnefice. Dopo 26 mesi si chiude il cerchio sull’omicidio di Antonio Natale, il 22enne scomparso nel Parco Verde di Caivano a inizio ottobre 2021 e ritrovato cadavere dopo due settimane sepolto in un fondo agricolo al confine tra Acerra e Afragola, tutti comuni in provincia di Napoli. Natale venne ucciso con tre colpi d’arma da fuoco. Andava punito perché, stando a quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, nelle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, aveva rubato un borsone con all’interno armi e droga di proprietà della famiglia Bervicato, conosciuta proprio per l’attività di spaccio nel famigerato parco della droga, quello che in questi mesi il governo Meloni sta provando a bonificare con repressione, inaugurazioni e passerelle (in attesa di un rilancio vero e proprio dell’intera zona).
Oggi i carabinieri hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti tre persone gravemente indiziate, a vario titolo, del reato di omicidio e dei connessi reati di detenzione e porto di arma da sparo, aggravati dal metodo mafioso. In particolare, gli indagati, il 4 ottobre 2021 in Caivano, avrebbero ucciso Natale Antonio, esplodendo tre colpi di pistola che raggiungevano la vittima alla testa ed al torace. L’omicidio sarebbe stato deliberato e premeditato per punire il 22enne, che avrebbe sottratto armi, droga e denaro al gruppo criminale Bervicato, per conto del quale effettuava attività di spaccio di droga.
Omicidio Antonio Natale, tre arresti
Il cadavere del Natale venne poi trovato in un fondo agricolo il giorno 18 ottobre 2021. L’odierna attività fa seguito all’arresto di un’altra persona avvenuto il 14 aprile 2023. Dopo Domenico Bervicato, in carcere sono finiti oggi Gennaro Pacilio (56 anni), Emanuele D’Agostino (26 anni), Bruno Avventurato (48 anni). Con l’operazione di oggi, in attesa che le fasi processuali cristallizzino o meno la ricostruzione della Procura, si chiude il cerchio su un episodio feroce e cruento che scosse molto l’opinione pubblica all’epoca. Sin dall’inizio iniziarono a circolare nomi e cognomi dei presunti carnefici del 22enne mentre la povera madre lanciava appelli in diretta televisiva affinché fosse ritrovato il corpo di Natale. Tutti sapevano, molti hanno taciuto. Altri hanno lanciato accuse grazie a fantomatiche cartomanti, mostrando foto di esponenti della famiglia Bervicato con moglie e figli piccoli. Il tutto nel silenzio della Procura, all’epoca guidata da Giovanni Melillo, che in quella fase fornì informazioni telegrafiche e in ritardo. Dopo ben 26 mesi una prima, possibile, svolta.
La storia di Antonio Natale, da pizzaiolo a pusher
Il giovane pizzaiolo rientrato dalla Germania all’inizio del 2021, era scomparso la sera del 4 ottobre scorso dopo aver detto alla madre Anna di andare a Napoli con l’amico Domenico Bervicato (il primo ad essere arrestato, lo scorso aprile 2023, per il coinvolgimento nell’omicidio) in un negozio di abbigliamento. Stando al racconto dei familiari, Antonio era finito nel vortice delle piazze di spaccio del famigerato Parco Verde di Caivano, una zona che dopo la guerra che lo Stato ha combattuto contro i supermercati a cielo aperto della droga a Scampia e Secondigliano, è diventata una dei principali punti di riferimento (insieme al Rione Traiano a Napoli e al Rione Salicelle di Afragola) per i tossici di tutta la Campania.
Tre giorni prima della scomparsa sarebbe stato vittima di un brutale pestaggio. “La camorra me lo deve ridare vivo o morto” ha urlato la madre prima del tragico epilogo del 18 ottobre quando nel pomeriggio i carabinieri – stando alla versione ufficiale – vengono allertati da un agricoltore della zona dopo il rinvenimento di un cadavere.
Le parole dei “presunti killer”: “Volevamo bene ad Antonio, le indagini chiariranno tutto”
Dopo essersi ritrovati coinvolti nella gogna social ed essere andati a protestare all’esterno della Tenenza dei carabinieri di Caivano, uno dei quattro protagonisti ha così commentato: “Per iniziare condoglianze a tutta la famiglia Natale, a noi dispiace moltissimo. Noi famiglia abbiamo sbagliato e anche pagato, non siamo santi ma neanche assassini e non potete darci già la colpa senza prove e – proseguono – pubblicare foto senza conferma con le indagini ancora in corso”.
“Le forze dell’ordine stanno facendo il loro dovere e dal primo momento, quando hanno dichiarato che eravamo latitanti, siamo andati in caserma a testa alta… E non è nemmeno il caso di infangarci, così state giudicando senza conoscerci e senza sapere le cose come stanno realmente”. Poi ancora: “Mettendo le nostre foto ci avete fatto fare il giro d’ Italia senza prove, senza sapere. E se poi noi siamo innocenti, ci avete infangati per senza niente? Lo ripeto – ribadisce – non siamo santi ma come si dice tempo al tempo verrà la condanna per tutti e noi vogliamo pagare ma dalla legge non da voi”.
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