“Mio marito non è un camorrista, era una brava persona. Si è trovato qua per mettere una zanzariera, per un pacchetto di sigarette (“per 20 euro” aggiunge un’altra donna). Lo chiamavano il Robin Hood del quartiere perché faceva del bene, faceva dei lavoretti per le persone in difficoltà, con pochi soldi. Lo faceva anche in cambio di un pacchetto di sigarette. Chiedo giustizia perché mio marito è stato ucciso come vittima innocente”. Sono  le parole della moglie di Antimo Imperatore, il lavoratore di 55 anni ammazzato a Ponticelli questa mattina, all’interno di un basso dove si trovava anche Carlo Esposito (nella foto), 29 anni festeggiati pochi giorni fa (16 luglio). Quest’ultimo è considerato vicino al clan De Micco-De Martino perché cognato di Ciro Uccella, un affiliato arrestato nei mesi scorsi.

Parole forti quelle della moglie di Imperatore rilasciate ai giornalisti presenti. La donna rimarca la genuinità della propria famiglia, fatta di persone “che la mattina si svegliano e vanno a lavorare. Io lavo le scale nei condomini, mio marito fa il Robin Hood, aiuta le persone in difficoltà con dei lavoretti in cambio di poco. Abbiamo due figlie e due nipoti, lui era legatissimo a loro”.

Dopo il duplice omicidio, avvenuto poco dopo le 9 di mercoledì 20 luglio in via Eugenio Montale nel rione Fiat, un uomo si è costituito dai carabinieri e in queste ore è ascoltato in Procura. “Sono stato io” avrebbe detto ma sono in corso accertamenti sulla sua versione e sul numero effettivo di killer entrati in azione.

Secondo una prima ricostruzione, Imperatore – che risultava avere qualche piccola segnalazione negli archivi delle forze dell’ordine – è stato ammazzato sull’uscio della porta, probabilmente perché è stato lui ad aprire al commando che ha poi ucciso Carlo Esposito che si trovava all’interno del basso. Imperatore stava effettuando alcuni lavoretti all’interno dell’abitazione dove Esposito, che gli stava dando una mano, si era trasferito da poche settimane insieme alla compagna, sorella di Uccella.

Le indagini sono coordinate dalla procura e condotte dai carabinieri della Compagnia di Poggioreale e dai militari del Nucleo Investigativo. Al momento nessuna pista è esclusa, compresa quella di una epurazione interna perché il duplice omicidio è avvenuto nella zona di competenza del clan De Martino che insieme ai De Micco è in contrapposizione con i De Luca Bossa-Minichini-Casella.

Quest’ultimi proprio nelle ore  precedenti al duplice omicidio sono stati colpiti da un decreto di fermo emesso dalla Procura ed eseguito dai carabinieri perché sospettati di essere gli autori del raid armato avvenuto lo scorso 2 luglio in viale Margherita a Ponticelli, quando quattro uomini in sella a due moto di grossa cilindrata hanno esploso decine di colpi d’arma da fuoco ad altezza uomo contro due auto in sosta. L’ipotesi è quella di un agguato mancato, con la vittima designata che è riuscita a salvarsi riparandosi dietro le macchine.

I destinatari sono Emmanuel De Luca Bossa, 23 anni, Giuseppe Damiano, 20 anni, e Vincenzo Barbato, 23 anni, tutti contigui al clan egemone nel Lotto Zero di Ponticelli. Emmanuel è il figlio di Antonio detto Tonino ‘o sicco (in carcere da circa 25 anni), nipote di Christian Marfella, 28enne fratellastro di Antonio De Luca Bossa, recentemente scarcerato dopo circa otto anni di carcere per estorsione aggravata dalla finalità mafiosa. Marfella jr è agli arresti domiciliari.

La sua scarcerazione è monitorato dagli investigatori, soprattutto dopo l’omicidio di Carmine D’Onofrio, il 23enne incensurato ucciso a colpi di arma da fuoco nella notte tra il 5 e il 6 ottobre 2021 in via Luigi Crisconio, nel quartiere Ponticelli a Napoli, mentre si trovava con la compagna convivente, incinta all’ottavo mese.

Carmine era il figlio di Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Christian Marfella, ed è stato ucciso presumibilmente dai De Micco dopo essersi resto protagonista di un attentato contro la casa del boss Marco De Micco. 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.