La memoria corta del leader leghista
Armi all’Ucraina, Salvini si scopre ‘pacifista’ ma il passato lo smentisce: dalle foto tra i fucili alle leggi per agevolarne l’acquisto
Le foto sorridente imbracciando fucili e mitra? Tutto dimenticato, così come la continua invocazione della “difesa sempre legittima” per armare i cittadini italiani o i tentativi di promuovere leggi per agevolarne l’acquisto. È l’ennesima trasformazione di Matteo Salvini, il leader della Lega che oggi a margine del discorso in videocollegamento di Volodymyr Zelensky a Montecitorio si è lasciato andare a dichiarazioni che hanno fatto storcere il naso.
“Mi piace Zelensky quando parla di pace, non quando si parla di invio di nuove armi o magari di mandare i nostri militari”, ha detto l’ex ministro dell’Interno parlando con i cronisti uscendo dalla Camera, dove ha assistito al discorso del presidente ucraino e poi alla ‘replica’ del premier Mario Draghi.
Il riferimento era ovviamente alla guerra in corso in Ucraina da ormai quasi un mese, dopo l’invasione da parte delle forze armate russe dell’(ex?) amico Vladimir Putin, il leader del Cremlino che Salvini ha difeso in più occasioni in passato.
Ma come con il brusco dietrofront sui rapporti tra Lega e Putin, così non è passato inosservato la retromarcia dello stesso segretario del Carroccio sulle armi. Sul web e sui social sono presenti infatti decine di foto di Salvini che imbraccia i più svariati tipi di fucili, cosa che può accadere per motivi istituzionali a un ministro dell’Interno in determinati casi.
Non gliene riesce più una giusta a questo signore. Non si comprende la classe dirigente della Lega che continua a far finta di nulla. https://t.co/mPGOPBSMZp
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) March 22, 2022
Il problema con Salvini spunta in realtà quando si vanno a rintracciare le dichiarazioni e i provvedimenti sul tema. È il caso della nota battaglia leghista della “difesa sempre legittima”, rispolverata per esempio nel caso dell’assessore leghista di Voghera Massimo Adriatici, che il 20 luglio scorso sparò e uccise Youns El Boussettaoui. Per giustificare il compagno di partito in giro per la città ligure armato, Salvini sottolineava che “se uno ha il porto d’armi come accade a 1,3 milioni di italiani certificati da questura e prefettura, è normale andare in giro con un’arma”.
Una vicinanza alle lobby delle armi mostrata anche quando nel giugno 2021 il segretario del PD Enrico Letta propose una stretta sulle concessioni delle armi: “L’Italia è uno dei paesi con le regole più restrittive sulla concessione delle licenze per le armi”, replicò il leader della Lega.
Non è un caso infatti se da vicepremier nel governo Conte 1, l’allora ministro dell’Interno Salvini tramite il Carroccio presentò anche una proposta di legge per rendere più facile l’acquisto di armi per la difesa personale “aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi“. Un tentativo mai andato in porto perché il testo non arrivò poi in Aula.
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