La questione minorile in Campania assume, più che altrove, connotati significativi sul piano dei numeri e dell’allarme sociale che genera. «I dati più aggiornati appaiono davvero allarmanti», si legge nella relazione semestrale del garante dei detenuti Samuele Ciambriello. «Il numero dei reati di sangue risulta particolarmente elevato» si precisa prima di elencare nel dettaglio i singoli casi registrati in Campania nei primi sei mesi di quest’anno. E se si considera che l’altro ieri c’è stato a Napoli, nel quartiere Miano, l’ennesima tragedia sfiorata con l’accoltellamento di uno studente prima che entrasse in classe ad opera di un diciassettenne, suo coetaneo, è evidente che il tema oltre ad essere serio è anche molto attuale.
I giovani stanno diventando sempre più armati e sanguinari: eccolo l’allarme. Ma affinché non resti fine a se stesso, è utile individuare le modalità e le scelte con cui intervenire per fermare questa spirale di violenza. Dall’inizio del 2022 sono stati 1.248 i minorenni e giovani adulti, quindi parliamo di persone dai 14 ai 25 anni di età, accusati di reati contro la persona. Colpisce che un terzo sia adolescente, quindi intorno ai 14 anni: 403 casi. Colpisce anche che si sono contati 6 casi di minorenni accusati di omicidio volontario, 77 di tentato omicidio, uno di omicidio preterintenzionale, uno di omicidio colposo e quattro di omicidio stradale.
Guardando poi ai reati di violenza che non sfociano nella perdita di vite umane ma sono ugualmente gravi e allarmanti, si registrano 42 minorenni accusati di percosse, 496 di lesioni personali volontarie, 8 di lesioni colpose, 86 di rissa, 5 di aver sfregiato per sempre la loro vittima, 49 di sfruttamento della pornografia minorile, 10 di sequestro di persona, 54 di violenza sessuale, 47 di violenza privata, 204 di minaccia, 50 di atti persecutori e stalking. E ancora: 41 minorenni accusati di maltrattamenti in famiglia, 563 di furto, 491 di rapina, 168 di danni a cose, animali o terreni, 238 di reati contro l’incolumità pubblica tra produzione, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, 17 per associazione di tipo mafioso e ben 165 per il reato di armi.
Tirando le somme su tutte le varie tipologie di reato si arriva a un totale di 3.788 minorenni e giovani adulti finiti nelle maglie della giustizia: di questi 1.235 hanno dai 14 ai 18 anni, 1.542 sono di età compresa tra i 18 e i 21 anni, infine 1.011 hanno da 21 a 25 anni. «Insomma, da uno sguardo d’insieme sembra proprio che i dati disponibili restituiscano un universo malavitoso molto radicato, abituato o forse rassegnato a vivere di espedienti, niente affatto alieno da forme di criminalità anche aggressiva. In altre parole, una delinquenza perpetrata da minori ma quasi completamente assimilabile a quella degli adulti», si legge nella relazione semestrale. «Come mai siamo arrivati a questa situazione?», è la conclusione della relazione semestrale.
Le cause? «Innanzitutto la debolezza, se non la latitanza, delle istituzioni, la cui presenza e reattività appaiono rispettivamente distante e debole. Non è certo fisiologico che il primo contatto dinanzi al quale si trova un minore dell’area napoletana è personificato dalla figura non del maestro ma del giudice minorile o del rappresentante delle forze dell’ordine. Ciò è un portato dell’annosa, elevatissima evasione scolastica: tema da sempre presente nell’agenda politica ma mai radicalmente risolto». Un peso lo ha anche il fattore ambientale.
«Vi sono contesti ambientali, soprattutto nella sterminata periferia metropolitana, che non solo non si oppongono alla scelta del minore di disertare le aule scolastiche ma addirittura la incoraggiano, ritenendola funzionale all’economia familiare. Bambini che entrano in contatto sin dalla più tenera età con la prostituzione, la microcriminalità e la criminalità organizzata, il contrabbando, lo smercio di droga non possono immaginare orizzonti culturali diversi da quelli a cui sono stati abituati». Le soluzioni? Lo diciamo da sempre: scuola, servizi, lavoro, opportunità, lo sblocco dell’ascensore sociale.