Arresti domiciliari per Liliane Murekatete e Marie Therede Mukamatsindo, rispettivamente moglie e suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro eletto nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra e poi passato nel gruppo misto dopo la prima inchiesta sulle coop gestite dalla famiglia della moglie. È quanto disposto dal gip di Latina nell’ambito della gestione di cooperative che si occupavano della gestione di migranti e di minori non accompagnati nella provincia di Latina. Le misure sono state eseguite dalla Guardia di Finanza che ha poi sequestrato beni per circa due milioni di euro. La misura è frutto di una seconda inchiesta sulle cooperative per l’accoglienza dei migranti gestite dalla famiglia della moglie di Soumahoro. I pm della procura di Latina ipotizzano i reati di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto riciclaggio.

Focus sui Cas di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi), gestiti dalla Karibu, e i Cas di Latina (Via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da Consorzio Aid. Secondo quanto emerso nelle indagini e dai controlli effettuati dagli ispettori della Prefettura, da quelli della Asl di Latina e dai vigili del fuoco, i centri in questione erano in sovrannumero di ospiti con alloggi fatiscenti e arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti, assenza di acqua calda e riscaldamento assente. Nelle strutture infatti i militari della Guardia di Finanza hanno riscontato carenze nell’erogazione dell’acqua calda, nella conservazione delle carni e scarsa qualità del cibo. La Finanza ha messo ai domiciliari Liliane Murekatete, nell’abitazione che divide con il deputato a Casal Palocco. Stessa misura per la suocera dell’onorevole, Marie Therese Mukamitsindo, che vive a Latina. Obbligo di dimora a Carpeneto, in provincia di Alessandria, invece, per il cognato Michel Rukundo, figlio di Marie Therede Mukamatsindo.

Le indagini su coop e consorzio, procura: “Strutture fatiscenti, soldi risparmiati utilizzati per spese del tutto estranee”

La coop Karibu e il Consorzio Aid  (agenzia per l’inclusione dei diritti  d’Italia) sono state messe in liquidazione circa un anno fa, dopo la prima inchiesta sullo scandalo dei lavoratori non pagati e delle pessime condizioni in cui erano costretti a vivere gli ospiti di cooperativa e consorzio. Il Ministero delle imprese e del made in Italy inviò una ispezione e decise di chiudere le due società. Dopo le prime indagini, approdate in misure interdittive e sequestri per reati fiscali, oggi su ordine del gip del Tribunale di Latina sono scattati arresti per i membri del CdA della Karibu e un altro sequestro preventivo a fini di confisca, anche per equivalente, di quello che è considerato il profitto del reato. In particolare, le cooperative Karibu e Consorzio Agenzia per l’inclusione e i diritti d’Italia, oltre alla Jambo Africa (per il tramite della Karibu) avrebbero percepito ingenti fondi pubblici da diversi enti (Prefettura, Regione, Enti locali etc.) destinati a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato e comunque difforme rispetto a quello pattuito.

Le somme destinate alla gestione delle strutture per i migranti erano “reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo”. La procura in una nota spiega che “l’inosservanza delle condizioni pattuite, rilevate dagli ispettori della Prefettura oltre a quelli della Asl di Latina e ai vigili del fuoco, tali da far vivere gli ospiti in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne, aggravate dalla condizione di particolare vulnerabilità dei migranti richiedenti protezione internazionale, ha generato considerevoli risparmi di spesa/profitti, che sono stati utilizzati per spese varie (alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli ecc.) e/o investimenti del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l’oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit”, spiegano i pm nella nota. Queste distrazioni di denaro sono state oggetto di approfondimenti investigativi che hanno consentito di ipotizzare a carico degli indagati i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) a seguito dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza della cooperativa Karbu e di autoriciclaggio di parte di dette somme, che sono state trasferite all’estero (Ruanda, Belgio e Portogallo) e reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo.

Le parole di Soumahoro: “Io estraneo, confido nella giustizia”

“Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio” dichiara il deputato del gruppo misto Aboubakar Soumahoro.

Redazione

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