Il caso di Palermo
Arresto di Daniela Lo Verde, il video contro la preside dello Zen paladina antimafia è solo “marketing giudiziario”
Marco Travaglio ordina e senza perdere tempo al comando generale dell’Arma dei carabinieri scattano sugli attenti, tornando a distribuire filmati delle indagini per “esigenze comunicative”. È stato prontamente raccolto il grido di dolore del principale house organ delle Procure contro il bavaglio Cartabia che farebbe sparire delitti e indagini. La prima pagina del Fatto Quotidiano del 13 aprile scorso, per chi se la fosse persa, era dedicata infatti alla asserita scomparsa delle notizie di cronaca giudiziaria per “colpa” della legge sulla presunzione d’innocenza.
La norma, approvata a dicembre del 2021 recependo una direttiva europea del 2016, impone regole di civiltà sulla comunicazione, ad esempio vietando affermazioni di colpevolezza prima che questa sia effettivamente provata. A supporto, invece, della tesi del “bavaglio” vi era una lunga intervista a Sigfrido Ranucci dove si poteva leggere «non è presunzione d’innocenza, è oblio di Stato: reagiamo» oppure «la riforma è spacciata come una garanzia ed invece tutela solo politici e potenti».
Non essendoci stati in questi giorni arresti di politici e potenti, il circo mediatico giudiziario in crisi di verbali da pubblicare, si è dovuto accontentare ieri dell’arresto di Daniela Lo Verde, preside di una scuola allo Zen di Palermo ed insignita dal capo dello Stato del cavalierato della Repubblica per la sua attività antimafia, accusata di essersi appropriata di cibo per la mensa, di computer e di tablet destinati ai suoi alunni ed acquistati con finanziamenti europei. L’arresto della paladina dell’antimafia è stato accompagnato dalla diffusione ai media di un video con il logo dell’Arma e della Procura, montato con le immagini delle telecamere piazzate nel suo ufficio, in cui si vede uno dei complici portare fuori dalla scuola un televisore. A cosa serve questo video? Soltanto al “marketing giudiziario”.
Eppure il legislatore europeo già nel 2016 era stato molto chiaro: «La diffusione di materiale video può avvenire solo quando sia strettamente necessario per garantire l’efficienza delle indagini e non per finalità differenti, come quelle prettamente mediatiche, auto-celebrative o di sensibilizzazione dell’opinione pubblica». Sul rispetto di questo principio si sono battuti molto nella scorsa legislatura i deputati Riccardo Magi (+Europa) ed Enrico Costa (Azione). Costa, in particolare, è stato anche promotore di un ordine del giorno, poi approvato a larghissima maggioranza, per un “monitoraggio” da parte dell’Ispettorato del ministero della Giustizia sulle conferenza stampa di pm e forze di polizia.
Tornando all’arresto dalla preside, il sindaco di Palermo Roberto Galla ha volto esprimere tutto il suo sgomento. «Durante il mio incarico di assessore regionale all’istruzione, l’ho conosciuta come dirigente scolastica particolarmente dedita al suo lavoro. È doveroso che le indagini abbiano il loro corso e confido che esse possano inequivocabilmente chiarire i fatti, per il bene della comunità studentesca e della scuola, da sempre importante punto di riferimento civile e sociale del difficile quartiere Zen», sono state le parole del sindaco.
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