La fine del divario
Arrivano le risorse, il Sud è ricco ma nudo
Il clima sembra essere quello di una improvvisa vincita al totocalcio e non di una emergenza socio-sanitaria senza precedenti, che ha già fatto migliaia di vittime negli ospedali e altre ne farà, per ragioni economiche, salvo miracoli, tra i ceti più deboli, non coperti dal manto assistenziale steso in questi mesi. Tuttavia, l’impressione che in ogni modo si cerca di accreditare è quella di un Paese intento a vivere una straordinaria vigilia. Di cosa? Di una torrenziale, tonificante e salvifica pioggia di euro, capace di rimetterci tutti in sesto senza pagare alcun prezzo in termini di disagi e sacrifici. Neopopulismo? Timidamente, qualcuno prova a lanciare la provocazione, in modo particolare all’indirizzo di chi, quando era all’opposizione, esigeva rigore e misura a ogni costo. Ma tant’è. I toni trionfalistici del governo risuonano in tutti i cieli, sono così alti e producono un’eco talmente assordante che è impossibile non rimanere sorpresi.
Arrivano, questi toni, anche dalle nostre parti, naturalmente, e qui trovano un ambiente già pronto, perché la notizia del buon esito della trattativa sul Recovery Fund – in parte gestita da un bravo ministro napoletano come Amendola – non poteva che essere saccolta con particolare soddisfazione. In queste ore di straordinaria euforia, dunque, si è distinto per entusiasmo e ottimismo il ministro per il Mezzogiorno. Intervistato dal Mattino, Provenzano ha previsto grandi cose, e non a caso, nel corso del suo ragionamento, ha fatto un continuo uso dell’aggettivo “storico”. Storico è il momento. Storica è la mobilitazione delle risorse. Storica è la prospettiva. Provenzano ha detto che «ci sono le risorse del piano Next Generation, con la React-Eu che di fatto rafforza la politica di coesione e dunque le aree meno sviluppate»; che «ci sono più soldi per i fondi strutturali 2021-27»; e che «c’è un aumento del Fondo sviluppo e coesione 2021-27 che passa allo 0,6% del Pil e mette in campo 73 miliardi, come previsto dal Piano straordinario Sud 2030».
In più, il ministro ha detto anche che «dopo decenni, siamo davanti a un’opportunità storica: ci sono le condizioni per provare davvero a invertire il divario e ridurre le diseguaglianze territoriali»; che «c’è un governo, anche qui dopo decenni, che ci crede sul serio»; e che «questa è la prima crisi in cui il Mezzogiorno non ha perso nessuna delle risorse ad esso destinate». In realtà, nel decreto Semplificazione si dice che i fondi per la coesione saranno dirottati su progetti “nazionali”, il che permette di utilizzarli più facilmente anche al Nord, ma a parte questo, e a parte tutti gli acronimi, le percentuali e i dati citati, il senso del ragionamento del ministro è uno solo. Di colpo abbiamo un Mezzogiorno ricco. Cosa che non si è mai sentita prima. E questa improvvisa ricchezza rende lo stesso Mezzogiorno anche nudo. Cioè privo di coperture, di alibi, di scuse. Ora tutto si potrà dire, tranne che qui le cose non si fanno per carenza di risorse.
Non a caso, Provenzano addirittura annuncia – come Di Maio fece a proposito della povertà – l’imminente azzeramento del divario del Sud rispetto al Nord. Una cosuccia da nulla di cui si parla dai tempi di Cavour. Ma l’importante è crederci. Comunque vada, sta per eruttare un Vesuvio di euro. Sindaci e governatori sono serviti. E guai se continueranno a denunciare scippi e rapine a vantaggio di Milano e della Lombardia. L’altra faccia del trionfalismo è la bicicletta. È arrivata. Ora bisogna solo pedalare.
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