Asili nido, Napoli e la Campania ultime in Italia: “La lotta alle mafie parte dalla scuola”

La Campania è in fondo alla classifica delle regioni italiane per numero di asili nido e servizi per la prima infanzia, mentre Napoli è la terz’ultima tra le grandi città. Con questi numeri come si può pensare di contrastare l’illegalità in un territorio da troppi anni devastato dalla camorra e da una delinquenza di strada diffusa? Siamo assai lontani da ogni standard. Il report diffuso dalla fondazione Openpolis fotografa una realtà assai allarmante per il Mezzogiorno, e per la Campania in particolare.

Nella nostra regione ci sono appena 10 posti negli asili nido pubblici per ogni cento bambini. Solo 10! A Napoli si arriva a 12. Pochini, no? Viene da chiedersi cosa abbia concretamente fatto la politica sul territorio in tutti questi anni. Vengono anche in mente tutte le volte che, subito dopo un fatto di sangue in città, un episodio di violenza urbana o un’inchiesta della Procura che ha alzato il velo sui traffici illeciti in città e nella provincia, c’è stato chi, tra i politici locali, ha fatto la corsa a lanciare proclami. Assistiamo proprio in questi giorni allo scontro elettorale tra i candidati a sindaco anche su questi temi. Intanto il quadro descritto nel più recente report sui servizi per l’infanzia presenta, nei fatti, un conto assai amaro. A livello nazionale, negli ultimi anni si è registrato un incremento del numero di asili nido ma si tratta di una crescita ancora troppo lenta.

Mancano, infatti, ancora sei punti al raggiungimento dell’obbiettivo indicato dall’Europa: il traguardo dei 33 posti in asili nido per ogni 100 bambini con meno di tre anni di età resta lontano. In Italia sono soltanto 6 le regioni che lo hanno centrato, e in qualche caso anche superato: in cima alla classifica c’è la Valle d’Aosta con 43,9 posti ogni cento bambini, seguita da Umbria (43), Emilia Romagna (40,1), Toscana (37,3), Lazio (34,3) e Friuli-Venezia Giulia (33,7). La Campania è in fondo alla classifica con appena il 10,4 per cento, vale a dire 10 posti ogni cento bambini, mentre Napoli è terz’ultima tra le maggiori città italiane con 12 posti ogni cento bambini. Quindi, nella regione con i tassi di natalità tra i più elevati (siamo secondi) e nella città con il più alto livello di delinquenza minorile si ignorano i bambini.Come si può pensare, con questi numeri, di combattere la criminalità anche sul piano sociale e culturale? «La lotta alle mafie non può essere affidata esclusivamente alla pur eccellente azione svolta da magistratura e forze dell’ordine. Soprattutto in una città come Napoli, segnata da un alto tasso di delinquenza minorile, è necessario intervenire prima. E intervenire prima significa investire sulla primissima infanzia, in misura organica e strutturale. Occorrono più asili nido, più istruzione, più cultura, pari opportunità per chi nasce a Napoli come a Bolzano» afferma Paolo Siani, medico pediatra, deputato eletto con il Partito democratico e fratello di Giancarlo Siani, il giornalista ucciso dalla camorra. «Per questo – aggiunge – mi sono fortemente battuto alla Camera affinché venisse approvata una mozione infanzia, frutto di un lungo e complesso lavoro di ascolto e confronto tra l’intergruppo infanzia e le realtà di settore. I contenuti di questa mozione sono stati integralmente recepiti in un capitolo appositamente inserito nel Pnrr. Ora vigileremo affinché queste tematiche abbiano una concreta applicazione. A partire proprio da Napoli e dal Sud, che necessitano di interventi di ampio respiro, e non di misure spot, più del resto del Paese. A tal fine il Governo dovrà aiutare i Comuni in dissesto a far funzionare gli asili nido, una volta che saranno costruiti con i fondi del Pnrr».

Il vero nodo sarà la gestione. «Il rischio conclude Siani – è che si facciano gli asili ma non potranno essere messi in funzione. Così come sarà necessario vigliare, lo ribadiamo, che i fondi del Pnrr vadano soprattutto alle Regioni del Sud dove mancano gli asili nido, per colmare il gap tuttora esistente. Del resto l’Europa ci chiede proprio questo: ridurre le diseguaglianze».