È un classico: quando iniziano le intercettazioni telefoniche, può succedere sempre di tutto. Ed a rischiare di più sono proprio coloro, non intercettati, il cui nome viene fatto da chi invece ha il telefono sotto controllo. A finire questa volta nel gorgo è stato, sembra un scherzo, l’attuale numero due di Sergio Mattarella, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, l’avvocato padovano Fabio Pinelli.

La vicenda che lo ha coinvolto, come detto, è da manuale e parte da una indagine, con abbondante ricorso alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, della Procura di Padova su una storia di appalti nel settore della ristorazione collettiva. Nel mirino dei carabinieri, il direttore generale dell’assessorato alla Sanità della regione Veneto Domenico Mantoan, accusato di aver commesso irregolarità procedurali. L’indagine prosegue ed i carabinieri ad un certo punto provvedono a trasmettere alcune intercettazioni ai colleghi della guardia di finanza che, a loro volta, hanno iniziato una autonoma inchiesta sempre su Mantoan.

Il tema all’attenzione delle fiamme gialle riguarda gli incarichi legali conferiti a Pinelli. All’avvocato padovano, in piena emergenza Covid e con la necessità di procurarsi mascherine, tamponi e ventilatori, viene affidato il mandato di redigere delle linee guida per poter procedere celermente agli acquisti, per evitate di impantanarsi nelle regole bizantine del codice degli appalti. La regione Veneto prevede che si possano dare degli incarichi legali esterni solo in casi eccezionali e con ampia motivazione e poi bisogna essere nelle liste dei avvocati a cui affidare tali mandati. E Pinelli non lo è. L’affidamento va comunque in porto ed è effettuato sotto la fatidica soglia dei 40mila euro per evitare di dover svolgere delle comparazioni.

“Pinelli è uno dei massimi esperti in materia scelto per favorire risposte tempestive competenti ed informazioni inaccessibili al servizio legale interno”, fanno sapere dalla regione. La Procura, però, pur non ipotizzando reati a carico dell’avvocato, decide di trasmettere gli atti alla Corte dei Conti ed al Consiglio dell’ordine degli avvocati di Padova in quanto fra gli incarichi ci sarebbe stato anche un recupero delle spese con patto di quota lite, pratica vietata dalla legge forense. A carico di chi ha dato il mandato a Pinelli, invece, i pm procedono per induzione indebita a dare o promettere utilità e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente.

Uno degli incarichi a Pinelli riguardava la gestione, quanto mai complessa, dei tamponi. L’allora virostar Andrea Crisanti, ora senatore Pd e all’epoca consulente di Luca Zaia, aveva avvisato che bisognava fare tamponi a tappeto, anche agli asintomatici. Crisanti presenta un esposto, contestando la precisione dei test rapidi antigenici per Covid-19 dell’azienda Abbott. E qui, come detto, viene il bello. Fra le tante telefonate vi è quella del governatore del Veneto con Mantoan. Il fraseggio non è da orsoline. “Sono qui a rompermi i coglioni da 16 mesi”, afferma Zaia a proposito del comportamento di Crisanti.

Telefonata penalmente irrilevante che era finita nell’archivio riservato della Procura e alla redazione di Report che il mese scorso vi dedico una puntata. Ieri, il colpo di scena. Il pm Benedetto Roberti ha deciso che la telefonata non è più penalmente irrilevante ma va trascritta in quanto serve a definire il “quadro politico”. Richiesta stoppata dal gip Maria Luisa Materia che ha ritenuto non fosse il caso di ammettere nel fascicolo del dibattimento conversazioni che coinvolgono persone non oggetto di imputazione. Alla prossima e auguri a Pinelli.