Da settimane l’ordine dei medici lanciava allarmi e segnali di forte preoccupazione: le nostre strutture sanitarie non reggono più il peso dei ricoveri. Ora è arrivata la conferma ufficiale da uno dei presidi sanitari più importanti del nostro territorio. Non c’è più posto per i pazienti nel pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli, talmente saturo di barelle da dover “ridimensionare” la sua capacità ricettiva. Dalle 11 di ieri mattina, la presenza di 115 ammalati nell’area del pronto soccorso e dell’accettazione ha costretto il bad manager aziendale a emanare un provvedimento d’urgenza per limitare gli ingressi in ospedale e consentire l’accesso solamente ai degenti con situazioni ad alta criticità.

Nella nota che dispone di «limitare le afferenze al pronto soccorso ai soli pazienti con codice di priorità rosso» viene sottolineata la «oggettiva impossibilità funzionale di accogliere pazienti» a causa della forte congestione delle aree del pronto soccorso, causata dal numero elevatissimo di pazienti da assistere, per la precisione 115 persone di cui 15 ammalati nell’area Covid. La limitazione, imposta dall’alto per «consentire attraverso l’esercizio della centrale operativa territoriale del 118, il decongestionamento» del Cardarelli, ha inevitabilmente comportato un effetto “a catena” sugli altri presidi cittadini che, in queste ore, stanno riscontrando un’impennata degli accessi a cominciare dal Vecchio Pellegrini all’ospedale San Paolo.

Sulla situazione sanitaria della nostra Regione sono intervenuti anche i sindacati, preoccupati all’idea che gli ospedali si troveranno a dover scegliere chi curare. «Tra blocco dei ricoveri programmati e delle attività ambulatoriali e la paventata rottura tra Regione e laboratori privati è sempre più allarme sociale – afferma Doriana Buonavita, segretaria generale della Cisl Campania dopo le recenti decisioni della Regione in materia sanitaria – La gente è ormai stanca e i recenti provvedimenti assunti per contenere la spesa, ma che vanno a discapito dei contribuenti, non fanno altro che alimentare il malcontento di tante famiglie costrette a fare i conti con la quotidianità, soprattutto quelle prive di qualsiasi forma di reddito e che non possono accedere a nessun contributo previsto dalle misure di sostegno». Poi l’affondo contro la Regione. «Stiamo andando verso il collasso e la paralisi dell’intera macchina sanitaria».

Un’istituzione deve farsi carico del momento che stiamo vivendo per non generare conflitti sociali. «Aver fatto dei passi avanti nella risoluzione di alcuni problemi – conclude Buonavita – non solleva dall’esigenza di confrontarsi e dalla responsabilità di rendere conto su tante altre questioni da affrontare: investire nella medicina territoriale, in una sana integrazione tra pubblico e privato, in piani d’assunzione, nella stabilizzazione dei precari con requisiti previsti dalle norme, rendere più funzionale il sistema sanitario campano pronto a erogare cura ed assistenza e non a intermittenza dovendo scegliere chi curare».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.