Un villaggio nello stato di Kaduna, nella parte nord-occidentale della Nigeria, è stato attaccato da un gruppo di uomini armati che nella notte fra il 18 ed il 19 febbraio ha ucciso 12 persone e ne ha rapite una cinquantina.  Il governatore locale  ha parlato di un gruppo di banditi che avrebbero già colpito altri villaggi della zona ed ha promesso una maggior presenza militare in tutta la parte settentrionale dello stato dove questi episodi sono accaduti diverse volte. Le autorità locali tendono a minimizzare la situazione che è invece sempre  più allarmante e spesso non si tratta di banditi o rapinatori, ma dietro ci sono problemi molto più profondi. Dai primi resoconti un numero imprecisato di persone è arrivato armi alla mano ed ha iniziato a sparare su chiunque incontrassero.

Alcune persone sono morte bruciate dopo che diverse abitazioni erano state date alle fiamme. Gli aggressori avevano una lista di nomi ed infatti hanno rapito le persone più eminenti della comunità locale, probabilmente per chiedere un riscatto. Hanno rapito anche un direttore di banca ormai in pensione e diverse donne, uccidendo chiunque facesse resistenza. Tutta l’area di Kajuru è ormai da tempo completamente fuori controllo e le forze speciali nigeriane sono apparse in grande difficoltà nell’arginare la violenza e difendere la popolazione. Dietro a questi episodi ci sono motivazioni economiche dovute allo scontro fra pastori musulmani del nord e agricoltori cristiani che vivono nella Nigeria centrale.

Il cambiamento climatico sta riducendo sensibilmente i pascoli delle tribù Fulani che vivono da millenni negli altipiani nigeriani e costringono i pastori a cercare nuove aree verdi. Questo spostamento ha portato a violenti scontri con gli agricoltori che sono stati scacciati con la forza delle armi dalle loro terre. Spesso questo drammatico scontro economico viene strumentalizzato dall’estremismo islamico dei network del terrorismo internazionale che armano ed organizzano i pastori Fulani, di religione musulmana, per attaccare le comunità cristiane agricole stanziali. Anche l’attacco di Kajuru si annovera in questo continuo scontro che solo in apparenza è etnico e religioso, ma in realtà è soltanto economico.

Lo stato della Nigeria cerca sempre di nascondere questa problematica perché non riesce a difendere gli abitanti delle aree centrali, ma è bene consapevole del forte proselitismo portato avanti dallo Stato Islamico e parzialmente da al Qaeda fra gli appartenenti alle tribù Fulani. Questa etnia che vive da nomade in tutta la fascia dell’Africa centrale si muove liberamente dal Ciad alla Nigeria e dal Mali fino al Sudan non riconoscendo i confini nazionali. Spesso ai margini della società i Fulani sono stati perseguitati negli anni dai governi africani che non riescono a controllarli e per questo motivo sono facile preda del terrorismo internazionale.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi