C’è chi dice no. C’è chi dice no ma non alla destra, alla sinistra o al centro. C’è chi dice no al voto. Ed è un fatto grave. I numeri in vista delle prossime elezioni politiche del 25 settembre raccontano di una popolazione stanca, disinteressata, che ha perso la fiducia in questa classe politica e che quel giorno preferirà, commettendo sicuramente un errore perché chi non vota sceglie di far scegliere gli altri al suo posto, non recarsi alle urne. E così uno dei grandi temi di questa campagna elettorale è proprio l’astensionismo: il 35,8% è la stima di indecisi e astenuti (media dei sondaggi Demopolis, Tecnè, Emg, Ipsos ed Euromedia realizzati nel periodo compreso tra l’1 e il 9 settembre) rivela Openpolis.

Una quota che, se confermata, sarebbe la più alta della storia del nostro paese per quanto riguarda le elezioni politiche. Nel frattempo, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lanciato l’appello agli italiani: «La campagna elettorale si svolge con grande varietà di toni, ma la cosa importante è che tutti vadano a votare. Ho fiducia negli italiani» ha detto Supermario nel corso di una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. Secondo i sondaggisti, però, ben 1/3 degli italiani sceglierà di non votare, a Napoli la percentuale è anche maggiore. Seppure non quantificabile precisamente, si parla di più di 1/3 tra astenuti e indecisi. In effetti il livello di partecipazione è stato costantemente in calo negli ultimi anni. A confermarlo anche il sondaggista Luigi Crespi: «Negli ultimi anni abbiamo perso il 20% degli elettori. Posso annunciare con certezza che per la prima volta da quando c’è la Repubblica scendiamo sotto il 70% dei votanti, la previsione è che andrà a votare il 64% massimo il 67% deli italiani. Napoli ha sempre registrato un risultato inferiore al dato nazionale perché qui il livello di partecipazione è sempre stato più basso, quindi prevediamo meno del 64% di votanti».

Ma quali sono le cause di questa tendenza? E quali sono le soluzioni? Di questo tema si è occupata una commissione di studio promossa dal dipartimento per le riforme istituzionali della presidenza del consiglio dei Ministri. I lavori di questa commissione sono stati raccolti in un libro bianco in cui vengono delineati gli aspetti principali del fenomeno. Spetterebbe invece alle forze politiche aprire una riflessione su come affrontare il secondo aspetto e recuperare il rapporto con gli elettori. Una riflessione che però, al di là delle dichiarazioni di rito, non pare essere ancora iniziata veramente. Anzi, si parla di tutto e di niente e ognuno mette sul tavolo le armi che ha a disposizione. Il Movimento 5 Stelle, per esempio, non può che parlare del reddito di cittadinanza. Altri argomenti a disposizione non se ne vedono.

«È ragionevole pensare che a Napoli ci sarà un alto tasso di astensione – commenta il sondaggista Renato Mannheimer – Però ci sono le mobilitazioni di questi ultimi giorni, specie da parte del leader dei pentastellati Giuseppe Conte ma anche di altri leader che potrebbero attenuarla. Secondo le stime 1/3 degli elettori in Italia non voterà, a Napoli è previsto un dato un po’ superiore, ma ricordiamo che nelle elezioni ci possono essere sempre ribaltoni e che qualcuno potrebbe convincersi e votare all’ultimo». Soprattutto al Sud dove la sorpresa (brutta, brutta, brutta) potrebbe arrivare proprio dai 5Stelle. «La campagna elettorale di Conte in generale, ma soprattutto in tutto il meridione insiste sul reddito di cittadinanza e pone un argomento concreto specie in questo periodo difficile, specie al Sud e a Napoli dove c’è una situazione economica ancora più difficile».

Considerando che in Campania, nel 2021, hanno beneficiato del reddito o della pensione di cittadinanza 275mila famiglie, a Napoli e dintorni ben 716mila persone, pari a circa un terzo del totale di due milioni di beneficiari calcolato nell’intero Mezzogiorno. è facile immaginare che è un tema che potrebbe fare la differenza. «Il tema del reddito di cittadinanza potrebbe essere un elemento che all’ultimo momento sposta voti: rappresenta la capacità di attrazione dei 5Stelle che tutti davano per morti pochi mesi fa». A dimostrarlo la scena iconica della signora napoletana che bacia le mani del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che tra un pranzo da Nennella e un balletto alla Dirty Dancing ci ha tenuto a ricordare che è proprio lui il padre del sussidio. Ma perché i cittadini non votano? Lo rivelano i numeri, la sfiducia nei partiti nel nostro Paese è altissima: la fiducia raggiunge solo 3 punti su 10, mentre per i Vigili del Fuoco, per esempio, arriva fino a 8 punti per calare drasticamente se parliamo di fiducia nella giustizia: 4 punti. Insomma, è una politica che non convince nessuno, o quasi…

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.