ATP Finals, Binaghi: “Sinner in finale con questo girone, la vera scommessa è avere per 10 anni lui come Nadal, Federer, Djokovic”

Presidente Binaghi, ha “dichiarato guerra” all’Arabia Saudita che ha messo gli occhi sulle ATP Finals e sta offrendo centinaia di milioni pur di avere il torneo dei maestri?
“No, ma quando mai! Bisogna favorire la circolazione di idee e l’organizzazione di eventi che favoriscono i diritti civili e la trasparenza. Anche la geopolitica, che vive un momento così delicato sotto tanti punti di vista, potrebbe trarne beneficio. Detto questo, non capisco come un paese possa improvvisarsi organizzatore di un evento complesso, che richiede massima cura in una infinita lista di dettagli come sono i tornei di tennis e a maggior ragione le Finals, senza avere un movimento del basso che giustifichi e garantisca questo investimento e il suo successo”.
Si parla del 2026, mancano ancora tre anni.
“Guardi. Io ho fatto una semplice osservazione: Torino 2023 è praticamente sold out, abbiano venduto prima dell’inizio del torneo il 97% dei biglietti disponibili. Il 40,2 per cento, e lo dico con grande orgoglio, in paesi stranieri. Bene, neppure uno è stato venduto in Arabia Saudita. Allora mi chiedo: se neppure un cittadino di Saudi Arabia è interessato a questo evento, se non organizza tornei – a breve vedremo come andrà la prima edizione delle Next Gen Finals – insomma se non c’è un movimento tennistico vero dal basso, come si può pensare di investire così tanti soldi (si parla di un’offerta minima di 40 milioni di dollari all’ATP, ndr) su un torneo come questo?”.
In effetti non è una dichiarazione di guerra. Piuttosto un ragionamento logico. Chissà. Angelo Binaghi è così: prendere o lasciare, lo ami o lo odi, il grigio non esiste. I fatti, che poi sono l’unica cosa che conta, dicono che in questi anni ha riportato il tennis italiano ai fasti degli anni Settanta e, ancora di più, ha fatto della FITP un gioiello di efficienza, che fa investimenti e ha i conti in ordine.
Dal 2001 alla guida della Federazione Italiana Tennis (da un anno anche Padel), è a Torino dove sta vedendo camminare per il terzo anno di fila il più grande evento tennistico, il torneo dei Maestri, i primi otto giocatori al mondo per decidere chi sarà The Master.

Parliamo di tennis giocato, presidente. Sinner è nel gruppo Verde con Djokovic, Rune, Tsitsipas. Poteva andare meglio o peggio?
“Dipende da quali prospettive ci poniamo. Se l’obiettivo era la semifinale, probabilmente sarebbe stato meglio l’altro girone dove Sinner ha già battuto tutti, Alcaraz, Rublev, Medvedev, Zverev. Se invece l’obiettivo è la finale, allora è meglio questo girone: Sinner punta ad arrivare secondo e così evita Djokovic in semifinale. Per trovarlo, eventualmente, in finale”.
Il tennis maschile italiano sta superando uno ad uno i record degli anni Settanta. Una rincorsa durata circa cinquant’anni seppure illuminata di tanto in tanto da talenti come Volandri, Fognini, Gaudenzi e prima ancora Canè. Camporese, Nargiso. Cosa c’è dietro la gilded age del tennis azzurro?
“Una visione olistica, d’insieme. Credo sia merito del fatto che tutte le componenti del movimento tennistico hanno cominciato da qualche anno a lavorare nella stessa direzione trovando il necessario punto di equilibrio. Prima c’erano maestri senza una guida tecnica, senza aggiornamenti, ciascuno cantava la sua parte senza avere una visione d’insieme. I circoli anziché cercare di investire sui propri vivai ingaggiavano giocatori stranieri. Quando sono arrivato ho trovato un sistema federale in contrapposizione con quello dei circoli e dei coach privati. Abbiamo dimostrato che le due realtà traggono beneficio se restare insieme. C’è stato un metodo e una gestione che ha scommesso sugli asset federali che erano moribondi – a cominciare dagli Internazionali – e sono diventati volano e moltiplicatore del gioco del tennis. Eravamo la federazione più povera e indebitata e siano diventati quella più ricca di risorse, progetti ed entusiasmo. Abbiamo ricostruito dal basso, con basi solide. Ecco perché diffido delle operazioni dall’alto, dove sotto c’è poco per non dire nulla”.
Nel decennio 2005-2015 con le nostre ragazze, lei divenne presidente nel 2001, faceste una rivoluzione giocando a tennis. Per una decade Francesca, Flavia, Roberta, Flavia e tutte le altre hanno portato vittorie, slam, passione, gioco di squadra. Oggi altre nostre ragazze tra Trevisan, Paolini, Cocciaretto giocheranno la semifinale di BJK cup, la Davis femminile, non succedeva dal 2014. Con un filo di rabbia osservo che l’attenzione è tutta sul maschile.
“Giovedì ha iniziato la conferenza stampa delle Finals, con giornalisti e tv stranieri, ringraziando le nostre ragazze per questa impresa. Io la vedo così: il tennis femminile ha tenuto in piedi il tennis maschile mettendo a disposizione in quegli anni credibilità, entusiasmo e quella tranquillità gestionale che ci ha permesso la ristrutturazione federale che ci ha portato sin qua. I ragazzi stanno sfruttando quello che prima hanno fatto le ragazze”.
Torino sarà la casa delle Finals fino al 2025 compreso. A parte le offerte saudite, state lavorando per il rinnovo?
“Certo che sì: il primo anno eravamo ancora chiusi per la pandemia, abbiamo tenuto duro, ce l’abbiamo fatta grazie alla professionalità e al know how di un team meraviglioso che vede insieme FITP e Sport e Salute. Ogni anno miglioriamo. I giocatori apprezzano. C’è un sentiment e un feeling di tutti gli asset di questa manifestazione, a cominciare dalla città di Torino, che lo fanno essere speciale. Ecco perché sarebbe sbagliato cederlo solo per soldi”.
Un anno fa il matrimonio con il padel. I cultori del tennis erano un po’ dubbiosi circa questo inserimento. Un anno dopo cosa si può dire?
“Che è un’ottima sinergia per entrambi. Il tennis continua a crescere. E il padel anche. Guardi in conferenza stampa, davanti a tv e e giornalisti internazionali, ai vertici di Atp e Banca Intesa il Padel è stato nominato almeno dieci volte”.
Perché?
“Perché in ogni domanda si diceva Federazione italiana tennis e padel…”.
Lo sport è stato inserito in Costituzione grazie alla modifica dell’articolo 33. Se ne riconosce il valore psicofisico e sociale.
“Bene, riforma importante. speriamo se ne recepisca il significato soprattutto nelle scuole anche dell’infanzia. La vera rivoluzione secondo me sarà però un’altra”.
Ovvero?
“Riorganizzare il sistema delle federazioni: spesso si tengono in piedi carrozzoni decotti per il solo fine di garantirsi un voto. Come è noto, ogni federazione vale un voto, cioè la federcalcio che ha milioni di tesserati, vale come la motonautica che ne ha qualche decina. Anche nella distribuzione dei fondi dello Stato che Mef e Sport e Salute distribuiscono ogni anno (circa 400 milioni, ndr.) si tiene poco conto del reale peso specifico di chi pratica lo sport. Ci si occupa ancora troppo dei contenitori e poco degli utenti finali. Un sistema sbagliato. Cambiarlo sarò la vera rivoluzione”.

Quale l’indotto economico su Torino grazie alle Finals?
“230 milioni sul territorio, 50 milioni il gettito fiscale, 1500 posti di lavoro a tempo pieno nell’arco dell’anno”.
L’ingegnere Binaghi è scaramantico?
“Si se parliamo di tennis. No nella vita, li mi affido a numeri, statistiche e schede tecniche”.
Dunque nessuna previsione? Né per le Finals né per il girone finale di Davis a Malaga?
“No guardi, qui bisogna ragionare come Sinner, a media e lunga scadenza. Non è importante vincere Finals o Davis oggi. La vera scommessa è avere nei prossimi dieci anni un ragazzo, anche due, in grado di alternarsi al vertice come hanno fatto Roger, Nole e Rafa”.
Fabio Fognini, che ha fatto molto bene al torneo di Metz, sarà convocato in Davis?
“Decide capitan Volandri. Ho incontrato Fognini. Ci conosciamo da vent’anni e lui è stato determinante nel tenere viva la passione per il tennis azzurro in anni “magri”. Il tennis italiano ha bisogno di tutti. Compreso chi come lui ci ha aiutato in quegli anni”.
Binaghi e la politica: una contraddizione in termini o un binomio accattivante?
(Risata). “Non succederà mai ma sarebbe molto divertente. La gente si divertirebbe. Non sanno cosa si perdono”.