Attacco in Congo, Di Maio alla Camera sulla morte di Attanasio: “L’ambasciata aveva due auto blindate”

Un “vile agguato” che è costato il sacrificio di uomini che hanno dedicato la loro esistenza “al servizio dell’Italia, della pace e dell’assistenza ai più deboli”, per i quali il Paese organizzerà “funerali di Stato” e dei quali la nazione resta “profondamente orgogliosa”. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha parlato in un’informativa alla Camera dell’attentato in Congo che due giorni fa è costato la vita all’ambasciatore Luca Attanasio, al carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci, e all’autista del mezzo su cui viaggiavano, Mustapha Milambo. Uccisi mentre si spostavano nella zona nei pressi del parco nazionale dei Virunga, vittime di un tentativo di sequestro terminato con una sparatoria con i ranger del parco accorsi per difendere i funzionari. “È stato straziante ieri sera – prosegue Di Maio – accogliere, a fianco del Presidente Draghi e dei familiari, le salme dei nostri due connazionali”.

Un sacrificio che per la Farnesina “illuminerà la vita dei molti, diplomatici e militari, che silenziosamente compiono il proprio dovere per difendere l’Italia e i nostri valori, in Paesi lontani e a rischio”. Le parole del ministro sono state interrotte da un lungo applauso tributato da tutti i presenti in aula.

Luca Attanasio era un grande conoscitore del Paese in cui operava dal 2017, un funzionario “brillante ed appassionato”. “Essere ambasciatore è una missione, anche se rischiosa. Ma dobbiamo dare l’esempio”, aveva dichiarato in occasione del premio Nassirya che gli era stato conferito a ottobre. Era innamorato del suo lavoro, dell’Africa e della sua famiglia. “Lascia tre splendide piccole bimbe e la moglie Zakìa, con cui condivideva anche l’impegno del volontariato”, ricorda Di Maio. Vittorio Iacovacci, invece, una famiglia voleva formarla a breve, “al termine imminente della sua missione in Congo, dove lui, addestrato dai nostri migliori reparti speciali, era stato inviato proprio per proteggere il Capo Missione”.

La Farnesina ha fatto sapere che “non sarà risparmiato nessuno sforzo per arrivare alla verità”, assicurando anche “impegno e l’attenzione per l’Africa, un continente cruciale per gli equilibri del mondo”.

Un Paese, il Congo, che secondo il Ministero degli Esteri è classificato a un “livello di minaccia alto”, tanto che l’ambasciata a Kinshasa è protetta da due vetture blindate e altrettanti carabinieri in missione quadriennale, ai quali si aggiungono due carabinieri in missione di tutela che si alternano regolarmente per periodi di 180 giorni. Il carabiniere Vittorio Iacovacci rientrava in questa “missione di tutela” e per questo aveva accompagnato l’ambasciatore nella missione Onu a Goma, portando con sé la pistola di ordinanza.

Lo spostamento del convoglio si è svolto su invito delle Nazioni Unite nell’ambito del programma “World Food Programme”. “Per questo ho immediatamente chiesto al Wfm a Roma e alle Nazioni Unite, interessando direttamente il Segretario generale Antonio Guterres, di fornire un rapporto dettagliato sull’attacco al convoglio per accertare le responsabilità delle decisioni prese”, ha fatto sapere Di Maio, che ha infine ricordato l’attacco di Kindu avvenuto sessant’anni fa: “È una storia antica di violenza e instabilità, l’Italia già allora pagò un tributo pesantissimo alla ricerca della pace, quando furono trucidati 13 nostri aviatori”.