Gabriel Attal, a luglio nominato nuovo ministro dell’istruzione francese, ha preso una decisione che farà sicuramente discutere: nelle scuole francesi non si potrà più indossare non solo il velo (vietato già dal 2004) ma anche l’abaya, il mantello lungo e solitamente di colore nero che copre tutto il corpo eccetto testa, mani e piedi e che è un indumento tradizionale indossato dalle donne in alcune parti del mondo arabo.

Il sindacato principale del personale direttivo dell’educazione nazionale francese, Snpden, aveva già sollevato dubbi sull’uso crescente nelle scuole di abiti come abaya e qamis (l’equivalente maschile, una sorta di tunica lunga che arriva generalmente fino alle ginocchia o ai piedi). Gabriel Attal, il Ministro dell’Istruzione nazionale, ha deciso quindi di porre fine al dibattito, dichiarando domenica in un’intervista a TF1 che non sarà più consentito indossare l’abaya nelle istituzioni scolastiche.”Le scuole della Repubblica – ha dichiarato il ministro – sono costruite intorno a valori forti, in particolare la laicità. La laicità è una libertà, non una costrizione. Non si dovrebbe essere in grado di determinare la religione di un alunno quando si entra in una classe”.

Sia Snpden che Snalc, un altro sindacato, avevano chiesto al ministero di prendere una decisione chiara per alleviare la pressione su insegnanti e direttori. Sophie Vénétitay del Snes-FSU, il più grande sindacato del settore secondario, ha accolto favorevolmente la decisione, ma ha sottolineato l’importanza del dialogo con gli studenti interessati.

Questo annuncio arriva a pochi giorni dalla pubblicazione delle conclusioni di una nota dei dipartimenti governativi che rivelano un’esplosione delle “violazioni della laicità” (ovvero della neutralità religiosa) nelle scuole. Nell’anno scolastico 2022-2023 sono state fatte 4.710 segnalazioni, contro le 2.167 del 2021-2022. Tra queste infrazioni, quelle relative all’uso di simboli e all’abbigliamento hanno registrato un aumento particolarmente marcato. Tra settembre e novembre 2021, il Ministero ha ricevuto 91 segnalazioni di violazioni della laicità riguardanti l’uso di segni e abiti, pari al 14% di tutte le “violazioni della laicità” del periodo. Tra aprile e luglio 2023, il Ministero ha ricevuto 923 segnalazioni di violazioni della laicità, pari al 49% di tutte le “violazioni della laicità”.

L’abaya e il velo sono due tipi di indumenti differenti. L’abaya è un mantello lungo e sciolto che copre tutto il corpo tranne testa, mani e piedi. Di solito, è indossato sopra agli abiti comuni quando le donne escono in pubblico. Il velo, invece, è un indumento che copre la testa e talvolta il volto. Ci sono vari tipi di veli, come l’hijab, che copre solo la testa e il collo, lasciando il volto scoperto, e il niqab, che copre anche parte del volto, lasciando solo gli occhi visibili.

In Francia è vietato indossare simboli religiosi vistosi nelle scuole pubbliche, secondo una legge del 2004 che mira a mantenere la laicità (neutralità religiosa) nel sistema educativo. Questo divieto si applica a vari tipi di indumenti e simboli, inclusi l’hijab (velo islamico), grandi croci cristiane e kippah ebraiche. La legge è stata oggetto di molte discussioni e controversie, sia in Francia che a livello internazionale, riguardo ai suoi effetti sulla libertà religiosa e sull’integrazione delle minoranze. Tuttavia, è importante notare che il divieto si applica solo alle scuole pubbliche e non a luoghi come università o spazi pubblici in generale. Le giovani che indossano l’abaya, questo abito largo che copre ogni forma, si toglievano il il velo all’ingresso degli istituti ma poi rivendicavano di poter mantenere la tunica musulmana in classe, cosa che quindi sarà presto vietata.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva