Una “torsione securitaria”
Attentati, da Rimini a New Orleans: le minacce nascoste tra sicurezza inadeguata e troppa permissività
Una lunga notte di follia – che poi se di follia si tratta è tutto ancora da chiarire – unisce New Orleans a Rimini, che seppur con un bilancio drammatico estremamente diverso nasconde alla radice lo stesso identico problema. Nella città simbolo della Louisiana un folle alla guida di un pick-up ha travolto la folla su Bourbon Street, uccidendo 10 persone e ferendone 35. Secondo quanto riferito dai testimoni, l’uomo sarebbe poi sceso dal veicolo aprendo il fuoco sulla folla, prima di essere abbattuto dalla polizia. Due agenti sono riamasti feriti, ma da quello che si apprende non dovrebbero essere in pericolo di vita. Per la polizia di New Orleans e per l’FBI che ha preso in carico le indagini si è trattato di un atto “terroristico”: nel veicolo guidato dal terrorista sono stati ritrovati ordigni rudimentali.
Il corano nelle tasche
Notte di paura anche a Rimini, dove un cittadino egiziano arrivato illegalmente nel nostro paese due anni fa e ottenendo poi la protezione internazionale ha seminato il panico brandendo un coltello e provocando il ferimento di tre persone. La prima vittima è un giovane che stava acquistando un pacchetto di sigarette ad un distributore automatico, poi una coppia di anziani e infine una ragazza, tutti vittime della furia assassina dell’uomo che nel nostro paese ha ottenuto protezione, quando l’unica vera minaccia era rappresentata dallo stesso per i cittadini italiani. Dopo essere stato individuato dai carabinieri si è avventato contro un militare dell’Arma che ha esploso colpi d’avvertimento, ignorati dall’immigrato egiziano, e si è visto costretto a colpire legittimamente il folle-terrorista, morto sul colpo. Nelle tasche del ventitreenne è stato ritrovato un corano, il che lascia intuire – in attesa di conferma da parte degli investigatori – la matrice che ha spinto il giovane a compire il gesto di “terroristica” , e che riaccende l’allarme sui “lupi solitari”, vera e propria minaccia per le nostre città.
L’immigrazione
La vicenda apre diverse questioni, tra cui quella dell’eccesiva facilità con la quale in passato è stata tollerata l’immigrazione clandestina e con cui sono state accettate le richieste di “protezione” e “asilo”, concesse spesso a soggetti la cui natura criminale è ben nota alle autorità dei loro paesi, ma che qui nella quiete occidentale e italiana vengono rappresentati da un certo folclore ideologico come “perseguitati politici”, mentre in verità si tratta di soggetti di tutt’altra natura.
Il fenomeno sottovalutato
Allo stesso tempo è evidente che nel nostro paese paghiamo cara la permissività che è stata messa in campo su tutti i fenomeni “criminosi” giudicati minori e dunque spesso snobbati rispetto alle inchieste eclatanti sui “ colletti bianchi” foriere di notorietà mediatica. Del resto non può essere dimenticata l’ulteriore permissività operata in fase giudicante da parte di alcuni magistrati che sembrano sottovalutare il fenomeno, e che finiscono per inficiare l’azione delle forze dell’ordine, a loro sfiduciate e criminalizzate ogni qual volta si trovano a sedare fenomeni violenti di micro criminalità, violenza questa che è la prima minaccia diretta alla sicurezza dei cittadini. Questa impunità che arma e tutela soggetti instabili o radicalizzati come il ventitreenne egiziano ha creato un clima politico che negli anni è stato ostile all’azione delle forze dell’ordine e che oggi nonostante inizi a mutare per lo meno nell’atteggiamento politico da parte dell’attuale esecutivo sconta ancora gli errori del passato. Errori condivisi tanto a livello politico quanto sul piano dell’azione di una parte dell’autorità giudiziaria, che sulla micro-criminalità, sull’irrigidimento delle pene mantiene sempre un atteggiamento freddo e poco incline all’accettazione di una situazione che in molte parti del nostro paese è fuori controllo, nonostante i fenomeni di evidente negazionismo delle amministrazioni locali di sinistra che sul mantra di una immaginifica integrazione hanno costruito una narrazione sconfitta dalla realtà.
Una “torsione securitaria”
Salvo poi accusare governo e forze di polizia di una “torsione securitaria” che è ad oggi resa urgente e necessaria, così come un restringimento delle domande di “asilo” e di “protezione” di cui pochi hanno un effettivo diritto, viatico di accesso al nostro paese a soggetti estremamente pericolosi. Non necessitiamo qui di statistiche, basta girare per le nostre città, guardare i social, che ogni giorno rilanciano episodi di lucida follia, abilmente declinati in sede processuale come segni di menti instabili, ma pronte ad essere ulteriormente radicalizzate se non prontamente espulse.
© Riproduzione riservata