Almeno quattro morti e 14 feriti. È questo bilancio dell’attentato che ieri ha sconvolto la Turchia e che ha preso di mira la sede della Turkish Aerospace Industries a Kahramankazan, nella provincia di Ankara. L’attacco è avvenuto nelle prime ore del pomeriggio, quando i terroristi (un uomo e una donna, stando alle ultime ricostruzioni) hanno sequestrato un taxi, ucciso il conducente, e si sono diretti verso la sede dell’azienda. Arrivati davanti ai cancelli, i due attentatori sono scesi dall’automobile armati di granate, mitragliatori e vestiti anche con il giubbotto antiproiettile e hanno iniziato a sparare sui civili appena fatto il loro ingresso negli uffici. Le telecamere hanno mostrato il volto di almeno uno dei due uomini. Poi, dopo pochi minuti, sono arrivate le ambulanze e forze di sicurezza, che hanno “neutralizzato” i terroristi e messo in sicurezza l’area, rassicurando le persone rimaste coinvolte nel pomeriggio di sangue. Tra loro anche “un gruppetto di tecnici italiani, che però sono al sicuro, in una stanza fuori dal luogo dove c’è stata la sparatoria” ha rassicurato subito dopo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

La procura ha aperto immediatamente un’inchiesta per fare luce sulla matrice dell’attacco. L’uccisione degli attentatori ha reso impossibile interrogarli, e solo la loro identificazione può aiutare a risalire al movente di questo attacco nel cuore della Turchia. Un gesto che ha colpito un luogo strategico e particolarmente simbolico. Perché la Turkish Aerosapce Industries, nota con l’acronimo Tai, è uno dei gioielli dell’industria bellica di Ankara: pilastro di quello che da tempo è il piano della Turchia di rendersi una potenza della difesa in grado di competere con i principali colossi internazionali. Non solo un’azienda, quindi, ma anche il simbolo di un’intera agenda strategica.

Attentato Ankara, colpita industria bellica

Lo ha fatto capire ieri lo stesso governo turco, che non a caso, proprio parlando dell’attacco che ha insanguinato la provincia di Ankara, ha lanciato messaggi chiari rivolti non solo alle vittime ma anche al luogo scelto per l’attentato. “Dovrebbe essere chiaro che questi attacchi non scoraggeranno i dipendenti eroici della nostra industria della difesa e neanche un solo cittadino tra coloro che lavorano per l’ideale di una Turchia completamente indipendente in ogni campo”, ha scritto su X il vicepresidente turco, Cevdet Yılmaz, che ha proseguito assicurando che “continuerà la nostra lotta forte e determinata contro il terrorismo e le organizzazioni terroristiche”. Mentre il ministro dell’Industria e della Tecnologia, Mehmet Fatih Kacir, ha commentato l’attacco alla sede della Tai affermando che “l’industria della difesa e la ‘National Technology Initiative’ sono cruciali per una Turchia indipendente”, promettendo che non ci sarà alcun passo indietro su questo tema. Del resto, Tai si occupa di tutto, dagli aerei militari agli elicotteri, dai sistemi spaziali fino al vero simbolo dell’industria della difesa turca degli ultimi anni: i droni.

Attentato contro industria bellica turca già finita nel mirino del Pkk

Ha partnership con aziende di molti paesi, e faceva anche parte del programma F-35 prima che Ankara venisse sospesa per avere acquistato il sistema russo S-400. E non è un caso che l’azienda sia stata spesso nel mirino di gruppi che hanno dovuto subire gli effetti dei suoi prodotti, in particolare il Pkk. Il movimento curdo, proprio in questi giorni, era stato oggetto di una curiosa apertura da parte del leader di ultradestra, Devlet Bahceli, che aveva invitato il leader in prigione, Abdullah Ocalan, a parlare in Parlamento. Ma l’attacco ora rischia di chiudere di nuovo l’eventuale strada della riconciliazione, specialmente se si dovessero accertare legami con i separatisti curdi.

Recep Tayyip Erdogan, che ieri era in Russia per il vertice dei Brics ed era impegnato in un bilaterale con Vladimir Putin ha condannato l’attacco “augurando la misericordia di Dio ai nostri martiri”. La solidarietà internazionale è stata unanime, dal Cremlino alla Nato, dal governo italiano a quello tedesco. Ma il sultano sa bene che questo attacco, l’ultimo di una lunga scia di attentati che hanno insanguinato il suo paese durante la sua era al potere, non è soltanto un atto criminale. E le conseguenze possono essere molteplici. “Nessuno dubiti, le sporche mani di chi ci attacca saranno spezzate; nessuna organizzazione terroristica o gruppo occulto riuscirà a raggiungere i propri obiettivi”, ha dichiarato Erdogan. E molti osservatori temono che questo possa essere l’inizio di una nuova stagione di tensione.

Turchia bombarda obiettivi Pkk in Siria e Iraq: strage civili

Dopo l’attentato che la Turchia ha attribuito al Partito curdo dei lavoratori, il ministero della Difesa ha annunciato di aver colpito “32 obiettivi” del Pkk e dei suoi alleati nel nord dell’Iraq e in Siria. “In conformità con i nostri diritti di autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, è stata condotta un’operazione aerea contro obiettivi terroristici nel nord dell’Iraq e in Siria: un totale di 32 obiettivi appartenenti ai terroristi sono stati distrutti con successo”, riferisce il ministero in una nota, precisando che le “operazioni aeree continueranno”.

Il primo bilancio è di almeno 12 persone uccise, tra cui due bambini, e 25 ferite nei bombardamenti degli aerei militari turchi contro il nord e l’est della Siria. Secondo un comunicato delle Forze Democratiche Siriane (SDF) curde, “nelle ultime ore, lo Stato di occupazione turco ha lanciato una nuova ondata di attacchi contro la regione della Siria settentrionale e orientale, prendendo di mira infrastrutture civili, assembramenti di persone e forze di sicurezza”. “Questi attacchi hanno causato il martirio di 12 civili, tra cui due bambini, e il ferimento di altri 25”, si legge nella dichiarazione.