“Ho visto militari americani e dietro di loro militari turchi. Gli spari arrivavano da lì, dalle torri”, ha raccontato il fratello di una delle vittime dell’attacco all’aeroporto di Kabul, un tassista afghano che era arrivato da Londra per cercare di salvare la sua famiglia. Il Pentagono: “Non possiamo confermare né smentire. Stiamo investigando sul caso”.

Sono almeno 170 i morti e 200 i feriti dell’attentato allo scalo di Kabul avvenuto il 26 agosto. Ma a causare le vittime non sarebbe stato soltanto l’attacco kamikaze, rivendicato poi dall’Isis-K. “Molte delle persone morte nell’attentato all’aeroporto sono state uccise dai soldati americani nella calca e nella confusione seguita alle esplosioni”, ha riferito Secunder Kermani, corrispondente della Bbc per Pakistan e Afghanistan, nel corso di un servizio. Nel servizio, Kermani precisa che il dipartimento della Difesa Usa non ha risposto a una richiesta di commento in merito.

Anche Washington è intervenuta sul caso, con una dichiarazione del portavoce del Pentagono, John Kirby. “Non possiamo confermare né smentire”, ha detto Kirby riguardo alle notizie per cui alcune vittime dell’attentato a Kabul sarebbero morte per il fuoco aperto dalle truppe americane nel caos seguito all’esplosione. Il portavoce del Pentagono ha aggiunto che “sul caso si sta investigando”.

“Ho visto dei bambini piccoli nel fiume, è stata come la fine del mondo per noi, ha raccontato sempre all’emittente inglese uno dei testimoni, il fratello di una delle vittime dell’attacco, un tassista che lavora a Londra ed era tornato a Kabul per aiutare la famiglia a fuggire. “Ho visto soldati americani e di fianco soldati turchi e il fuoco veniva dai ponti, dalle torri, dai soldati”, ha aggiunto il testimone.

Il Pentagono ha annunciato che verranno diffuse presto le identità dei 13 militari Usa, di cui 11 Marine, un membro della Marina e un soldato dell’esercito, rimasti uccisi nell’attacco kamikaze. Finora i nomi delle vittime statunitensi non sono stati diffusi in attesa della notifica ufficiale alle loro famiglie. Tuttavia sono filtrati dei dettagli relativi alle storie di alcuni di loro: un Marine rimasto ucciso, del Wyoming, era per la prima volta in Afghanistan e la moglie aspetta un bambino, che dovrebbe nascere fra tre settimane; un altro è un 20enne del Missouri e il padre è devastato dalla sua perdita; inoltre un altro 20enne, del Texas, si era unito alle forze armate dopo le scuole superiori.

Riccardo Annibali

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