2 aprile: Giornata Mondiale della consapevolezza sull'Autismo
Attenti alle regole, ma attenti anche ai diritti dei bambini: intervista con il sindaco di Firenze

Chi deve decidere sulla salute e sui diritti dei bambini? Chi può e deve stabilire le regole di condotta e di salvaguardia del benessere collettivo, che includano anche i bisogni dei bambini? La politica o i pediatri, il Ministero dell’Interno o quello della Sanità? La domanda non è né retorica, né polemica, la domanda è reale e urgente e solleva un problema, molto delicato, forse il più delicato da affrontare tra le molte emergenze poste dall’epidemia di Coronavirus: i diritti dei bambini.
Ma proprio su questo le posizioni della politica e quelle della scienza divergono fortemente e la nuova circolare del Viminale, pubblicata il 31 marzo, che timidamente riconosce ai più piccoli il diritto a brevi uscite, in compagnia di un solo genitore, incontra resistenze tra gli amministratori, mentre è fortemente difesa da pediatri e psicologi infantili. “Salviamo i bambini. La passeggiata è necessaria al loro processo di crescita, non è qualcosa che può esserci o no”, ad affermarlo la professoressa Giovanna Perricone, presidente della Società italiana di psicologia pediatrica (Sipped), che continua: “Poter uscire di casa e camminare all’aria aperta è un diritto fondamentale del bambino, serve a garantire la sua salute fisica e mentale e quindi il benessere del suo sviluppo e può essere un antidoto all’adultizzazione e alla iperstimolazione di cui sono vittime in questo momento”.
E proprio oggi, 2 aprile, Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, il tema della protezione dei bambini, assume un significato più profondo e si moltiplicano gli interventi e le richieste dei tanti genitori di bambini con problemi legati a diagnosi di “spettro autistico”. Famiglie e operatori chiedono soprattutto chiarezza sull’interpretazione e sull’ambiguità contenuta nelle nuove disposizioni del Ministero dell’Interno, affinchè non ci siano diverse interpretazioni “sulla camminata”, da regione a regione. Denunciano le difficoltà create dall’isolamento, dall’assenza di assistenza domiciliare, dalla chiusura delle scuole, tutti elementi che rischiano di far perdere conquiste e progressi, acquisiti con anni di terapie.
Non ci sfugge certo la differenza tra i bisogni e le criticità di un bambino affetto da autismo, da quelli dei suoi coetanei privi di diagnosi in tal senso, ma è forse inutile ricordare ancora una volta le parole della professoressa Giovanna Perricone: “Adesso il benessere psicologico di bimbi e adulti è messo a dura prova, quando finirà questa tragedia dovremo fare degli interventi risanativi, ma dobbiamo correre ai ripari fin da ora per evitare di trovarci davanti alla distruzione totale”. È dunque una questione di equilibrio e buon senso, senza dimenticare, come ci dice il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che il problema non sono mai i bambini, sono gli adulti, perchè i bambini sono spesso più responsabili di quanto si possa immaginare, purchè non siano gli adulti a strumentalizzarli a proprio vantaggio, per trasgredire e violare la legge coperti dalla formula magica: “lo faccio per mio figlio!”
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