Mercoledì 13 settembre la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, durante il discorso sullo Stato dell’Unione, ha annunciato che verrà avviata un’indagine al fine di verificare se le sovvenzioni stanziate dal governo cinese per le industrie produttrici di automobili elettriche stiano danneggiando il mercato interno dell’Unione Europea. Secondo un rapporto redatto dall’economista Alicia García Herrero per il think-tank Bruegel, la Cina controllerebbe il 60% del mercato mondiale di batterie agli ioni di litio necessarie per produrre auto elettriche, ma la percentuale di mercato europeo controllato salirebbe addirittura all’82%.

La crescita dell’interesse cinese per il settore europeo dell’automotive è stata favorita dal declino delle industrie autoctone che non sono riuscite ad adeguarsi alla novità elettrica come invece hanno fatto quelle cinesi, ma soprattutto dall’espansione di politiche green a contrasto delle emissioni di CO2.

Le pressioni per l’apertura di un’indagine antidumping parte della Commissione erano partite da Emmanuel Macron già qualche mese fa. Attraverso alcuni parlamentari europei del suo gruppo, il presidente francese aveva sottolineato come non solo i prezzi artificiali delle auto elettriche proposti dall’economia dirigista di Pechino danneggiassero l’economia UE ma anche come le aziende cinesi non badino affatto alla quantità di agenti inquinanti emessi in fase di produzione.

Un vero e proprio paradosso: in Europa compriamo auto elettriche per ridurre l’inquinamento, ma le stesse automobili sono realizzate producendo quantità di emissioni non quantificabili. La proposta di Macron di innalzare i dazi sulle auto elettriche cinesi, che oggi sono al 10%, si è presto scontrata con gli interessi tedeschi: negli ultimi anni la Germania, primo partner commerciale europeo della Cina, è stato il solo paese europeo che è riuscito a volgere a proprio vantaggio la sempre più grande invadenza delle auto cinesi nel mercato UE.

Nei giorni successivi alle dichiarazioni di Von der Leyen il Ministero del Commercio cinese ha dichiarato che le azioni dell’UE avrebbero lo scopo di favorire l’industria europea con misure protezioniste. Mentre si attendono gli esiti delle indagini della Commissione ciò che tuttavia bisogna chiedersi è quali saranno i passi successivi nel caso in cui si appurasse che l’elettrico cinese sta danneggiando il mercato UE. Ciò perché i precedenti, ad esempio principalmente i dazi introdotti nel 2013 – e poi revocati – sui pannelli solari cinesi, potrebbero suggerire che le imposte doganali comunque non verranno aumentate per favorire il raggiungimento degli obiettivi green dell’Unione per il 2035.

Leda Colamartino - studentessa di Meritare l'Europa

Autore