L’autonomia differenziata è uno dei temi che più dibattuti nel contesto politico italiano, poiché propone di conferire maggiori poteri alle Regioni in settori chiave come la sanità e la formazione specialistica. Tuttavia, questa prospettiva solleva serie preoccupazioni circa l’equità nell’accesso ai servizi e la qualità della formazione dei medici, rischiando di accentuare le disparità già esistenti tra le diverse aree del Paese. Motivo per il quale si è registrato un vero e proprio boom nella raccolta delle firme per il referendum abrogativo.

Autonomia Differenziata e Sanità: divari crescenti tra le Regioni

L’attuale sistema sanitario italiano, già segnato da significative disparità regionali, potrebbe vedere acuirsi considerevolmente queste differenze con l’introduzione dell’autonomia differenziata. Secondo il Rapporto Osservasalute 2022, esistono importanti disparità tra Nord e Sud Italia in termini di accesso e qualità delle cure. Ad esempio, la percentuale di ospedali che rispondono ai requisiti minimi di sicurezza e qualità è del 95% nelle Regioni del Nord, mentre scende al 70% nelle Regioni meridionali. Non a caso, la classifica stilata dal Sole 24 ore sui 20 migliori ospedali italiani, ne conta solo 2 siti nel mezzogiorno. Un altro dato significativo riguarda la spesa sanitaria pro capite. Secondo il Ministero della Salute, nel 2021 le Regioni del Nord hanno speso in media circa 2.600 euro per abitante, mentre le Regioni del Sud si sono attestate su una media di 2.000 euro, con Calabria e Campania tra le Regioni con la spesa più bassa (rispettivamente 1.900 e 1.850 euro per abitante). Queste differenze si riflettono direttamente sulla qualità dei servizi erogati e sulla possibilità di accedere a cure tempestive ed efficaci. Con l’autonomia differenziata, le Regioni più ricche potrebbero incrementare ulteriormente la loro spesa sanitaria, migliorando infrastrutture e servizi, mentre le Regioni con minori risorse finanziarie rischierebbero di restare ancora più indietro, con conseguenze gravi per i cittadini in termini di equità e diritto alla salute. In altre parole, strutture più fatiscenti, liste d’attesa maggiori e minore disponibilità di tecnologie avanzate.  La differenza nella disponibilità di tecnologie avanzate è infatti già molto evidente: il Nord dispone di una media di 30 apparecchiature di risonanza magnetica ogni milione di abitanti, rispetto alle 15 del Sud.

Formazione specialistica dei medici: un sistema in equilibrio precario

La formazione specialistica dei medici rappresenta un altro settore vulnerabile all’effetto dell’autonomia differenziata. Attualmente, il numero di posti disponibili nelle scuole di specializzazione è determinato a livello nazionale, ma con un forte condizionamento dalle Regioni, che stabiliscono i fabbisogni formativi in base alle proprie esigenze. Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Formazione Medica Specialistica, nel 2023 si sono registrati oltre 23.000 candidati al concorso per le specializzazioni, ma i posti disponibili erano solo 14.000. Questo gap ha prodotto un imbuto formativo che penalizza i giovani medici e mette a rischio la capacità del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) di rispondere alle necessità future, in particolare in aree come l’anestesia, la terapia intensiva e la medicina d’urgenza, dove la carenza di specialisti è più acuta. L’autonomia differenziata potrebbe peggiorare questa situazione. Le Regioni più ricche avrebbero la possibilità di destinare maggiori risorse alla formazione dei propri medici, creando centri di eccellenza e attrarre talenti. Al contrario, le Regioni meno ricche potrebbero vedere ridursi ulteriormente la qualità e la quantità delle opportunità formative, con un impatto negativo sulla qualità delle cure e sull’equità di accesso a un’istruzione specialistica adeguata. Un esempio concreto del rischio di disparità viene dal confronto tra la Lombardia e la Calabria. Nel 2022, la Lombardia ha potuto offrire circa 2.500 borse di studio per la formazione specialistica, grazie a un maggiore investimento regionale, mentre la Calabria ha offerto poco più di 500 posti, con una conseguente difficoltà a trattenere i giovani medici e a garantire un adeguato ricambio generazionale. Un altro esempio è la disponibilità di scuole di medicina e di studenti. Se la Lombardia, regione con 9 milioni di abitanti, dispone di ben 7 scuole di medicina e chirurgia, la Campania ne possiede solo 3.

Conclusioni: un futuro a più velocità per la Sanità italiana?

L’introduzione dell’autonomia differenziata, pur essendo concepita come un mezzo per migliorare l’efficienza gestionale a livello regionale, rischia di approfondire le disuguaglianze già esistenti nel sistema sanitario italiano e nella formazione specialistica dei medici. Le Regioni più ricche potrebbero vedere un miglioramento dei servizi e delle infrastrutture, mentre quelle con minori risorse potrebbero scivolare verso un sistema sanitario sempre più impoverito e disomogeneo. Per evitare che l’autonomia differenziata si traduca in un’ulteriore frattura nel tessuto sociale e sanitario del Paese, è necessario prevedere meccanismi di compensazione e di riequilibrio che garantiscano un’equa distribuzione delle risorse e delle opportunità formative. Solo così si potrà preservare l’unità e la coesione del sistema sanitario nazionale, assicurando a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalla Regione di residenza, il diritto a una sanità e a una formazione specialistica di qualità.

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Alberto Maria Marra è professore Associato in Medicina Interna presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Vanta una carriera accademica e scientifica di rilievo internazionale nel settore della ricerca e della clinica nel campo delle patologie cardio-respiratorie. Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca presso l'Università di Heidelberg in Germania, dove ha anche iniziato la sua carriera come ricercatore universitario, è tornato in Italia per contribuire all'avanzamento della ricerca medica nel campo delle interazioni respiratorie e cardio-respiratorie. Con oltre 170 pubblicazioni scientifiche e più di 3000 citazioni, Alberto Marra è un ricercatore di spicco nel suo campo. Il suo lavoro è ampiamente riconosciuto, tanto che è stato eletto presidente dei giovani internisti europei, ruolo nel quale ha potuto influenzare le future generazioni di medici internisti. Oltre alla medicina, il prof. Marra è un appassionato di arte, musica, sport, cinema e teatro. Ama scrivere non solo di medicina, ma anche su questi argomenti, dimostrando una versatilità e un interesse genuino per le connessioni tra la scienza e le altre forme di espressione culturale.