La sfida
Sull’autonomia differenziata si scatena la corrida: il Veneto di Zaia accelera, la sinistra insorge
Le Regioni del Nord targate centrodestra si preparano ad accelerare nel solco dell’autonomia, mentre le opposizioni vanno sulle barricate e provano a compattarsi contro il ddl Calderoli. A guidare lo scatto è Luca Zaia, che si rivolge a Giorgia Meloni per chiedere di riaprire il tavolo di confronto per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Una mossa seguita da due reazioni del tutto opposte: da una parte la Lombardia si accoda nella speranza di abbreviare i tempi; dall’altra la Campania dà il via alla battaglia per il referendum abrogativo. La legge sull’autonomia, pubblicata di recente in Gazzetta Ufficiale, sarà operativa dal prossimo 13 luglio. L’intenzione di Zaia è quella di procedere spediti, motivo per cui ha scritto una lettera al presidente del Consiglio. L’obiettivo del governatore del Veneto è chiaro: avviare le trattative sulle materie per cui non è prevista la definizione dei Livelli essenziali di prestazione (noti come Lep) a cui si affiancano quelle della pre-intesa risalente al 2018. «Siamo i primi a farlo: il Veneto è pronto», assicura Zaia.
Non va esclusa l’ipotesi di gemellaggio con una Regione del Sud, a dimostrazione del fatto che anche il Mezzogiorno deve cogliere la sfida. Ma Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile, mette il piede sul freno: «La richiesta mi sembra assolutamente precoce. In linea di principio può farlo sulle materie che sono state richieste e indicate dalla stampa, ma c’è un problema di opportunità e la politica deve obbedire anche alla regola non scritta della opportunità. In questo momento tra le Regioni del Mezzogiorno d’Italia permangono delle perplessità, anche all’interno della coalizione di governo». La Lombardia risponde «presente» a Zaia. Il governatore Attilio Fontana garantisce che la Regione ha fatto «tutti i compiti» e che dunque presto arriverà il momento di passare alle formalità. Il prossimo passo infatti sarà il dialogo con Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali, e con il governo per individuare le materie. Ad esempio si potrebbe puntare su sanità e ambiente, ma prima bisognerà attendere l’esito del confronto con l’esecutivo.
Sullo sfondo le opposizioni, i sindacati e le associazioni si stanno mobilitando contro la riforma. Il fronte progressista vuole serrare i ranghi, marciando unito per promuovere il referendum contro l’autonomia. Andranno però evitate divisioni e sfumature: sarà indispensabile presentare un testo condiviso e praticamente identico nei Consigli regionali. La giornata da cerchiare in rosso sul calendario è quella di domani, giovedì 4 luglio, quando i governatori di Sardegna, Campania, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia potrebbero riunirsi per fare il punto della situazione e provare a raggiungere l’intesa. Capofila dell’iniziativa è la Regione di Vincenzo De Luca, che non vuole perdere tempo e mira a sfidare subito il governo. Il Consiglio Regionale si riunirà lunedì, in seduta straordinaria, per discutere delle iniziative da intraprendere. Sul tavolo ci sarà ovviamente anche la richiesta di indizione di un referendum abrogativo. Nel frattempo si muove anche l’Emilia-Romagna, con il blocco progressista che chiede la consultazione popolare. La sfida tra governo e Regioni di centrosinistra si preannuncia turbolenta. Una fonte parlamentare di opposizione che siede al tavolo per la raccolta delle firme per il referendum spiega all’Agi che, qualora fosse convocato il tavolo con il governo richiesto da Zaia e al Veneto fossero concesse le nove materie non Lep richieste, una Regione potrebbe presentare un’impugnativa di incostituzionalità alla Consulta.
Una sfida senza esclusione di colpi che si sposta anche sul piano nazionale. Maurizio Landini, segretario della Cgil, va all’attacco: «Quella legge aumenta i divari e le diseguaglianze, non solo a danno del Mezzogiorno ma negando la crescita dell’intero paese. È in campo un pericoloso tentativo di modificare la Costituzione. E noi vogliamo difendere la nostra democrazia praticandola». Il leader del sindacato lancia l’avvertimento: o il governo «cambia registro» o la mobilitazione verrà estesa. Il Partito democratico studia la strategia provando a muoversi sue due fronti: uno riguarda la raccolta firme per un quesito referendario abrogativo della legge, l’altro è focalizzato su quesiti di merito (magari sui Lep) per provare a spaccare il fronte delle Regioni di centrodestra. Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, chiama a raccolta il centrosinistra: «Dobbiamo impegnarci tutti a fermare lo spacca Italia». E trova la sponda di Peppe De Cristofaro, capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra al Senato, che chiede di dare vita a comitati referendari in ogni città. La Lega replica a muso duro: «Il Pd contro il progresso, l’efficienza, la trasparenza e il taglio degli sprechi che l’autonomia porterà. Non ci stupisce». Sono solo le prime battute di una disputa politica che sarà sempre più aspra.
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