C’è in scena un nuovo psicodramma, o una nuova commedia, dipende da come la si voglia guardare. Si intitola “Autonomia”. È la ritrovata occasione per tirar fuori tutto l’armamentario di vanvere e lagnanze. Ben buffa, vista di Milano, perché qui ad essere autonomi ci si pensa ogni giorno. È lo stato delle cose, è la consapevolezza di essere metropoli e di poterlo essere sempre di più, senza aspettare, anche quando sarebbe legittimo avere, senza chiedere anche quando sarebbe il caso di pretendere. E il valore di avere idee, metterle a terra e solo dopo farne formule da proporre.

Vale nell’economia, nel sociale, nell’urbanistica, ma a maggior ragione nella politica che deve produrre contemporaneamente visioni rivoluzionarie e cambiamenti concreti. Allora diciamolo senza tante storie: si cambia a cominciare proprio del modello metropolitano, anzi costruendo, e poi moltiplicando un modello metropolitano che unisca agilità ed efficienza. Milano, ma anche Roma, Napoli, diventino più che grandi città. Siano metropoli oltre ogni prudenza: a partire dall’assetto istituzionale, con un sindaco metropolitano eletto, alla guida di un governo metropolitano con tutti i poteri necessari, fino a una visione metropolitana delle infrastrutture, dei sistemi produttivi e culturali. Con spazi amministrativi ampi, libertà normative e indipendenza nella realizzazione dei progetti. Autonomia, riforme, crescita, tutto in una volta. Senza politicismi, ma con tanta politica. Per scoprire – magari – che così si rimette in piedi l’intero Paese.

Sergio Scalpelli

Autore