Anni fa, quando già mi facevo molte domande sugli equilibri di potere nel nostro Paese e sull’avvocatura, rimasi davvero colpito da uno speciale sulla famiglia pubblicato dal Foglio sulla famiglia Agnelli o meglio sugli eredi dell’avvocato e sulle loro vite. Si trattava di un servizio talmente interessante che ho conservato per anni ed anni e che mi ha incuriosito e fatto riflettere davvero molto. Ebbene nella sterminata genealogia dei discendenti di Gianni Agnelli c’era di tutto, dentisti, stilisti, registi, artisti vari ma nessuno degli eredi dell’avvocato era o si è mai fatto chiamare avvocato come lui.

Mi chiesi: ma come mai? Come è possibile che in ben altri tempi per l’avvocatura nessuno abbia scelto questa strada anche solo per curare i suoi affari o per tradizione familiare? È vero Gianni Agnelli non ha mai esercitato ma per tutti era l’avvocato. A dire il vero io la risposta a questa domanda non la conosco o forse non c’è, magari è solo un caso oppure magari hanno visto giusto e lungo e compreso esattamente l’evoluzione della dinamica sociale che ancora non si era profilata del tutto. Io sono convinto che in un modo o nell’altro la profezia di circa cento anni fa che vide nel cosiddetto “pericolo giallo”, ovverosia nella Cina il futuro del mondo si stia avverando. Che c’entra la Cina con l’avvocatura e la sua decadenza mi chiederete, invece secondo me c’entra e c’entra tantissimo.

In Occidente il cuore della società è sempre stato l’individuo e quindi, sia pur con delle oscillazioni, l’avvocato è l’ambasciatore naturale del cittadino nei confronti dello Stato mentre il giudice è sempre stato solo la parola della legge, il giudice non parlava mai ascoltava e taceva. Ed infatti, nella storia dell’Occidente sono rimasti solo gli avvocati non i giudici. Tutti ricordano Cicerone ma nessuno sa chi fosse il giudice che lo ascoltava, anzi per la verità un giudice è rimasto nella storia e si chiamava Ponzio Pilato, altri non ne ricordo o almeno non ne conosco. Mentre da noi l’eroe è o meglio era l’avvocato, in Cina l’eroe è il giudice, vale a dire il potere. Del resto, questa rivoluzione copernicana che è avvenuta e sta avvenendo la racconta con ogni possibile eloquenza il nome delle strade delle nostre città. Sino a pochi anni fa le strade delle città, soprattutto nei pressi dei tribunali, erano tutte dedicate agli avvocati, soprattutto penalisti.

Ora non è più così, ora sono dedicate solo e soltanto ai giudici. Faccio un esempio evidente: il nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli si trova a Piazza Falcone e Borsellino ma questa piazza ha assunto questo nome da poco, prima si chiamava Piazza Enrico Cenni, vale a dire un giurista che lasciò la magistratura per darsi all’avvocatura, in pratica volle morire avvocato. Quasi tutti i tribunali d’Italia sono dedicati a Falcone e Borsellino, voglio anche aggiungere meritatamente, ma ci sono tantissimi avvocati che hanno fatto la stessa fine, meno clamorosa ma l’hanno fatta lo stesso, e non per difendere, come pure sarebbe legittimo, giusto e doveroso il loro cliente ma per eseguire deliberati dei tribunali. Qui non si tratta di fare una gara all’ultima lapide che potrebbe apparire e certamente sarebbe di pessimo gusto, ma di comprendere la realtà nelle sue trasformazioni.

A Napoli diversi anni fa l’avvocato Antonio Metafora venne ucciso per aver eseguito lo sfratto di un garage ma non mi risulta che gli abbiano mai dedicato nessuna strada e come lui tanti ed ovunque. A Torino fu ucciso dalle Br Carlo Casalegno, nel 2015 a Milano uccisero un avvocato addirittura in tribunale. È vero, sono stati sempre o quasi omicidi singoli e mai stragi, questo è vero, ma perché gli avvocati uccisi non avevano nessuno che li difendesse o che almeno provasse a farlo. Se volessi potrei riempire le pagine con i loro nomi che nessuno conosce ed ancor meno ricorda, ma questo è un aspetto del problema, certamente il più tragico ed ingiusto ma soltanto un aspetto.

Il nocciolo è la palese dissimetria che si è creata nella scala di valori della nostra società che si sta sempre più cinesizzando nelle forme e nei contenuti, ormai anche da noi il protagonista è sempre e comunque il magistrato e quasi mai l’avvocato, i cui servizi e la cui esistenza stessa vengono sistematicamente compressi, ostacolati e negati in ogni modo. E così il legislatore fa passare per razionalizzazione del sistema il vero e proprio sradicamento dell’avvocatura dal corpo sociale del Paese rendendo l’esercizio della professione sempre più difficile e costoso. Insomma, nel mondo di oggi individuo, diritti e tutele sono di troppo.