La scoperta nella sala colloqui
Avvocato-pusher, ai colloqui con detenuto sorpreso con hashish e micro cellulare: “A Santa Maria pochi agenti e tanta droga”

Avvocato sorpreso ai colloqui in carcere con il suo assistito con cento grammi di hashish e un mini-cellulare con scheda sim e caricabatterie con cavetto da consegnare presumibilmente al detenuto. E’ quanto scoperto nei giorni scorsi dagli agenti di polizia penitenziaria durante un controllo nella sala colloqui del carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
L’episodio si è verificato lo scorso 17 febbraio e il professionista, un avvocato del Foro di Napoli, si trova attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di hashish. Il provvedimento è stato eseguito dagli agenti di polizia penitenziaria su disposizione del Gip del tribunale sammaritano al termine delle brevi indagini condotte dalla Procura. Per il detenuto destinatario del carico da circa cento grammi, il Gip ha invece disposto la custodia cautelare in carcere.
Il legale ha incontrato il detenuto nella sala colloqui del carcere, ed è qui che il professionista è stato sottoposto a perquisizione personale da parte degli agenti penitenziari, che gli hanno trovato addosso quattro panetti di hashish del peso di quasi cento grammi, un micro telefonino con scheda sim e un caricabatteria con cavetto. “Positiva l’attività del Reparto di Polizia Penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere, i cui agenti hanno colto sul fatto un avvocato che tentava di introdurre sostanze stupefacenti e un micro cellulare, circostanza che avrebbe creato ulteriori problemi in un carcere già di non facile gestione” commenta l’agente penitenziario nonché sindacalista della Fp-Cgil Campania Orlando Scocca.
Sulla vicenda interviene anche Mirko Manna, esponente della FP CGIL nazionale della Polizia Penitenziaria: “Nel fare i nostri complimenti e ringraziamenti all’operato dei colleghi – dice Manna – auspichiamo che si potenzino i nuclei di unità cinofile dei ‘Baschi Azzurri’. Si tratta di una specializzazione che andrebbe potenziata e resa più pervasiva su tutto il territorio nazionale e non solo in attività sporadiche. Il traffico di sostanze stupefacenti va ben al di là della pericolosità delle sostanze sui singoli individui, ma è uno strumento di controllo e sopraffazione dei detenuti più pericolosi nei confronti dei più deboli. Chiediamo il potenziamento dei cinofili della Polizia Penitenziaria e la revisione del Decreto Istitutivo: è assurdo pensare che non siano previsti gli appartenenti al ruolo Ispettori e Funzionari presso questa importante specializzazione della Polizia Penitenziaria”.
Da tempo si susseguono appelli e denunce relativi alla presenza di droga nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. In una intervista al Riformista, la garante dei detenuti casertana Emanuela Belcuore aveva auspicato, lo scorso novembre, maggiori controlli dopo la denuncia “alle autorità competenti della presenza di droga in carcere, un vero dramma – spiega la Garante – Succede che ex tossicodipendenti, che magari erano riusciti a non fare più uso di sostanze dopo tanto tempo, una volta in carcere riprendano a drogarsi. E c’è anche chi inizia proprio quando entra. Così ci troviamo madri con figli carcerati che diventano anche tossicodipendenti, difficoltà all’interno delle celle tra chi vorrebbe fare bene il suo percorso e chi non è lucido e persino liti per debiti per comprare la droga. Ci sono madri, mogli e sorelle che lavorano e si ammazzano di fatica per guadagnare soldi che poi i loro figli, mariti e fratelli detenuti chiedono per pagare la dose. A volte scattano anche liti familiari per questo motivo che le mura del carcere e la condizione emotiva che questo comporta rendono impossibili da gestire. Una situazione che sta diventando sempre più insostenibile”.
“Ci sarebbe bisogno di maggiori controlli – spiegò Belcuore – magari anche con l’aiuto di cani antidroga. Per esempio, a Santa Maria Capua Vetere potrebbe essere una proposta che venga fatta una ristrutturazione degli ambienti. Lo so che lo spostamento dei detenuti è complesso, ma questo renderebbe più semplice fare i controlli evitando il rischio di mattonelle o muri malmessi che possono essere perfetti nascondigli”.
© Riproduzione riservata