Una più ampia maggioranza
Azione più centrodestra, prove tecniche di dialogo: Renzi contro l’applauso a Meloni, il Pd si inchina al qualunquismo di Conte
Tajani, dopo Nevi, apre a Calenda: “Ma serve convergenza sui temi”. Marattin: “Individuiamo un percorso per ricostruire il terzo polo”

Il dialogo tra i responsabili, in una fase storica complicatissima come questa, dovrebbe essere salutato da tutti come un passo avanti nella giusta direzione. «Anche per comporre una più ampia maggioranza», aveva suggerito il direttore del Riformista, Claudio Velardi. Se la destra smettesse di arroccarsi e il centro di isolarsi, potrebbe nascere una maggioranza capace di guidare il paese nell’età della crisi epocale. Se negli anni della lotta armata provarono una intesa Pci e Dc, in quelli della tripla guerra all’Europa – quella commerciale dei dazi, della minaccia russa che muove al riarmo, degli agenti di influenza che minano la democrazia – a unire le forze dovrebbero provare sul serio i protagonisti più responsabili della legislatura.
Calenda nel centrodestra? «Non è solo una questione di voti, il tema è anche la condivisione del progetto e del programma», ha detto Antonio Tajani, ricordando come in alcune regioni, come la Basilicata, c’è già stato un accordo con Azione. La legge elettorale? «Vediamo. Noi siamo per il proporzionale con un premio di maggioranza…», ha osservato il responsabile della Farnesina. Il portavoce di Forza Italia, il deputato Raffaele Nevi, ha aperto ad Azione proprio dalle nostre colonne. «Siamo aperti a tutti coloro che condividono i nostri valori, le nostre idee, i nostri progetti per il futuro del Paese. Se Calenda, finalmente, capisce che con la sinistra non si può fare nulla di buono per l’Italia e vuole contribuire a rafforzare l’area liberale del centrodestra, siamo assolutamente pronti ad accoglierlo», ha dichiarato. E poi, ancora più esplicito: «Penso a un ingresso in maggioranza, ma questo non possiamo essere noi a deciderlo. Lo deve decidere Calenda». L’interessato aveva messo in chiaro che «Tutti questi passaggi non possono prescindere dalle urne, perché gli elettori devono sapere, votando, dove si collocheranno poi i parlamentari eletti».
Il Pd allineato a linea qualunquista Conte
Il leader di Azione, dopo le attenzioni derivanti dal successo del congresso, analizza i movimenti nel campo largo: «Pare chiaro, leggendo la stampa stamattina che il Pd con cespugli annessi e connessi si stia serenamente allineando a Conte sulla questione centrale del posizionamento internazionale dell’Italia». Legge in quest’ottica l’allineamento tra Avs, M5S, Pd e partiti minori: «Era l’ultimo tassello che mancava, l’allineamento su green, energia, disciplina di bilancio, sussidi, no infrastrutture e assistenzialismo era già avvenuto da tempo. Chi crede – prosegue Calenda – che l’alternativa si costruisca su questa linea qualunquista sbaglia e insieme alla cultura riformista rottamerà anche quella di governo».
Tra i centristi, l’attenzione è alta. L’intervento di Luigi Marattin, Partito Liberaldemocratico al congresso azionista è stato tra i più applauditi: «Qui mi sento a casa. Come avevo già detto anche al primo congresso di Azione. Dobbiamo costruire insieme un percorso nuovo per ridare forza al terzo polo». Applausi anche per Giuseppe Benedetto, Fondazione Einaudi, per i Socialisti Liberali di Oreste Pastorelli, federati con Azione. Il Nuovo Psi, di cui è presidente Stefano Caldoro, guarda all’eventuale apertura della maggioranza ai soggetti esterni al centrodestra con interesse.
«La scelta di Calenda di invitare il Presidente del Consiglio, la chiarezza fuori dal politichese sulle possibili alleanze di Azione ed il profilo liberale e riformista rispetto alle politiche per affrancarsi dalla sudditanza produttiva, come sul nucleare, le posizioni sulla giustizia, sulla sicurezza, hanno rappresentato un momento di buona politica – ha detto il vicesegretario del Nuovo Psi, Gennaro Salvatore -. Se Calenda – ha proseguito – dovesse prendere atto dell’incompatibilità con Conte, Schlein e Bonelli e dovesse optare per un’alleanza di scopo con il centrodestra, il Nuovo Psi sarebbe pronto a federarsi con Azione, rafforzando la leadership di Calenda e provando a spostare verso il centro il baricentro dell’attuale azione del Governo, marginalizzando posizioni più estreme».
Renzi e l’applauso che divide
Il dialogo tra centro e destra, nel momento più complesso della storia recente, incoraggia i responsabili e intimorisce gli altri. Per Matteo Renzi quella di Calenda è stata una operazione di chiarezza: «A dividerci è il giudizio sulla premier e non differenze caratteriali. Mi ha colpito l’ovazione che hanno tributato i delegati» di Azione alla presidente del Consiglio: «Quell’applauso ci divide» conclude il leader di Italia Viva. I dem prendono atto di questo spostamento che, dalle dichiarazioni di alcuni esponenti, sembra metabolizzato da tempo.
È un Calenda ‘destruens’ quello che vede il l’eurodeputato dem Marco Tarquinio per il quale il centrosinistra «ha bisogno di costruzione e non della distruzione creativa di Calenda». Meno netti i riformisti del Pd che, tuttavia, respingono i ‘richiami’ provenienti dal leader di Azione: «Io continuo testardamente a pensare che il Pd debba essere un partito plurale, con una cultura di governo. Quindi, la mia battaglia assieme ad altri continua a farla all’interno», spiega Alessandro Alfieri, senatore della minoranza dem.
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