Aziz Abbes Mouhiidine ha ballato e cantato sul ring di Erevan in Armenia. Ha portato la musica del pugilato più tecnico, l’entusiasmo contagioso per una noble art di classe e mai doma, sempre a schivare e a colpire, instancabile nel suo footwork. L’avversario l’ha visto pochissime volte e ancora meno l’ha trovato. Si è laureato campione d’Europa nella categoria 92 chili senza lasciare alcun dubbio ai giudici (5-0). Ha percorso un cammino che rappresenta la ciliegina sulla torta di una spedizione che fa ben sperare per il futuro: gli azzurri tornano in Italia con un oro, un argento, cinque bronzi.

Il padre di origini marocchine era arrivato in Italia per laurearsi in ingegneria. E conobbe Emma Vitaglione di Mercato San Severino, in provincia di Salerno. Amore a prima vista. E sempre il padre gli fece vedere il film di Muhammad Alì interpretato da Will Smith. Aziz era nato a Solofra, in provincia di Avellino, nell’ottobre del 1998. Dopo il karate e il kickboxing è arrivata la boxe. Dal 2018 è atleta delle Fiamme Ore, il gruppo sportivo della Polizia di Stato. Lo zio Gennaro Moffa è tecnico responsabile della squadra élite maschile della federpugilistica e presso la sua palestra Olympic Planet il nipote aveva cominciato a boxare. Prima di passare ai guantoni era stato nazionale anche nelle altre due discipline.

Ha dovuto solo scegliere insomma. Ha vinto il titolo di campione dell’Unione Europea kg 92 a Valladolid 2018 (Spa), campione dei Giochi del Mediterraneo di Tarragona 2018 nei kg 92 e campione europeo Under 22 nel 2017 e 2018 nei kg +92, e lo scorso novembre, a Belgrado, aveva riportato l’Italia in una finale mondiale dilettanti dopo otto anni dall’oro vinto da Clemente Russo ad Almaty nel 2013. La medaglia la dedicò al padre Marco, scomparso troppo presto, nel 2017.

Quella volta dovette arrendersi in finale al cubano Julio La Cruz Pedraza, di nove anni più anziano e più esperto. Poco male, un risultato comunque straordinario al netto di qualche recriminazione. Questa volta è stato protagonista di un cammino impeccabile: 5-0 al francese Bouafia, al georgiano Tchigladze, all’inglese Williams e al cubano naturalizzato spagnolo Reyes in finale. Ha dominato. Dopo aver ballato con l’avversario ha cantato con i suoi supporter – “o mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon” – e li ha contenuti per permettere la lettura di un verdetto annunciato.

 

 

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“Le Olimpiadi di Parigi 2024 sembrano lontane nel tempo e, invece, sono vicinissime, non nego che sono un pensiero fisso. A Parigi vorrò fare una grandissima prestazione. E solo dopo potrò pensare al professionismo”, aveva già detto al sito della Federazione dopo l’exploit in Serbia. Questo risultato aggiunge altra consapevolezza al 23enne che respira pugilato anche in coppia con la compagna Carlotta Paoletti, anche lei in Nazionale, più volte campionessa italiana.

Forse la notizia davvero bella che arriva da Yerevan è però quella di una scuola, quella azzurra, che sta piano piano recuperando il tempo sprecato con una nuova generazione di talenti. Alle ultime Olimpiadi di Tokyo erano solo donne a rappresentare l’Italia del pugilato: non succedeva dal 1920. Ancora meglio si sarebbe potuto scrivere senza i verdetti a dir poco discussi che hanno influito in particolare sui risultati di Baldassi, fermato in semifinale, e di Alfred “Big Fredo” Commey, argento contro il serbo Artjom. Tutto ciò si aggiunge agli ottimi risultati degli europei Under22 e dei mondiali élite femminili con l’argento di Irma Testa. Il movimento è vivo.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.